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BERMUDE

di Herbert John FLEURE - Giuseppe COLOSI - Mario LONGHENA - Enciclopedia Italiana (1930)
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BERMUDE (Bermudas: A. T., 123-124)

Herbert John FLEURE
Giuseppe COLOSI
Mario LONGHENA

Gruppo di isole situate nell'Atlantico settentrionale, a circa 32°20′ lat. N. e 64°50′ long. O., a 1090 chilometri a SE. di New York; esse formano una colonia della corona britannica. L'arcipelago è in parte di natura corallina e indica, anzi, un'estensione, particolarmente notevole verso nord, dell'attività costruttrice dei coralli, ma vi si trovano anche materiali d'origine eolica e di natura calcarea stratificata e ricoperta di sottili strati di corallo, che servono di cemento. Materiali coralligeni insieme con alghe calcaree costituiscono una parte notevole delle scogliere. Le isole in realtà non sono che le porzioni emergenti di un sistema di scogliere; l'insieme forma una sorta di ovale, con l'asse maggiore diretto da NE. a SO. Nel lato SE. dell'ovale si notano le massime altezze, fino a 76 m. sul livello marino; queste aree più elevate sono costituite quasi interamente da frammenti di conchiglie accumulate dal vento. Materiali ferrugginosi e silicei (terra rossa) formano straterelli interposti negli accumuli calcarei, in generale poco consistenti, salvo là dove vi sono strati induriti dall'azione delle acque marine; le sostanze ferrose derivano da residui di soluzione del materiale conchigliare calcareo e si trovano spesso nelle isole coralline e nelle aree carsiche.

Il gruppo occupa una superficie di circa 50 kmq., dei quali tuttavia solo 11,17 sono coltivabili. La massima parte di questa superficie emersa è costituita dalla Grande Bermuda, che ha una lunghezza di circa 22,5 km. con una larghezza variabile. Un gruppo di piccole isolette (S. Giorgio, S. David, ecc.) si trova a NE. di essa. La Gran Bermuda si incurva a sud e circonda uno specchio d'acqua detto Grande Sound, il quale è limitato, più a nord, sul suo lato occidentale, dall'isola Somerset e da altre minori: la Gran Bermuda, il Grande Sound e le isolette che lo racchiudono formano così un'ovale incompleta, più piccola di quella risultante dal complesso di tutte le scogliere. I contorni di queste due ovali, coincidono a SE., mentre a S. la curva della Gran Bermuda è interna a quella più grande di tutto il sistema. Tale sistema è completato da bassifondi a sud, ovest e nord. In tutto le isole sono circa 360, delle quali 20 sono abitate. S. Giorgio e S. David formano, con l'estremità NE. della Gran Bermuda, una piccola ovale, orientata come le altre maggiori e racchiudente il Castle Harbor o Porta del Castello. La stessa forma ovale ha un altro specchio d'acqua racchiuso nella parte NE. della Gran Bermuda e detto Piccolo Sound.

La scoperta, fatta in varî punti dell'arcipelago, di foreste con tronchi in posto, ora ricoperti dalle sabbie, suggerisce l'ipotesi di rapidi cambiamenti di livello, ipotesi confermata dall'esistenza di una caverna con stalattiti, ora a 11 metri sotto il livello del mare, presso la Baia di Hamilton.

L'arcipelago si trova in una zona dove le alte pressioni permangono a lungo, ma, a quanto pare, i venti soffiano per lo più dall'ovest, e questo fatto, insieme con le correnti oceaniche, può essere stato un fattore della formazione delle scogliere. Si può dire che queste scogliere si trovino al margine meridionale della zona ove i venti d'ovest prevalgono d'inverno, mentre d'estate si trova a est dell'arcipelago, l'area ad alte pressioni delle Azzorre, dalla quale spirano venti con direzione occidentale, che non di rado arrivano nei pressi delle Bermude come venti di SO.

Le acque oceaniche calde hanno un'influenza sulla temperatura, che può salire d'estate sopra i 30°, mentre d'inverno scende raramente a 9°; la media annuale, al livello del mare, è di 18°-19°, cosicché il clima mite costituisce un'attrattiva per quanti vogliono evitare gli inverni rigorosi della Nuova Inghilterra. Le isole non hanno corsi d'acqua né sorgenti naturali, e gli abitanti usano unicamente acqua piovana conservata in cisterne. Lungo le rive vi sono belle corone di mangrovie e la vegetazione in genere è ricca e a rapido sviluppo, grazie alle piogge che cadono abbondanti d'autunno e d'inverno, e date le specie di piante, che abbisognano di terra permeabile. La media annua della pioggia è di 1275 mm. a San Giorgio e 1381 mm. a Hamilton. Il suolo e il clima si prestano alla coltivazione degli ortaggi e delle piante a radice commestibile; si esportano a New York patate, cipolle, barbabietole ecc. Si coltivano pomodori e bulbi, sia per fiorai, sia per orticoltori. Altre coltivazioni sono quelle dell'aloe, ricino, caffè, tabacco, indaco e cotone.

La fauna delle Bermude è relativamente povera. I mammiferi sono rappresentati da sole quattro specie di pipistrelli. Sono state segnalate circa 180 specie di uccelli, dei quali 85 sono terrestri e solo 11 permanenti: nessuna specie è esclusiva delle isole. Interessante è una lucertola, Eumeces longirostris, affine ad E. quinquelineatus dell'America. Gl'insetti, che posseggono spiccati caratteri americani, sono relativamente scarsi: una ventina di coleotteri, una dozzina d'imenotteri, circa 30 lepidotteri; degli ordini dei ditteri, degli emitteri, degli ortotteri e dei neurotteri circa 10 specie per ciascuno. Sopra una trentina di molluschi terrestri, 6 sono speciali e il gen. Poecilozonites è particolare alle isole. È notevole un nemertino terrestre, Geonemertes agricola, anch'esso proprio delle Bermude. In complesso tale fauna è legata a quella nordamericana.

Per l'allevamento del bestiame non vi è spazio sufficiente, e perciò i principali generi d'importazione sono le carni e inoltre le farine e i cereali. S'importano poi generi manifatturati provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Da quest'ultima provengono anche grandi provviste del governo per la base navale di S. Giorgio e per la guarnigione. S. Giorgio ha un grandissimo porto naturale, nel quale fu scavato un profondo canale. Un grande bacino di carenaggio galleggiante fu costruito in Inghilterra, e rimorchiato attraverso l'Atlantico per questa base navale. Si esportano prodotti vegetali e whisky.

La popolazione fissa è cresciuta gradualmente con le migliorate comunicazioni. Nel 1881 era di 13.948 ab., di 17.535 nel 1901, di 20.127 nel 1921, e nel 1926 di circa 23.820, senza contare i soldati ed i marinai, nonché i turisti che arrivano dagli Stati Uniti in numero di 30.000 all'anno. Nel 1926, su una popolazione complessiva di 30.313 ab., 15.613 erano Bianchi; gli altri sono meticci di varî gradi di colore. La lingua inglese, la chiesa anglicana, la moneta inglese sono dominanti. La città di Hamilton, sul Grande Sound, ha circa 3.000 abitanti; S. Giorgio, l'antica capitale e porto militare, ne ha meno di 1000. I cantieri e stabilimenti navali non sono a S. Giorgio, ma nell'isola di Ireland.

L'arcipelago è colonia britannica con un governatore ed un consiglio esecutivo nominato dalla Corona, un consiglio legislativo di 9 membri, tre dei quali sono pubblici ufficiali, e una camera di 36 membri: quattro per ciascuna delle 9 parrocchie dell'arcipelago. Il commercio marittimo è fiorente ed è fatto in massima parte da bandiera inglese. In passato si costruivano nelle Bermude delle navi col legno detto "cedro di Bermuda", il quale è una specie di ginepro.

Esplorazione. - Il gruppo insulare delle Bermude porta ancora il nome del navigatore spagnuolo che lo scoprì, Juan Bermúdez. La data per alcuni è il 1503, per altri il 1515, per altri anche più tardi; ma nella carta che accompagna l'edizione delle Decadi di Pietro Martire d'Anghiera del 1512, "la Bermuda" è già segnata. Quasi un secolo dopo, nel 1609, l'inglese George Somers vi fu buttato da una tempesta che infranse la sua nave sugli scogli, onde fu costretto a soggiornarvi finché i suoi uomini non ebbero costrutta un'imbarcazione di legno, su cui guadagnò la Virginia (Stati Uniti). Pare che altro navigante inglese (Enrico May?) vi avesse subìto la stessa sorte nel 1593. Il Somers ritornò sul luogo nel 1611 e stabilì una piccola colonia nell'isola St. George, a nord dell'isola Hamilton, la maggiore, e questo stabilimento servì di stazione alle navi veleggianti fra l'Inghilterra e le colonie americane. Il nome di Somers Islands (o corrotto di Sommer's Islands "isole dell'estate") non riuscì a prevalere sul vecchio nome di Bermudas o Bermude.

Bibl.: Stark, Bermuda Guide, Londra 1898; Cole, Bermuda etc. Bibliography, Boston 1907.

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