BERNABUCCIO (Barnabuccio, Butio) di Cecco
Nato a Orvieto nel sec. XIV, fu canonico della cattedrale, prevosto di S. Cristina in Bolsena e notaio.
Poiché nel novembre del 1374 B. si iscrisse alla confraternita di S. Francesco (cod. V. E. 528, f 15r), possiamo supporre fosse nato, forse a Orvieto, in un anno immediatamente prossimo alla metà del secolo. Lo ritroviamo come "proposto di Bolzeni" e "canonico d'Orvieto" in una Riformanza del 9 dic. 1388, quando egli, preso in appalto dall'Opera del duomo il restauro degli organi, dichiara di voler applicare ad essi un dispositivo, grazie al quale "per sonare i detti organi non serrà bisogno altra persona che cul[u]i che lo devarà e vorrà sonare, e cul[u]i solo sarà bastevile senza niuno aiuto d'altra persona per menare i mànnaci né per niun'altra cosa" (Arch. dell'Opera Pia di S. Maria, Riformanze, a. 1388, f. 118v). Ma il dispositivo, consistente nel "fare una ruota a l'organi maiuri…, la quale col suo lavorio devrà. per se stessa ruotare senza adiuto de niuna persona ", non diede evidentemente il risultato che B. aveva previsto, sie l'artefice, citato in giudizio dai sovrintendenti dell'Opera, "fu messo in prescione e stecte più dì" e fu poi condannato a pagare undici fiorini di multa (Ibid., Riformanze,a. 1392, f. 27r).
Dopo il 1392 nulla più sappiamo di lui. Nel necrologio della confraternita (cod. V. E. 528, ff. 52r-56v), che giunge fino al 1398, non compareil suo nome, il che fa supporre fosse ancora vivo a quella data. Se poi si accetta l'identificazione, proposta dal Lazzarini, del "Butio di Ceccho Recto(re de) Bolseno", citato nella Matricola della confraternita di S. Francesco, col "proposto di sancta Cristina" (S. Cristina di Bolsena), che, secondo quanto afferma il copista del codice Bertramo di Lonardo compilò la "ripresentatione nuova" dell'Immacolata Concezione (cod. V. E. 528, f. 23r), si potrà allora spostare il termine post quem della morte di B. al 1405, data cui risale la trascrizione del codice stesso.
Se innegabile è l'identità tra il "Butio" della Matricola e il "Bernabuccio" delle Riformanze, protagonista della lite giudiziaria del 1388-92, non altrettanto dimostrabile è invece quella tra quest'ultimo e il B. autore di teatro.
Il Lazzarini situa il rifacimento in formula nuova dell'Immacolata (nel codice significativamente preceduto da un'altra rappresentazione di uguale argomento, ma composta "al modo antiquo") tra il 1374 e il 1380;e su questo elemento, invero non scientificamente comprovato, oltreché in base a considerazioni formali e stilistiche, egli si basa per far coincidere il B. dei documenti con l'autore della rappresentazione. Ma l'identificazione sembra affrettata: se pure è accettabile il 1370circa, quale data di nascita del "modo nuovo" di comporre le sacre rappresentazioni, non è né certo né dimostrabile che proprio a quegli anni risalga la composizione dell'Immacolata: d'altro canto, assumendo come sicuro termine ante quem il 1405, data in cui fu compilato il codice, non sappiamo poi se in quell'anno - come nel 1374, nel 1388 e nel 1392 - B. fosse ancora "rectore" o "proposto" di Bolsena. Certo è che, nei documenti d'archivio a disposizione, non si accenna neppure lontanamente a una qualsiasi attività teatrale di B.; e sembra pertanto azzardato, allo stato attuale delle conoscenze, parlare di lui come di "uomo portato… alla ingegnosità degli spettacoli" (Lazzarini, Il codice…, p. 560).
Dell'attività notarile di B. non ci sono pervenuti documenti; che fosse notaio è comunque dimostrato dal "ser" premesso al suo nome nelle Riformanze.
Fonti e Bibl.: Orvieto, Archivio dell'Opera Pia di S. Maria. Riformanze, a. 1388, f. 118v; a. 1392, f. 27r; Roma, Bibl. Nazionale, cod. V. E. 528 (contiene: Matricola della Confraternita di S. Francesco d'Orvieto, Necrologio della Confraternita stessa, e trentasette tra sacre rappresentazioni e laudi di confraternite orvietane); A. Lazzarini, Ricerche su un regista orvietano nel sec. XIV,in. Bollettino dell'Ist. stor-artistico orvietano,IV(1948), pp. 10-13; Id., Come ser Barnabuccio d'Orvieto inventò l'organo automatico con mezzo millennio d'anticipo,in L'Osservatore Romano, 21 sett. 1953; Id., Il codice Vitt. Em. 528 e il teatro musicale del Trecento,in Arch. storico italiano ,CXIII(1955), pp. 519-20 e passim.