GALIANI, Berardo
, Nacque a Teramo il 19 dic. 1724 da Matteo e Anna Maria Ciaburri e fu fratello di Ferdinando. A soli sette anni fu affidato alle cure dello zio paterno mons. Celestino che si trasferiva a Napoli (gennaio 1732) per insediarsi nella carica di cappellano maggiore; alla formazione del giovane G. contribuirono i maggiori esponenti dell'ambiente culturale partenopeo.
Si laureò in diritto civile e canonico tra il 1744 e il 1745 e, pur avendo preso gli ordini minori sin dal 24 dic. 1737, decise di sposarsi con Agnese Mercadante nel 1749 e intraprendere la carriera giudiziaria.
Tuttavia abbandonò ben presto tale attività per dedicarsi allo studio dell'architettura, interessandosi soprattutto al classicismo di matrice vitruviana. Il suo nome, infatti, resta legato principalmente alla pregevole edizione del De architectura di Vitruvio (Napoli 1758), quinta traduzione italiana con testo latino a fronte, più volte ripubblicata (Napoli e Siena 1790, edizione unica ma con due diversi frontespizi; Milano 1823, 1832 e 1844; Venezia 1854), la quale si distingue non soltanto per gli ampi commentari, che riassumono e sviluppano tutta la ricerca filologica precedente, ma anche per le 25 tavole, tutte disegnate dal G. stesso, a corredo di un testo che era giunto completamente privo dell'apparato iconografico originario.
Già in precedenza il G. aveva dato un saggio della propria abilità grafica realizzando le illustrazioni, eminentemente tecniche, ma non prive di qualità artistica, dell'opuscolo esplicativo sul funzionamento di una macchina per l'essiccazione del grano (Della perfetta conservazione del grano, Napoli 1754).
Le tavole del De architectura però, oltre all'innegabile interesse estetico, rendono più direttamente tangibile l'approfondita e rigorosa ricerca filologica condotta dal G. che corredò il testo latino di un vasto apparato di note e di commenti minuziosi, espressione di una meticolosa analisi, perfettamente in sintonia con l'istanza razionale predicata dall'Illuminismo.
Per la traduzione, in particolare, il G. si basò su due codici latini che gli furono segnalati da monsignor Giovanni Gaetano Bottari (legato alla famiglia Galiani da un consolidato rapporto di amicizia), al quale in seguito sottopose, di volta in volta, il frutto del suo lavoro per una prima verifica.
Il generale favore con cui fu accolto questo lavoro si tradusse ben presto nella nomina del G. ad accademico della Crusca (22 sett. 1759), un riconoscimento che si aggiungeva a quelli già conseguiti di membro dell'Accademia di S. Luca (13 apr. 1755) e dell'Accademia Ercolanese (22 apr. 1758). Questa qualità comportava il privilegio del libero accesso agli scavi archeologici borbonici: e fu proprio lui ad accompagnare nel sepolto teatro di Ercolano Johann Joachim Winckelmann. Il G. fu in seguito protagonista di un'aspra polemica letteraria con quest'ultimo in merito alla conduzione dell'impresa archeologica napoletana, polemica che si concluse tuttavia con una riconciliazione.
La sopraricordata visita al teatro ercolanese deve essere letta nell'ambito del sentito dibattito intorno alla reale conformazione di alcune parti del teatro romano che nel Settecento, stante la effettiva reticenza e oscurità della fonte vitruviana, era ancora decisamente attuale. Non a caso proprio in quel medesimo periodo la necessità di alcuni interventi di restauro al soffitto del teatro Olimpico di Vicenza aveva scatenato un'accesa disputa filologica sulla morfologia dell'originale modello classico (e del suo corrispettivo palladiano) nella quale venne coinvolto lo stesso G. che, invitato a esprimere il proprio pensiero, produsse un articolato e autorevole intervento, datato 1764 e rimasto manoscritto (Parere… dato sulla copertura del palco del teatro Olimpico…).
L'anno precedente aveva visto la luce un nuovo (e ultimo) lavoro del G. dato alle stampe: si tratta di un contributo inserito nella raccolta miscellanea di elogi funebri per il giurista napoletano Niccolò Fraggianni (Componimenti in morte del marchese Niccolò Fraggianni, Napoli 1763), in memoria del quale egli proponeva l'erezione di un grandioso monumento caratterizzato da numerose decorazioni allegoriche e da quattro iscrizioni latine di sua composizione.
Il G. trascorse gran parte della propria vita in campagna, a Sant'Agata di Sessa Aurunca e, dopo aver rinunciato alla carica di ufficiale maggiore della segreteria di Stato e di Giustizia, visse gli ultimi anni a Sant'Agnello, presso Sorrento, avendo ricevuto l'incarico di dirigere il nascente collegio nautico destinato all'istruzione degli orfani dei marinai.
Il G. morì a Sant'Agnello l'11 marzo 1774, e fu sepolto nell'annessa cappella del collegio.
Due anni dopo la sua preziosa biblioteca, costituita da oltre mille volumi, fu acquistata da Caterina II di Russia (per il tramite di Friedrich Melchior von Grimm e di Ferdinando Galiani), e quindi trasferita a San Pietroburgo presso il palazzo dell'Ermitage; in questa occasione fu stampato un Catalogo della collezione di libri appartenenti alle belle arti, e all'agricoltura del fu marchese B. G. accademico ercolanese (Napoli 1776).
All'ultima fase della vita del G. sono riferibili alcuni scritti inediti molto interessanti, tra questi il trattato Del bello: dissertazione metafisica… (1765), prodromo metodologico destinato a verificare la validità del suo approccio scientifico nei confronti dell'architettura, in vista di un più ambizioso progetto editoriale. Il quale consisteva in un articolatissimo trattato di architettura strutturato come un corpus di lezioni destinate all'istruzione dei principianti, suddiviso in tre libri sulla scorta delle tre note categorie vitruviane della firmitas, utilitas e venustas, e che al momento della sua morte era in uno stato avanzato di elaborazione. Il Parere… sui danni della Trinità Maggiore e su i ripari e rifazioni del 1773 si segnala per talune assonanze con la vicenda (di poco precedente) dei timori sulla stabilità della cupola vaticana alla quale prese parte lo stesso Bottari. Risultano disperse (Castaldi, 1840) una Dissertazione sulla musica e alcune integrazioni al Vocabolariotoscano delle arti del disegno di Filippo Baldinucci (Firenze 1681).
Fonti e Bibl.: A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell'architettura civile, I, Roma 1788, pp. 77 s.; III, ibid. 1790, pp. 54 s., 233 s.; L. Cicognara, Catalogo ragionato dei libri d'arte e d'antichità…, Pisa 1821, I, p. 137 nn. 733, 735; II, p. 38 n. 2721; G. Castaldi, Della R. Accad. Ercolanese dalla sua fondazione sinora con un cenno biografico de' suoi soci ordinari, Napoli 1840, pp. 35, 146-153; F. Nicolini, I manoscritti dell'abate Galiani, in La Critica, I (1903), p. 395; Id., La puerizia e l'adolescenza dell'abate Galiani (1735-1745): notizie, versi, documenti, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XLIII (1918), pp. 105-132 passim; Id., La famiglia dell'abate Galiani, in Arch. stor. italiano, LXXVI (1918), pp. 136-157; B. Croce, Problemi di estetica, Bari 1949, pp. 392 s.; L. Vagnetti - L. Marcucci, Per una coscienza vitruviana: regesto cronologico e critico delle edizioni, delle traduzioni e delle ricerche più importanti sul trattato latino "De architectura libri X" di Marco Vitruvio Pollione, in Studi e documenti di architettura, 1978, n. 8, pp. 117-148; Arte della stampa… Civiltà del '700 a Napoli (catal.), a cura di A.M. Garofalo e altri, Napoli [1979], pp. 26, 38 s., 50; T. Carrafiello, B. G. intendente d'architettura (1724-1774), in Arch. stor. per le prov. napoletane, CXIII (1995), pp. 245-379; Id., Anticipazioni sul trattato "Del bello" di B. G., in Intorno a Ferdinando Sanfelice: Napoli e l'Europa, Atti del Convegno di studi, Napoli 17-19 apr. 1997, in corso di stampa.