CILLENIO, Berardino (Berardinus o Bernardinus, Cyllenius; Berardinus Veronensis)
Probabilingnte nacque a Verona verso la metà del sec. XV.
Quasi nulla sappiamo di lui, e il cognome stesso potrebbe essere soltanto un soprannome umanistico. Non si può tuttavia escludere che "Cillenio" sia un vero e proprio nome di famiglia, essendo testimoniato frequentemente tra il Quattrocento e il Cinquecento: conosciamo con tale cognome un Niccolò, lettore ordinario di filosofia nel ruolo dell'università romana del 1514, e vari altri umanisti (Raffaele, Anteo, Domenico: cfr. P. O. Kristeller, ad Indices).
In data imprecisabile il C. venne a Roma, dove entrò a far parte dell'accademia di Pomponio, e fu coinvolto nella "congiura" di Callimaco e nella conseguente persecuzione di Paolo II. A forse il C. quel Bernardo che agli inizi del 1467 il Platina, in una lettera indirizzata dal carcere al Fosforo, ricordava di aver spesso ammonito - così come aveva fatto col Campano e col Fosforo stesso - ad evitare i rapporti con l'Esperiente (Platinae ...Epistolae, in T. A. Vairani, Cremonensium rnonumenta..., I, Romae 17783 p. 37; cfr. Della Torrei p. 136). Certamente nel 1468 il C. si rifugiò con Pomponio Leto a Venezia, dove era ancora nell'autunno, quando ormai il pontifex maximus dell'accademia era stato estradato a Roma, e il Marsi indirizzò a lui e ad altri quattro accademici il XIX canne della Bembice ("ad Academicos Venetias incolentes"). Come gli altri, probabilmente risiedette a Venezia anche nell'anno seguente: poi tornò a.Roma dove, ormai regnante Sisto IV, ebbe forse cattedra alla Sapienza (Zabughin, G. P. leto, p. 102). Verso il 1474, a Roma, il C. partecipò al noto volumetto in memoria dei paggio senese Alessandro Cinuzzi, morto l'8 gennaio (Alexandri Pueri Senensis multorum nostri temporis Poetarum epigrammata..., s.n.t.: cfr. Hain, 809); il 18 luglio déll'anno successivo dava alle stampe l'unica opera notevole che di lui ci resti, il conunento alle Elegiae tibulliane ([Roniae, G. Lauer], 1475: cfr. Hain 15.522), stampato per iniziativa di G. Tibullo Amidani.
Il volumetto inizia col testo delle elegie tibulliane; segue poi una dedica in disticì elegiaci a Battista Orsini, custode dell'Erario pontificio e vicerettore delo Studio romano. In essa l'autore giocosamente dichiara di aver dovuto, a causa della propria povertà, mandar via di casa questo suo "figlio", e ricorda infine all'Orsini che ne haaltri due - un commento a Properzio e un altro a Catullo - che gli invierà se il primo sarà apprezzato. Seguono alla dedica una Vita di Tibullo e poi i Commentaria del C., al cui termine l'autore rinnova l'impegno di condurre a termine il lavoro iniziato su Catullo e Properzio. L'opera ebbe discreta fortuna e numerose ristampe nel Quattrocento e nel Cinquecento, quasi sempre insieme col commento properziano di Beroaldo e con quello catuiliano di Antonio Partenio Lacisio: riprova evidente che quei commenti, preannunciati dal C. nel suo saggio tibulliano, non erano più stati condotti a termine.
Dopo il 1475 non abbiamo altre notizie sul C., se non che egli morì ancor giovane, forse poco dopo quella data.
Che il C. sia morto in giovane età è testimoniato da Girolamo, Borgogni nel primo dei due epigrammi che il veronese scrisse in quell'occasione (Venezia, Bibl. naz. Marciana, Marc. lat. XIV 112, ff. 184v-185: "viridi... aevo"). Il Borgogni soggiornò a Roma dal 1473 al 1475 e vi strinse amicizia. col C. che ricorda spesso nei suoi scritti: nell'IteratiunculaMediolanensis (inS. Maffei, Verona illustrata, II, Milano 1825, p. 239) accenna alla pubblicazione del commento tibulliano e a un poema latino che l'amico aveva scritto sulla presa di Negroponte. Da due epigrammi del.Borgogni (cod. Marc. lat. cit., ff. 181v-182, 184v-185) sappiamo che quest'opera si intitolava Chalcias e che veniva considerata il capolavoro del C.: l'argomento era allora in auge, e anche il Marsi aveva scritto un carme sull'avvenimento (cfr. Della Torre, p. 233). Non abbiamo notizie, oltre che della Chalcias - cui pure il Borgogni accenna come ad opera compiuta - e dei commenti catulliani e properziani, di un Commentum in Priapeia, che il Labbe vide a Parigi nella biblioteca del Naudé. Poco, nel complesso, è oggi dato rintracciare dell'attività umanistica del C.: il cod. 146 della Capitolare di Verona dovrebbe conservare una sua trascrizione delle Satire di Giovenale (Giuliari); suoi carmi latini per la morte del Cinuzzi sono, oltre che nel rarissimo incunabolo, nel Vat. lat. 3352, f. 144v e nel cod. 1350 (T. 4,15), della Bibl. Angelica di Roma, ai ff. 131v e 132; versi latini del C., indirizzati al Borgogni, sono infine nel cod. Marc. lat. XII207.
Per quanto riguarda le relazioni con l'ambiente umanistico, il C. appare in contatto solo col Borgogni, che gli indirizzò versi tramandatici dài codici 19 della Bibl. del Seminario di Padova, 11 36 della Bibl. capitolare di Treviso, Marc. lat. XII207, Cicogna 2665 e 2666 del Civico Museo Correr di Venezia.
Al C. furono attribuiti erratamente, prima da R. Goldast (Ovidii... Erotica et amatoria opuscola..., Francofurti 1610, pp. 31, 195-207)e poi da altri gli Amores di Francesco Ottavio da Fano, peraltro già pubblicati sotto il nome del vero autore nelle DelitiaeCC. Italorum Poetarum, II, [Francofurti] 1608, pp. 136-145, da R. Gherus (J. Gruterus). Errata e anche l'attribuzione al C. dell'epigramma laudativo in fondo (f. CXVv) al DeNativitatibus di Giulio Firmico Materno (Venetiis, S. Bevilacqua, 1497;cfr. Cosenza, p. 1166), opera di un Giovanni Testa cognominato "Cyllenius".
Bibl.: M. A. Sabellico, De Latinae linguae reparatione, in Opera omnia, IV, Basileae 1560, col. 334; Ph. Labbe, Nova Bibl. mss. librorum, Parisiis 1653, pp. 236 s.; G. Tiraboschi, St. d. lett. ital., VI, 3, Venezia 1796, pp. 863 s.; I.-A. Fabricius-I. D. Mansi, Bibl. latina mediae et infimae aetatis..., I, Florentiae 1858, p. 202; F. M. Renazzi, St. dell'univ. degli studi di Roma, II, Roma 1864, p. 47; G. B. C. Giuliari, La letter. veronese al cadere dei sec. XV e le sue opere a stampa, in IlPropugnatore, V(1872), 2, pp. 273 s.; F. Patetta, Di una raccolta di componimenti e di una medaglia in memoria di A. Cinuzzi senese..., in Bull. senese di storia patria, VI (1899), p. 158; A. Della Torre, P. Marsi da Pescina, Rocca San Casciano 1903, ad Ind.;V. Zabughin, G. Pomponio Leto, I, Roma 1909, p. 102; G. Mercati, Codici latini Pico Grimani Pio..., Città dei Vaticano 1938, pp. 259 s.; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, ad Indices;M. E. Cosenza, Biogr. and bibl. Dict. of Ital. Humanists, II, pp. 1166 s.; L. Hain, Repert. bibliographicum, nn. 4761, *4762, *4763, 4764, 4765, *4766, 15522, 15523 (cfr. inoltre, agli stessi nn.: W. A. Copinger, Supplement).