BERGADIS (Μπεργάδης)
Poeta cretese del principio del sec. XVI, scrisse un poemetto di 556 versi politici rimati, in cui l'autore, fingendo d'essersi addormentato dopo grave fatica (donde il titolo ἀπόκοπος "riposo dopo la fatica"), descrive un viaggio all'inferno compiuto durante il sogno. Le ombre gli si affollano intorno per chiedergli notizie del mondo superiore e soprattutto se i vivi si ricordano dei proprî morti. È questo il vero tema del poemetto, perché da ciò il poeta prende motivo di biasimare la facilità con cui i vivi dimenticano i morti e di riprendere l'avarizia degli ecclesiastici. Benché il componimento manchi di originalità - l'allegoria dell'albero con le api, il miele e i due topi è tolta dal romanzo di Barlaam e Giosafat; vi sono numerose tracce d'imitazione di canti popolari su Caronte, non che del Timarione e della discesa di Mazari all'inferno; vi sono anche influenze, piuttosto indirette, dell'inferno di Dante, specie del canto V del Purgatorio -, è tuttavia pregevole per il verso fluido, la narrazione rapida e naturale con alcuni particolari pittoreschi e ben scelti. La lingua è il dialetto cretese del sec. XVI, con qualche elemento di lingua letteraria.
Ediz.: Il poemetto ebbe molte edizioni a Venezia a cominciare da quella principe del 1534. E. Legrand lo pubblicò due volte: in Collection de monuments pour servir à l'étude de la langue néo-hellénique, 1ª serie, n. 9 (Parigi 1870) secondo le edizioni venete del 1667 e 1721; e in Bibliothèque grecque vulgaire, II, Parigi 1881, pp. 94-122, secondo l'edizione del 1537 e con le varianti del cod. viennese teol. gr. 244.
Bibl.: K. Krumbacher, Gesch. der byzant. Lit., 2ª ed., Monco 1896, p. 818; H. Pernot, Études de litt. gr. mod., Parigi 1916, pp. 208-229.