BERNABUCCI, Martino (Martino da Faenza), detto il Faentino
Nato nella seconda metà del sec. XIV a Faenza, il B. acquistò fama di valente condottiero nei primi anni dei sec. XV.
Il Campano nella sua Vita di Braccio da Montone lo definisce "hominem supramodum pecuniosum ", senza però specificare se egli avesse accumulato tali ricchezze con il mestiere delle armi, come è tuttavia probabile. Nelle lotte a cui partecipò è ricordato quasi sempre alla testa di propri contingenti di armati.
Le notizie più remote che rimangono di lui si riferiscono a fatti d'arme avvenuti nello Stato della Chiesa, e in particolare nel territorio della marca d'Ancona. Così partecipò nel 1407, alla testa di 600 uomini, insieme con Ludovico Migliorati signore di Fermo, allo scontro avvenuto il 28 agosto nella piana del fiume Chienti contro le milizie di Braccio da Montone. Ai primi di ottobre dello stesso anno, sempre in compagnia del Migliorati, fece un'incursione contro Camerino. Qualche tempo dopo, nei primi mesi del 1409, passato al servizio di Ladislao re di Napoli, che parteggiava per il papa romano Gregorio XII, si distinse nella conquista del castello di Apiro.
Il B. passò in seguito al servizio di Pandolfa Malatesta, sotto il cui comando partecipò alla guerra dei Veneziani contro Sigismondo, re dei Romani. Per prerniarlo dei servizi resi alla Repubblica nel corso di quella guerra il doge Michele Steno il 29 apr. 1413 gli donò una casa a Verona e vari altri stabili nel territorio veronese.
Rimase ancora al servizio di Venezia fino al settembre del 1416, quando, probabilmente per segreto incitamento della Signoria, si licenziò con il proposito di partecipare con proprie milizie alla guerra malatestiana, seguita alla battaglia del 12 luglio 1416 presso Perugia, nella quale Carlo Malatesta era stato fatto prigioniero da Braccio da Montone. Per la sua liberazione Braccio aveva preteso una grossa somma e per ottenerla aveva assalito i territori malatestiani. A difesa di questi e allo scopo di liberare il congiunto si mosse Pandolfo Malatesta e, insieme con lui, il B. a capo di una propria compagnia di circa tremila uomini. Tuttavia la liberazione di Carlo Malatesta avvenne in seguito a patteggiamenti e dietro sborso di una grossa sorruna di denaro e non pereffetto di azioni militari, nell'aprile del 1417.
Anche dopo questi avvenimenti il B. rimase al servizio dei Malatesta, forse con il segreto intento di impadronirsi di Rimini per conto dei Veneziani. Di tramare a questo scopo infatti fu accusato, quando, il 20 maggio 1417, festa dell'Ascensione, Carlo Malatesta lo fece imprigionare a tradimento, mentre assisteva alla celebrazione della messa nella chiesa dei frati minori di Forlì. Qualche tempo più tardi - la data è variamente indicata dai cronisti, ma probabilmente tra l'ottobre e il novembre dell'anno 1417 - il B. venne decapitato in Fano.
Fonti e Bibl.: Commiss. di Rinaldo degli Albizzi per il Com. di Firenze, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, pp. 110 s., 113; I Libri commem. della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, III, Venezia 1883, p. 366; Cronache della città di Fermo,a cura di G. de Minicis, Firenze 1870, pp. 31, 35; Annales Forolivienses,in Rerum. Ital. Script., 2 ediz., XXII, 2, a cura di G. Mazzatinti, p. 85; Iohannis Antonii Campani Braccii Perusini Vita et gesta ab anno 1368 usque ad 1424, ibid.,XIX,4, a cura di R. Valentini, pp. 30, 32 s., 115; Chronicon Fratris Hieronymi de Forlivio ab anno 1397ad annum 1433, ibid., XIX, 5, a cura di A. Pasini, pp. 27-29; P. Giovio, Vitae illustrium virorum,Basileae 1578, p. 110; G. C. Tonduzzi, Historie di Faenza,Faenza 1675, pp. 465, 471; L. Tonini, Rimini nella signoria de' Malaresti, II, Rimini 1882, pp. 64 s.