BERARDO di Raiano
Appartenne a una nobile famiglia che aveva assunto il nome dalla terra di Raiano in Abruzzo. Che si trattasse veramente di questa e non dei luoghi omonimi in Terra di Lavoro e nel Principato ulteriore si può dedurre dal fatto che B. non solo appare più volte incaricato di faccende riguardanti proprio il giustizierato di Abruzzo e Molise, ma anche dal fatto che possedeva alcuni feudi in questa provincia; risulta signore di Tione, la cui metà gli fu contestata dal Comune dell'Aquila, e della metà dei castello di Rocca, con il casale di Triffino, non meglio identificati (Carlo I d'Angiò gli concederà più tardi - 10 genn. 1270 - Arignano e Venamaggiore in Capitanata). Sembra tuttavia che la terra di Raiano non fosse più in possesso di B. e della sua famiglia.
Le fonti ricordano B. per la prima volta nel 1246, quando si trovava al seguito di Federico d'Antiochia, vicario imperiale in Toscana; non pare, tuttavia, che egli sia mai stato un vero e proprio ghibellino. Infatti per più di vent'anni, a partire dal 1246, non si hanno più sue notizie: solo con l'avvento di Carlo I d'Angiò egli corninciò ad esercitare funzioni di una certa importanza. Così nel dicembre del 1269 Carlo I lo incaricò di una spedizione da compiersi per annientare un gruppo di eretici - non meglio identificati - che si erano anidati in vari luoghi dell'Abruzzo e, in particolare, nelle potenti roccaforti di Castelpizzuto e di Roccaminolfi nella contea di Molise. Purtroppo non sappiamo nulla dell'esito delle operazioni; del resto già il 4 genn. 1270 il re nominava B. suo vicario in Firenze.
I pochi atti conservati relativi al vicariato riguardano per lo più questioni puramente amministrative. Tuttavia la sua attività in questa città, spesso riluttante ad accettare gli ordini del re e dei suoi funzionari, dovette svolgersi in condizioni piuttosto difficili. Così, quando i Fiorentini avrebbero voluto tassare il clero della loro città - provvedimento che avrebbe turbato seriamente i buoni rapporti tra Carlo d'Angiò e la Santa Sede - a lui spettò l'ingrato compito (secondo l'ordine reale del 29 marzo 1270) di bloccare ad ogni costo l'iniziativa. Durante il suo vicariato B. partecipò attivamente alla persecuzione dei ghibellini, dentro e fuori la città, e nel maggio del 1270 comandò, insieme con Guido di Montfort, vicario per il re Carlo in Toscana, la milizia fiorentina in una spedizione contro alcuni castelli ghibellini della valle superiore dell'Amo, spedizione che si concluse con la conquista e la distruzione dei castelli di Pian di Mezzo e di Ristruccio. Il 24 sett. 1270 al posto di B. fu nominato vicario di Firenze lo stesso Guido di Montfort.
Il 6 maggio 1272 B. successe a Goffredo di Bonifacio nella carica di giustiziere di Basilicata che tuttavia lasciò poco dopo (6 luglio), a quel che pare per sua stessa richiesta. A possibile che questa rinuncia sia in rapporto con l'assedio dei ribelle castello di Macchia in Abruzzo: nell'agosto 1272B. fu infatti incaricato di progettare e sorvegliare le operazioni e le macchine d'assedio.
Due mesi più tardi, il 13 0 il 19 Ottobre, fu nominato vicario in Roma succedendo a Ruggiero di Sanseverino; egli esercitò quest'ufficio per la durata di almeno un anno. Benché si trattasse di una carica di grande responsabilità, non sappiamo quasi nulla della sua amministrazione: il 26 nov. 1272 il re gli scrisse di impedire a tutti ì costi che si costruisse o si facesse ricostruire un edificio (o castello) "in Monte Samatino prope Campum Rotundurn" per evitare che scoppiassero contrasti di fazione nella città; nella primavera del 1273 infine B. si recò, con incarichi non meglio precisati, presso la Curia pontificia a Orvieto. Abbiamo notizia di un suo successore per la prima volta il 7 febbr. 1274.
B. stesso fu nominato, il 29 apr. 1274, insieme con il genero Riccardo de Beauvoir, capitano al seguito dei vicario pontificio nelle Marche, Fulco di Puyricard, nobile provenzale e già vicario generale nell'isola di Sicilia per Carlo d'Angiò. Il suo invio rientrava nel programma di aiuti militari concessi dal re a papa Gregorio X. In questo periodo tuttavia la situazione nelle Marche, grazie all'abilità del Puyricard, restò piuttosto pacifica. B. fu eletto verso la fine del 1275 podestà di Ascoli, carica che ricopriva ancora all'inizio del 1276. Dopo quest'anno non si hanno più notizie di lui; sconosciuta è la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: J. F.Böhmer. Regesta Imperii, V. a c. di J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, n. 13573, p. 1955; Gli atti perduti della cancelleria angioina trasuntati da Carlo de Lellis, a c. di R. Filangieri, II, Roma 1943, n. 470, p. 68; Doc. delle relaz. tra Carlo I d'Angiò e la Toscana, a c. di S. Terlizzi, Firenze 1950, pp. 80 s., 87, 90, 101, 128, 152 s., 155, 171; I reg. della cancell. angioina ricostruiti, a c. di R. Filangieri, II-XVI, Napoli 1951-1962, ad Indices (sub voce Raiano); P. Durrieu, Les archives angevines de Naples, II, Paris 1887, p. 206; R. Davidsohn, Gesch. von Florenz, II, 2, Berlin 1908, pp. 51, 57, 59, 65; Id., Forschungen zur Gesch. von Florenz, IV, Berlin 1908, p. 538; A. De Boüard, Le régime polit. et les institutions de Rome au Moyen-Age (1252-1347), Paris 1920, pp. 139, 163, 241 s.; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1237-1250…, Diss., Frankfurt a. M. 1936, p. 47.