ARLUNO, Bernardino
Nacque a Milano nel 1478 da Boniforte e Agnese Tanci. Il padre, membro autorevole del collegio dei "fisici" di Milano, fu medico di chiara fama e alla medicina si dedicarono i tre fratelli maggiori dell'A., Giovanni Battista, Gerolamo, autore di un Prognosticum per l'anno 1502 (Hieronimus Arlunus Mediolanensis, Prognosticum anni 1502 s. l. ed.), Giovan Francesco - che prima di conseguire la laurea in medicina era stato scrivano nella cancelleria ducale - e il fratello minore Giovan Pietro, autore di vari scritti di medicina. Egli invece studiò giurisprudenza addottorandosi, a Pavia come i fratelli, in diritto civile e canonico; nel 1507 fu ammesso nel collegio dei nobili giureconsulti di Milano.
Svolse assai probabilmente attività professionale come avvocato e giureconsulto, ma preferì dedicarsi allo studio di particolari questioni di diritto civile, specialmente in campo privatistico, scrivendo numerose questioni e dissertazioni ora perdute (ab hispanicis copiis dispersa,secondo quanto si legge nella sua iscrizione sepolcrale), tranne una questione De affiliatione,dedicata, con un'epistola accompagnatoria, al Senato sforzesco e in cui si rinvengono frequenti citazioni dei giuristi romani, di Accursio e dei più noti glossatori.
Si dedicò anche agli studi letterari, e approfittando di una facile e superficiale vena d'eloquenza scrisse elogi e panegirici indirizzandoli ai vari personaggi politici che nella prima metà del Cinquecento si succedettero nel governo dello Stato di Milano: Luigi XII e Francesco I di Francia, il cardinal d'Amboise, Carlo V, Antonio de Leyva, ecc., oltre, s'intende, a Francesco II Sforza. Del resto in occasione della venuta di questi personaggi a Milano era stato designato più d'una volta come oratore ufficiale, come per la venuta di Carlo V. Si cimentò anche nella poesia, scrivendo una Sylva poetica e alcuni epigrammi inseriti nelle sue opere; peraltro molti dei suoi panegirici ed elogi sono anch'essi scritti in versi, esametri o distici elegiaci, dall'andamento classicheggiante, con continue rievocazioni mitologiche ma senza alcuna originalità e vigore poetico.
In età matura, forse più per esercitazione letteraria erudita che mosso dalle tristi condizioni del suo paese e dal declino politico del ducato, si diede ad illustrare la storia di Milano, in modo particolare quella a lui contemporanea: "Maluit in otio litterario consenescens nostrae urbis primordia indagare et quae suo tempore memorabilia facta contingere monumentis conservare" afferma il Maioragio nell'inedita prefazione alla Historia (Bibl. Ambrosiana, ms. A 114 inf.).
Divisa in tre parti - dalle origini di Milano al 1500,dal 1500 alla battaglia di Marignano, dalla battaglia di Marignano alla prigionia di Francesco I - questa storia non manca di un certo interesse, ma appare priva di una solida documentazione, retoricheggiante nello stile, e non sempre imparziale. Rimasta inedita, tranne che per la seconda parte, come si dirà, e affatto inutilizzata, non si è finora fatto alcun tentativo per stabilirne il reale valore e per individuarne il rapporto con analoghe opere anteriori o contemporanee come quelle del Corio, del Merula, del Giovio o dell'Alciato.
L'A. scrisse anche una lunga Epistula... contra Luterum, finora completamente ignorata, risposta polemica contro lo scritto luterano De captivitate babylonica Ecclesiae praeludium(1520).L'A. non si discosta dai temi noti di certa critica cattolica ai primi scritti di Lutero, ritenendo le sue affermazioni esagerazioni di un temperamento esuberante e manifestazioni di irrequietezza fratesca, criticandone lo stile, "nec ita perlimatum nec expolitum" e una certa superficialità di pensiero: "nec adeo recondita et exquisitiore doctrina praecellens et eximius". Una qualche efficacia e una notevole dottrina rivela laddove difende l'autorità del pontefice con largo sfoggio di citazioni patristiche e di giuristi.
Questo scritto peraltro dovette essere di molto anteriore alla storia di Milano, che fu invece l'ultimo lavoro dell'Arluno. Da una lettera al Senato milanese scritta il 25 marzo 1533 (ms. Ambr.D. 139 inf.) sappiamo che era stato colpito in quel tempo da una febbre di origine pleuritica, da lui attribuita agli sforzi fatti per la preparazione e la lettura dell'orazione per la venuta di Carlo V e che era sua intenzione rinunciare quanto prima ai suoi studi. L'anno successivo poteva portare a termine l'Historia Mediolanensis,ma ai primi del 1535, assalito irrimediabilmente dalla febbre ormai "non suspecta", moriva all'età di cinquantasette anni, assistito dal fratello Giovanni Francesco (6 febbr. 1535). Venne sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Bernardino, presso S. Ambrogio, ove venne ricordato, unitamente agli altri fratelli, da una iscrizione.
Le sue opere sono tutte manoscritte, tranne la seconda parte della Historia patriae, e conservate per lo più nella Biblioteca Ambrosiana; alcune copie sono anche nella Trivulziana, sempre a Milano, e nella Marciana a Venezia. Alcune sono in prosa; in versi quelle a carattere encomiastico: Carmen in laudem Ludovici XII (Ambr. D. 101 inf. e D. 34inf.); Galliarum Regi Ludovico Mediolani duci Panegyricus (Ambr. D. 101 e D. 34 inf.); De eiusdem Regis Ludovici XII adventu Panegyricus (Ambr. D. 34inf.); Galliarum Regi Francisco Mediolani duci Panegyricus (Ambr. D. 34e D. 101 inf.); Epistula et Sylva poetica ad Georgium de Ambasia (Ambr. O. 133 sup., con illustrazioni e miniature) contenente un epigramma e altri versi dedicati al cardinale d'Amboise; De adventu Caroli V Oratio et Carmen gratulatorium (Ambr. D. 136; Triv.1449);Carolo V Panegyricus con una Epistola ad Senatum Sfortiacum datata 25marzo 1533(Ambr. D. 139inf.; Triv. 1449); De laudibus Antonii Leyvae caesarei in Insubriae Gubernatoris (Ambr. D. 101 e D. 115inf).
Delle opere giuridiche resta una Causa in materia di affiliazione e di diritto successorio, preceduta da una Epistula ad Senatum Sfortiacum (Ambr. D. 139 inf.). L'Epistula ad Paulum Taggium contra Luterum è nel ms. Ambr. A. 9 inf.
L'opera fondamentale è tuttavia l'Historia Mediolanensis, divisain tre parti: I. Ab urbe condita usque ad annum 1500 (Ambr. A. 114inf; Triv. 706),dedicata a Francesco II Sforza; II. De bello veneto ab anno 1500 ad annum 1516 seu Historiarum ab origine urbis Mediolani pars altera (Ambr. A. 107inf.; Marc. LX, CCVII), dedicata al Senato veneto e unica parte stampata: è edita infatti in I. G. Graevius, Thesaurus Antiquitatum et Historiarum Italiae, regionum et urbium juris veneti, V, 4,Lugduni Bat. 1722; III, De bello gallico seu Historia Mediolanensis a Gallorum Victoria ad Marignanum usque ad Francisci I Gallorum regis captivitatem (Ambr. A. 140 inf.; Triv. 706)con dedica a Carlo V, recante la data del 1º sett. 1534.
Bibl.: F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 84;J. De Sitonis De Scotia, Theatrum equestris nobilitatis, Mediolani 1706,p. 81; Ph. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II,Mediolani 1745, c.98; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1099; G. Porro, Catalogo dei codd. manoscritti della Trivulziana, Torino 1884, p. 18 (i codici 724 e 1447 segnalati dal Porro sono però andati distrutti; restano il cod. 706 e il cod. 1449); V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano, III,Milano 1890, p. 252; E. Motta, Morti in Milano dal 1452 al 1552, in Arch. stor. lombardo,XVIII (1891), p. 272; L. G. Pellissier, Note e documenti su Luigi XII e Lodovico Sforza, in Arch. stor. ital., s. 5, XXIII(1899), pp. 150-153; E. Motta, Ancora dell'uccisione di Galeazzo Maria Sforza, in Arch. stor. lombardo, XXXVI(1909), p. 413; D. Bianchi, L'opera letteraria e storica di Andrea Alciato, ibid., XL (1913), p. 36; M. Bendiscioli, Vita sociale e culturale,in Storia di Milano,X, Milano 1957, p. 490; Nuovo Digesto Italiano,I, p. 729.