ABENAVOLI, Bernardino
Nato negli anni intorno al 1650, da Nunzio Mattia e da Antonia Guerrero, restò giovanissimo orfano di padre e nel 1659 ereditò dallo zio Cola Maria la baronia di Montebello, dalla quale era stata, però, tolta, prima che fosse assegnata all'A., la terra di Pentedattilo che, elevata in marchesato, era stata trasferita alla famiglia Aliberti. Gli Abenavoli considerarono questa sottrazione come una grave menomazione del loro prestigio, per cui l'A., appena giunto alla maggiore età, cominciò a rivendicare i suoi diritti sulla antica terra della sua famiglia, entrando così in violento contrasto con il marchese di Pentedattilo, Francesco Aliberti.
Morto questo, il figlio Lorenzo, succedutogli nel marchesato, aveva dato il suo assenso al matrimonio della sorella Antonia con don Petrillo Cortes, figlio di un alto magistrato spagnolo residente a Napoli, ricusandola invece all'Abenavoli. Questi allora il 16 apr. 1686, a capo di una banda di quaranta armati, introdottosi a tradimento nel castello di Pentedattilo, assalì nel sonno il marchese Lorenzo, facendo orribile scempio del suo corpo. Insieme con questo uccise la madre e due giovanissimi figli. Condusse quindi a Montebello Antonia con la quale contrasse, dopo pochi giorni, nozze sontuose, tenendo in ostaggio il Cortes.
Per questo misfatto il viceré ordinò da Napoli lo smantellamento del castello di Montebello: il Cortes fu liberato e le teste di sei complici del barone furono appese ai merli del castello di Pentedattilo. L'A. intanto riusci a sfuggire alla caccia organizzata dal preside della provincia, riparando a Reggio Calabria, dove godeva di numerose e potenti aderenze ed in particolare della protezione del governatore, don Alonso de León. A Reggio, l'A. stette nascosto nel convento cappuccino del Crocifisso, finché riuscì ad imbarcarsi per Malta, donde poi si trasferì a Vienna. Qui, arruolatosi in un reggimento imperiale, fu riconosciuto da un certo Andrea Tripodi, già custode di armenti nella baronia di Montebello, e denunciato all'imperatore. Questi, accertatosi della sua identità, gli perdonò il misfatto.
Promosso capitano, partecipò a una spedizione in aiuto di Venezia, in guerra con i Turchi, rimanendo ucciso.
Il 30 ag. 1690, con decreto della Gran Corte della Vicaria, sua zia, Maria Abenavoli del Franco, dichiarata sua erede diretta, gli successe nel feudo di Montebello; ciò fa pensare che l'A. fosse morto poco prima di questa data, e non nel 1692 o nel 1697 come vogliono alcuni biografi.
Fonti e Bibl.: Relazione dell'eccidio successo nel Castello di Pentedattilo...,in M. Mandalari, Note e documenti di storia calabrese,Caserta 1886, pp. 3-33; D. Confuorto, Giornali di Napoli dal 1679 al 1699, a cura di N. Nicolini, Napoli 1930, I, pp. 146-147; II, pp. 38, 40; A. Broccoli, Ludovico degli A. di Teano, i suoi avi e nepoti,in Arch. storico campano,I, 2-3 (1889-90), pp. 228-229; ibid.I, 3-4 (1891), pp. 132, 148-152; D. Spanò-Bolani, Storia di Reggio di Calabria,Reggio Calabria 1891, pp. 67-76; L. Salazar, La Strage di Pentedattilo dai giornali inediti di D. Confuorto in Riv. stor. calabrese,II (1894), pp. 82-88; G. B. Moscato, Ludovico e B. A., ibid.,VI (1898), pp. 81-84; A. De Lorenzo, Un terzo manipolo di monografie e memorie reggine e calabresi,Siena 1899, pp. 237-239.