EROLI (Eruli), Berardo
Nacque a Narni (od. prov. di Terni) nel 1409 da Ludovico.
È probabilmente da respingere l'ipotesi che fosse di basso lignaggio, pretesto sostenuto dal Collegio cardinalizio per opporsi alla sua nomina a cardinale sotto Niccolò V e Callisto III. Infatti Pio II, nel pubblico concistorio dopo la sua elevazione alla porpora, lo definiva "non ignobili loco natus" e l'anonimo autore della sua orazione funebre lo ricordava come "natus ... ex nobili Erulorum familia". Esperto in diritto, disciplina in cui si laureò e che dovette probabilmente insegnare in diverse università italiane, compose dei consilia (in uno di questi, compreso nella raccolta di G. B. Ziletti, l'E. si definisce "iuris utriusque minimus doctor sacri palatii auditor"), delle decisioni rotali e il commento al I e II libro del Codex. Gaspare da Verona lo definisce "iuris civilis cognitione mirabilis necnon iuris canonici" e lo reputa un uomo retto, giudicato dai più "severus", "asper", "durus", ma, secondo lui, solo verso coloro che lo meritavano. Anche Vespasiano da Bisticci, nel breve profilo biografico che scrisse su di lui, sottolinea la sua integrità, particolarmente apprezzata nelle controversie legali, che per questo motivo gli erano affidate in gran numero.
Con Niccolò V ebbe inizio la sua carriera di curiale. Dapprima referendario, ebbe successivamente la nomina a cappellano papale e l'ufficio di auditor causarumpalatii apostolici. Il 13 nov. 1448 (e non 1449 come riportato tradizionalmente) venne eletto alla sede vescovile di Spoleto, dove rimase meno di un anno: nel 1449 infatti Niccolò V lo nominava per la sua "laudabili vita, morum gravitate, probata fide et circumspectione" vicario papale per la città di Roma (Reg. Vat. 433, cc. 73rv), incarico che tenne per diversi anni (almeno fino al 1457), come testimoniano le attestazioni nei registri vaticani e le sentenze di diverso genere pronunciate in quegli anni. Nel 1451 fu anche giudice, commissario e referendario nel secondo processo per la canonizzazione di Francesca Romana. Niccolò V gli conferì alcuni benefici: nel 1451 la commenda del monastero benedettino di Colleantico nella diocesi di Spoleto, nel 1453 la commenda di quello di San Cassiano presso Narni.
Fu molto caro anche a Callisto III, che pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, oltre a riconfermarlo come vicario inspiritualibus nella città di Roma, gli affidava, insieme con Guglielmo di Fondera, vescovo di Oloron, e con Cosimo di Monserrato, confessore del papa, il delicato incarico di visitatore e riformatore delle chiese e monasteri romani, maschili e femminili, di qualsiasi Ordine, e anche di tutti gli altri luoghi pii "tam intra quam extra Urbem existencium" (Reg. Vat. 436, cc. 289rv). Nel documento di nomina vengono indicati gli ampi poteri attribuiti ai riformatori: oltre ad indagare e correggere abusi e mancanze, era lecito, a loro insindacabile giudizio, unire chiese e monasteri, rimuovere parroci poco diligenti e ad essi sostituirne di più idonei.
È però con Pio II che l'E. ottiene, il 5 marzo 1460, la dignità cardinalizia con il titolo di S. Sabina, che fino ad allora gli era stata negata per l'opposizione del S. Collegio, in particolare dei cardinali Domenico Capranica e Prospero Colonna, che sostenevano come la povertà dell'E. offendesse la dignità cardinalizia. Proprio per ovviare a questo, Pio II lo provvide immediatamente di un cospicuo beneficio investendolo della commenda dell'abbazia delle Tre Fontane di Roma. I suoi rapporti con Pio II furono sempre molto cordiali ed intimi, messi in evidenza dallo stesso pontefice nell'elogio fatto in concistoro. Pio II si consigliava con l'E. "così in le cose di stato come in quelle de corte" - come riferiva Ottone Del Carretto a Francesco Sforza in una lettera dell'11 nov. 1458 - "e quasi niente se fa senza luy".
Nominato il 20 ag. 1458 luogotenente del camerlengo di Santa Romana Chiesa, carica che ricoprì almeno fino al 24 febbr. 1460, fu anche a capo dell'ufficio delle Suppliche per coordinare il lavoro dei referendari, divenuti molto più numerosi durante il pontificato di Pio II. Questo pontefice gli affidò anche altri importanti incarichi, soprattutto di carattere legale: la composizione della controversia che la S. Sede aveva con Ferdinando I re di Napoli per la restituzione di Benevento e Terracina l'investitura del Regno e il censo che il sovrano napoletano doveva annualmente al pontefice (1º nov. 1458); quella relativa al possesso del castello di Acquafranca conteso tra Foligno e Spoleto, risolto positivamente nel 1461; la causa tra Spoleto e Todi per i confini, di cui rimane la sentenza da lui emanata il 17 ott. 1470 (Bibl. ap. Vaticana, Borg. lat. 809, cc. 112-121). Sempre da Pio II il 23 apr. 1464 veniva nominato, insieme col cardinale Niccolò da Cusa - dal quale qualche mese dopo sarà designato tra i suoi esecutori testamentari -, giudice nella questione boema relativa all'eresia del re Giorgio Podiebrad e continuerà a far parte della commissione anche quando, morto il Cusano, verranno nominati al suo posto i cardinali B. de Carvajal e Bessarione. Alla sua competenza in questo campo fecero ricorso anche dei privati: si ricorda il suo arbitrato e la successiva composizione della lite tra i fratelli Luigi e Romanello della nobile famiglia romana dei Boccapaduli sopra la divisione dei loro beni immobili (6 maggio 1457).
Inviato in Umbria come legato per i territori di Perugia, Todi e Civitacastellana, giunse a Perugia il 29 luglio 1462 e vi rimase ininterrottamente fino al 17 giugno 1463. In questa legazione si distinse per disinteresse e senso di giustizia, tanto che le autorità comunali perugine gli fecero dono di una spada d'argento, recante le insegne del Comune. L'E. è anche ricordato, nelle vicende legate alla fondazione del Monte di pietà di Perugia, per la sua ostilità a pretendere dagli ebrei perugini un prestito di 2.000 fiorini per costituire una base finanziaria alla nuova istituzione. Scavalcato dalle autorità comunali, che si rivolsero direttamente a Pio II, di passaggio nella vicina Todi, il 30 marzo 1463 l'E. emanava un decreto dove in cambio dei 1.200 fiorini versati dagli ebrei per il Monte, ad essi venivano confermati i privilegi goduti per il passato, pur ribadendo il divieto di esercitare il prestito.
L'E. godette del favore anche dei successivi pontefici. Nel 1466 fu nominato per la prima volta camerario del S. Collegio per quell'anno, carica che ricoprirà ancora nel 1474. Paolo II, non giudicando sufficienti le sue rendite, gli assegnò una pensione mensile di 100 ducati, gratifica goduta anche dai cardinali N. Forteguerri, I. Ammannati e F. Della Rovere. All'E., quale abate commendatario del monastero cistercense di S. Anastasio extra muros Urbis, ilpapa Barbo vendeva il castello diroccato di Monterosi presso Nepi per 3.200 ducati (11 dic. 1469). La benevolenza di Paolo II si estese anche ad altri membri della sua famiglia, in particolare al nipote Carlo, erroneamente considerato da G. Eroli come il fratello del cardinale. Scrittore apostolico, ottenne l'ufficio di tesoriere del Patrimonio di S. Pietro e successivamente molte altre cariche nei domini della Chiesa, ad istanza dello zio (Reg. Vat. 544, passim).
L'E., nominato da Sisto IV, il 23 maggio 1474, vescovo di Sabina, dopo la sua rinunzia al vescovato di Spoleto in favore del nipote Costantino Eroli, fu più volte legato in Umbria: tra il 1471, anno in cui ricevette a Perugia il duca Borso d'Este in viaggio per Roma, e il 1474, e quindi nel 1477. Anche in queste legazioni il suo operato fu apprezzato dalle autorità perugine, che gli fecero omaggio di argenti per il valore di 300 fiorini. L'E. èricordato inoltre come protettore dell'Ordine cistercense. In questa veste durante il pontificato sistino avversò il progetto di riforma dell'abbazia di Chiaravalle e, su istigazione di quei monaci, suscitò in Curia una polemica particolarmente aspra contro il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, accusato di aver interessi personali nella vicenda. Nonostante gli sforzi dell'E., l'annosa questione venne risolta in favore della riforma il 15 ag. 1475.
Già nel 1455 l'E. aveva ottenuto da Callisto III l'indultum testandi, in cui gli era permesso di disporre a favore dei parenti "agnati e cognati" delle sue case di Roma, dei suoi libri di diritto canonico e civile e di altre materie, e degli altri beni mobili di sua personale proprietà. L'E. usufruì di questa concessione, confermata da Sisto IV nel 1472, poco prima di morire: il suo testamento, rogato a Roma il 17 marzo 1479 dal clerico anconitano "Benincasa de Benincasis", precede di pochi giorni la morte, avvenuta ivi il 2 apr.1479.
Questo documento non è stato per il momento ritrovato. Rimane però nell'archivio della Confraternita del S. Salvatore una particola del testamento, che fornisce ugualmente molte informazioni (Arch. di Stato di Roma, Ospedale S. Salvatore, 450, n. 45). In primo luogo sui suoi beni, che l'E. distingue tra quelli patrimoniali e quelli acquistati ex laboribus meis: eredi delle case di Narni patrimoniales ac paternas sono nominati, in eguali porzioni, la cappella di S. Leonardo nella chiesa cattedrale della città, "ubi requiescunt ossa genitorum meorum", e l'ospedale di S. Girolamo extra muros Narnie. Anche le case romane, residenza del cardinale e di suo nipote Costantino, poste nella parrocchia di S. Maria in Monterone presso quelle dei Della Valle, avrebbero dovuto essere divise in due parti, una spettante alla basilica di S. Pietro e l'altra all'ospedale del S. Salvatore nella cui confraternita l'E. era entrato dopo il 1476. Al nipote Costantino, vescovo di Spoleto, era riservato l'uso e l'usufrutto della residenza romana vita natural durante.
La basilica di S. Pietro è anche indicata come luogo di sepoltura: in suo ricordo il nipote Costantino vi fece erigere un magnifico monumento sepolcrale, opera di Giovanni Dalmata, rimosso in seguito ai lavori per la nuova basilica, ma di cui si possono ammirare i frammenti nelle Grotte Vaticane. In occasione dei suoi funerali, che l'E. avrebbe voluto "sine aliqua pompa fieri solita cardinalibus aut prelatis", fu composta da un anonimo autore una orazione funebre, più volte stampata a Roma tra il 1480 e il 1490. Nel testamento vi erano anche disposizioni per i libri, ma nella particola i due item ad essi relativi sono soltanto accennati: sappiamo comunque che una parte di essi era destinata al nipote Costantino. Sicuramente dell'E. sono il Breviarium romanum, conservato in Bibl. ap. Vaticana, Archivio di S. Pietro, F. 29, che reca il suo stemma con le insegne vescovili, e la Lectura super III partem decreti, qua de consecratione intitulatur, del Torrecremata, oggi Vat. lat. 9429.
L'amore per la propria città natale, testimoniato dai lasciti testamentari, era stato manifestato dall'E. anche durante la sua vita, sia con interventi di pubblica utilità, come il riadattamento del ponte sul fiume Nera (1473), sia soprattutto per il restauro e la decorazione di chiese e conventi. Nella cattedrale di Narni fece fare ad intagli e intarsi finissimi gli stalli del coro, ma il suo intervento più cospicuo fu il completo restauro del convento di S. Girolamo e dell'annessa chiesa, opera lodata dal cardinale Ammannati in una lettera del 7 ag. 1472 all'E. per la magnificenza e l'eleganza della costruzione. Nel 1471, completati i lavori, l'E. vi chiamò i minori osservanti, che avrebbero sostituito i domenicani (anticamente infatti in S. Girolamo avevano sede delle monache di quell'Ordine). Il loro inserimento non fu senza difficoltà: gli osservanti si rifiutarono dapprima di accettare quella sede in quanto la magnificenza di quel convento era contraria al loro ideale di povertà e allo spirito della regola francescana; minacciati dall'E. di essere scacciati anche dal convento di S. Paolo di Spoleto, che l'E. aveva fatto costruire per essi nel 1460, e di ricorrere al papa, i minori presero finalmente sede nel convento, che, sempre per opera del cardinale, fu decorato di pregevoli opere d'arte e fu sede di una ricca biblioteca, oltre ad accogliere una farmacia. Anche a Monterosi, nella diocesi di Nepi, l'E. lasciò traccia della sua liberalità facendo erigere un ospedale per i poveri, con chiesa annessa, "opus oportunum et pium", come viene definito dall'Ammannati nella citata lettera del 1472.
Oltre che in rapporti di amicizia con l'Ammannati, del quale rimangono tre lettere indirizzate all'E., e con l'arcivescovo di Firenze e futuro santoAntonino Pierozzi l'E. fu in relazione con la famiglia Medici, ma soprattutto con Lorenzo di Piero, al quale indirizzò molte lettere tra il 1473 e il 1477. Della sua cura per gli aspetti pastorali e devozionali rimangono alcune testimonianze: una visita apostolica nella diocesi di Spoleto, da lui ordinata nel 1465, un decreto del 3 giugno 1463, che confermava le disposizioni relative alla festa in onore di S. Bernardino da Siena da celebrarsi a Perugia, e l'adesione verso nuove manifestazioni di santità, rappresentate dal beato Francesco Beccaria da Pavia, dei minori osservanti, e dall'eremita di Monteluco, il beato Gregorio da Spoleto.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Reg. Vat. 423, c. 50v; 433, c. 73; 436, c. 289; 450, cc. 171v-172v; 504, c. 111; 518, cc. 115r-117r; 533, cc. 245r-253r; 554, cc. 32r-33v; Ibid., Reg. Later. 469, cc. 31v-32r; 486, cc. 304v-305v; 503, c.64r; Ibid., Arm. XXIX, t. 29, cc. 76, 80v, 82v, 99r Bibl. ap. Vaticana, Borg. lat., 809, cc. 112-121; Ibid., Vat. lat 9429; Ibid., Arch. S. Pietro, F. 29; Archivio di Stato di Roma, Ospedale S. Salvatore, b. 450, n. 45; Platynae historici Liber de vita Christi ac omnium pontificum (aa. 1-1474), in Rer. Ital. Script., 2 ediz., III, 1, a cura di G. Gaida, pp. 357 s.; Le vite di Pio II di Giovanni Antonio Campano e Bartolomeo Platina, ibid., III, 3, a cura di G. C. Zimolo, pp. 85, 113, 117; Gasparis Veronensis De gestis Pauli secundi, ibid., III, 16, a cura di G. Zippel, p. 35; Il diario romano di Jacopo Gherardi da Volterra, ibid., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, ad Indicem; Oratio in funere reverendissimi cardinali Spoletani, Romae [c. 1480: Copinger, n. 5396]; Francesco da Castiglione, Epistula super vita beati Antonini, Venetia, Iohannes Emericus de Spira, 1495; Epistolae et Commentarii Iacobi Picolomini cardinalis Papiensis, Mediolani 1506, cc. 224v, 237rv, 268r-269v; G. B. Ziletti, Consiliorum seu responsorum ad causas criminales recens editorum..., I, Venetiis 1572, n. LXXIX; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edificii di Roma..., VI, Roma 1875, p. 44, n. 85; Necrologi e libri affini della Provincia romana, a cura di P. Egidi, I, Roma 1908, p. 480; II, ibid. 1914, pp. 13, 139, 457; Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, II, Roma 1955, pp. 276, 456, 463; Vespasiano da Bisticci, Le vite, a cura di A, Greco, I, Firenze 1970, p. 201; Lorenzo dei Medici, Lettere, I, a cura di R. Fubini, Firenze 1977, pp. 411, 415; III, a cura di N. Rubinstein, ibid. 1977, p. 42; IV, a cura di N. Rubinstein, ibid. 1981, p. 17; Pii II Commentarii rerum memorabilium que temporibus suis contigerunt, I, Città del Vaticano 1984, pp. 121, 253, 480; Mandati della Rev. Camera apost. (1418-1802), a cura di P. Cherubini, Roma 1988, pp. 41, 79 s. (n. 22); L. Iacobilli, Vite de' santi e beati dell'Umbria, I, Foligno 1647, pp. 311-313; II, ibid. 1656, p. 132; Id., Bibliotheca Umbriae sive de scriptoribus provincie Umbriae, I, Fulginiae 1658, p. 74; A. Oldoino, Athenaeum Romanum, Perusiae 1676, pp. 118 s.; A. Ciacconius, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium, Romae 1677, coll. 1036 s.; G. Palazzi, Fasti cardinalium, II, Venetiis 1703, coll. 305 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 1268; M. U. Bicci, Notizia della famiglia Boccapaduli, Roma 1762, pp. 617-621; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa, III, Roma 1793, pp. 137-140; G. Ponzetti, Elenchus chronicus vicariorum Urbis..., Romae 1797, pp. 38 s.; G. Eroli, Notizie de' vescovi Eroli estratte dalle vite de' Narnesi illustri, Terni 1852, pp. V-XXI; P. Adinolfi, La via Sacra o del papa, Roma 1865, pp. 72 ss., 145 ss.; A. Sansi, Storia del Comune di Spoleto dal XII al XVII secolo, II, Foligno 1884, n. 34; L. von Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1911, pp. 23 s., 193, 196, 262, 371, 380, 430 s., 602, 761; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden vom Schisma bis zur Reformation, II, Rom 1914, pp. 77, 131, 133; P. De Angelis, Un frammento di sacra visita della diocesi spoletina del 1465, in Arch. per la storia eccles. dell'Umbria, III (1916), p. 447; A. Fantozzi, Documenta Perusina de s. Bernardiw Senensi, in Arch. francisc. hist., XV (1922), pp. 455-458; L. Wadding, Annales minorum, XIII, Ad Claras Aquas 1932, pp. 224 s.; XIV, ibid. 1933, p. 598; F. Russo, S. Girolamo di Narni, in Miscellanea francescana, n. s., XXXVII (1937), pp. 169-173; G. Mercati, Codici latini Pico Grimani Pio e di altra biblioteca ignota del secolo XVI esistenti nell'Ottoboniana, Città del Vaticano 1938, p. 149; S. Majarelli-U. Nicolini, Il Monte dei poveri di Perugia. Periodo delle origini (1462-1474), Perugia 1962, pp. 20, 38, 127, 135, 152, 192, 231, 234, 280; Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento. Aspetti e problemi, II, Indice delle edizioni romane a stampa (1467-1500), Città del Vaticano 1980, nn. 659, 702, 1169; G. Barone-A. M. Piazzoni, Le più antiche carte dell'archivio del Gonfalone (1467-1486), in Le chiavi della memoria, Città del Vaticano 1984, p. 72; Repertorium Germanicum, VII, 1, a cura di E. Pitz, Tübingen 1989, p. 26, n. 227; Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma, a cura di G. Chittolini, Napoli 1989, pp. 17, 25, 71, 191, 232, 234; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXII, pp. 69 s.; C. Eubell Hierarchia catholica Medii Aevi, II, Monasterii 1914, pp. 15, 59 s., 241.