Vedi BERGAMO dell'anno: 1959 - 1994
BERGAMO (v. vol. I, p. 56)
Il primo vasto insediamento protourbano, coincidente per estensione con i successivi centri romano, medioevale e postmedioevale, risale, come documentato dagli scavi iniziati nel 1980, alla fase finale della cultura di Golasecca, tra la fine del VI e il V sec. a.C.; contemporaneamente nelle retrostanti vallate prealpine si attestano abitati retici, a testimonianza di una netta divisione tra area pedecollinare e di pianura (golasecchiana prima e gallica poi) e area montana. Tra i resti dell'abitato golasecchiano, abbandonato agli inizî del IV sec. a.C. con la discesa dei Galli, e l'impianto romano c'è soluzione di continuità, forse per una diversa scelta insediativa. Appaiono al riguardo discordanti dai dati archeologici le fonti antiche dalle quali si desumono, invece, almeno due fasi di insediamento: quella dell'oppidum Oromobiorum, ricordato nel passo catoniano riportato da Plinio (Nat. hist., III, 124-125), e quella, successiva, dell'abitato gallico, anzi di una fondazione gallica della città («Bergomum condiderunt» nell'Epitoma delle Historiae Philippicae di Pompeo Trogo, compilata da Giustino, XX, 5,8).
La città romana, divenuta municipium, ascritto alla tribù Voturia in età cesariano-augustea, sede prevalentemente politico-amministrativa e religiosa referente di un vasto territorio, oggetto di una doppia centuriazione nel corso del I sec. a.C., è ancora poco nota. Sono scarsi i resti in situ; per le strutture pubbliche abbiamo indicazioni quasi esclusivamente da reperti epigrafici e architettonici in giacitura secondaria, mentre gli scavi hanno generalmente interessato settori limitati della città. Dell'impianto urbanistico romano ci è abbastanza chiaro il reticolo stradale - in parte perpetuatosi nella trama ortogonale delle vie medioevali - con il decumanus maximus coincidente con l'attuale corso principale, Via Gombito-Colleoni. La cinta muraria è attestata da un'epigrafe che menziona la donazione da parte di due privati di due porte e del tratto di mura intermedio (CIL, V, 8893); la distribuzione dei ritrovamenti archeologici sembra confermare come limite della città romana sul colle la soglia delle successive mura medioevali del Vasine a Ν e di S. Grata a S. L'area del foro è circoscritta, sulla base di studi topografico-documentarî e grazie alla presenza di rilievi architettonici pertinenti a edifici pubblici, tra Piazza Duomo e Ateneo; il teatro o anfiteatro si estendeva sul versante settentrionale del colle di S. Giovanni in Arena dove lo collocano toponomastica, reperti epigrafici (CIL, V, 5123 e 5124) e rilievi architettonici isolati (frammenti di architrave, mensole a protome taurina). La presenza di un edificio termale in Piazza Mercato del Fieno pare sufficientemente documentata dai resti di calidarium all'interno di un ambiente absidato scavato nel 1893 e confermata da un'epigrafe riutilizzata (CIL, V, 5136), rinvenuta nella vicina chiesa di S. Vincenzo. Mancano dati sull'ubicazione degli edifici di culto, attestati finora da due are a Mitra e a Giove, rispettivamente dalla parte meridionale della città e dal colle della Rocca. Si sono scavati resti di una domus con importanti affreschi parietali in Via Arena; altri resti abitativi di età imperiale sono emersi in scavi recenti a Ν del decumanus maximus. Le necropoli, sulla base delle poche tombe in situ, sia a incinerazione sia a inumazione, e della concentrazione di epigrafi funerarie reimpiegate in edifici religiosi sorti fuori le mura dal IV sec. d.C., sono ubicabili lungo le vie di accesso alla città: da Milano (Via S. Alessandro-Via Moroni), da Brescia (Porta Dipinta e Borgo Pignolo) e dall'area pedemontana e dalle valli (Borgo Canale).
Il periodo tardoantico, il passaggio tra romanità e Alto Medioevo e la struttura della città nell'Alto Medioevo sono archeologicamente poco documentati, salvo per l'accertata persistenza delle due necropoli di Porta Dipinta e Borgo Canale: nel IV sec. d.C. Bergomum, prima appartenente alla Regio XI Transpadana, passa alla Regio X Venetia et Histria (cfr. miliario di Verdello: CIL, V, 8044) nell'ambito, forse, della riorganizzazione militare e territoriale attuata da Diocleziano; nel 538, durante la guerra gotica, la città viene descritta da Procopio (Bell. Goth., II, 12, 40) come centro fortificato e continua a essere punto strategico durante il regno longobardo (cfr. Paul. Diac., Hist. Lang., passim).
Museo Archeologico. - Sorto nel 1561 come raccolta pubblica di epigrafi voluta dal Maggior Consiglio della città, il Museo nei secoli successivi si è arricchito di tutti i ritrovamenti archeologici preistorici, romani e altomedioevali del territorio e dell'area urbana. Sistemato nella sede attuale della Cittadella viscontea nel 1960, è oggetto dal 1980 di un riallestimento generale che sviluppa il tema della storia del popolamento antico del territorio, sottolineando i diversi esiti e gli aspetti peculiari delle varie aree geografiche esistenti - la collina, la pianura, la montagna - di contro alle manifestazioni urbane. Comprende le sezioni pre-protostorica, epigrafica, della città dalle origini all'Alto Medioevo, del territorio in epoca romana e altomedioevale, delle collezioni storiche (egizia, italiota, numismatica), della ricerca archeologica e della cultura materiale post-medioevale. La sezione pre-protostorica raccoglie numerosissimi reperti e complessi provenienti da depositi in grotta, siti all'aperto e corredi tombali dal Paleolitico all'Età del Ferro, oggetto di recenti scavi stratigrafici (le grotticelle sepolcrali, gli abitati alpini protostorici di Parre e Castione della Presolana) o di recuperi ottocenteschi (le importanti necropoli golasecchiane del V sec. a.C. di Zanica, Verdello e Brembate Sotto; le tombe galliche). Notevole è la raccolta epigrafica romana. Nella sezione della città sono esposti i materiali dei recenti scavi, in particolare, dell'abitato protourbano del VI-V sec. a.C., della domus di Via Arena con rilevanti affreschi, dell'edificio termale di Piazza Mercato del Fieno, dell'area pluristratificata a Ν della Biblioteca Civica, nonché i resti architettonici del teatro o anfiteatro e le lapidi funerarie delle necropoli urbane.
La presenza fitta, su tutto il territorio centuriato, di necropoli, ville e centri (p.es. Fornovo S. Giovanni) in età romana trova spesso continuità anche nell'Alto Medioevo, di cui sono esposti prevalentemente corredi tombali, quali quelli delle tombe longobarde di Castelli Cale- pio e della tomba romanza di Onore.
Bibl.: Città: L. Berni Brizio, Bergamo romana: ricerche storico-epigrafiche, in AttiCItRom, I, 1967-68, pp. 51-105; AA. VV., Bergamo dalle origini all'alto- medioevo. Documenti per un'archeologia urbana, Modena 1986 (con bibl. prec. e silloge delle fonti antiche su B.); R. Poggiani Keller, M. Fortunati Zuccàia, Il caso di Bergamo, in La città nell'Italia settentrionale in età romana. Atti del Convegno, Trieste 1987 (Collection École Française de Rome, 130), Trieste- Roma 1990, pp. 543-562; R. Poggiani Keller, La preistoria bergamasca: nuovi dati per un quadro di sintesi, in Atti Ateneo Scienze, Lettere e Arti, L, 1988-89, Bergamo 1990, pp. 321-386. - Territorio: P. Tozzi, Storia padana antica, Milano 1972, pp. 75-97; R. Poggiani Keller, Carta archeologica della Lombardia. La provincia di Bergamo, in corso di stampa. - Rassegna di scavi e scoperte: AA.VV., in Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, I ss., 1981 ss. - Museo: R. Poggiani Keller, Il Civico Museo Archeologico di Bergamo. Guida Breve, Bergamo s.d. [1980]; AA. VV., Restauri archeologici. I reperti bergamaschi, Bergamo 1982; AA. VV., Bergamo dalle origini all'altomedioevo..., cit., passim; M. C. Guidotti, Civiltà egizia nel Civico Museo Archeologico di Bergamo, Bergamo 1987; M. P. De Marchi, S.~ Cini, I reperti altomedievali nel Civico Museo Archeologico di Bergamo, Bergamo 1988.