MANDEVILLE, Bernard de
Scrittore, pensatore e medico, oriundo francese, nato a Dordrecht circa il 1670, morto a Hackney il 19 o 21 gennaio 1733. Figlio d'un medico che esercitava a Dordrecht, fu per qualche tempo a Rotterdam alla scuola di Erasmo, uscendo dalla quale scrisse una Oratio scholastica de medicina (1685). Passato all'università di Leida vi sostenne nel 1689 una tesi De brutorum operationibus in cui si mostra seguace della teoria cartesiana dell'automatismo degli animali, e nel 1691 si laureò in medicina, pronunziando una prolusione De chylosi vitiata. Per spirito e mentalità egli appartiene tuttavia all'Inghilterra dove si trasferì e dove pubblicò la maggior parte delle sue opere. Compose così The Virgin unmasked, or female Dialogues (Londra 1709) e A Treatise on the hypochondriack and hysterick passions (voll. 3, Londra 1711), in cui confutava la terapia puramente speculativa e in cui era palese l'intento di combattere le convinzioni morali e sociali del suo tempo. Ma tale intento è soprattutto manifesto nella sua opera più caratteristica, The grumbling Hive, or Knaves turned Honest, poemetto di circa cinquecento versi già pubblicato anonimo nel 1705 e poi ristampato nel 1714 col titolo di The Fable of the Bees, or Private Vices, Public Benefits (ed. ingl. a cura di F. B. Kaye, 1924), insieme con An inquiry into the origin of moral virtue. È qui esposta, attraverso la descrizione allegorica della vita d'un alveare, la concezione etico-politica del M., il quale, combattendo specialmente lo Shaftesbury e la sua dottrina dell'innato senso morale, non solo si riconnette al Hobbes nel riconoscere il fondamentale egoismo dell'uomo, ma crede che tale egoismo non vada represso e che ogni prosperità sociale derivi anzi dalla violenta affermazione degl'interessi individuali, riuscendo invece depressa dall'altruismo e dalla conseguente inerzia e rinuncia. Contro il libro, censurato dal Grand Jury del Middlesex, non mancarono repliche, tra le quali, oltre a quella sotto citata di G. Berkeley, sono da ricordare quelle di W. Law, di J. Dennis e di J. Brown. Sulla sua concezione il M. tornò ad insistere nei Free Thoughts on religion, church, government (Londra 1720) e in A letter to Dion occasioned by his Book called Alciphron (Londra 1732), in cui ribatteva alle critiche rivoltegli dal Berkeley nel secondo dialogo del suo Alciphron (1732).
Bibl.: L. Stephen, History of English Thought in the Eighteenth Century, Londra 1928; J. M. Robertson, Pioneer Humanists, Londra 1907; P. Goldbach, B. de M.s Bienenfabel, Halle 1886; P. Sakmann, B. de M. und Bienenfabel-Kontroverse, Friburgo in B. 1897; G. Chiabra, La "favola delle api" di B. M., in Rivista di filosofia e scienze affini, II (1904), pp. 71-79 e 218-33; R. Stammler, M.s Bienenfabel, Berlino 1918. Per ulteriore bibl. v. F. B. Kaye, in Journal of Engl. a. Germ. Philol., XX (1921), pp. 419-67.