BARBADORO, Bernardino
Nato a Cortona il 6 febbr. 1889, compì gli studi liceali ad Arezzo. Vinte contemporaneamente due borse di studio, una per la Scuola normale superiore di Pisa ed un'altra per l'Istituto superiore di studi storici di Firenze, preferì optare per quest'ultimo. A Firenze insegnava il Salvemini, alla cui impostazione storiografica, il B. parve sentirsi congeniale, sia per l'aspetto economico-erudito, sia per le prospettive di storia sociale tracciate nel Magnati e Popolani. Il gusto per l'indagine puntuale nell'ambito della storia economico-giuridica toscana del Tre e Quattrocento trovò modo di esplicarsi soprattutto attraverso la ricerca d'archivio, resa famigliare al B. dall'aver egli, nel 1909, vinto un concorso presso l'Archivio di Stato di Firenze, di cui divenne direttore nel 1931.
Ma la carriera nell'amministrazione dello Stato non gli impedì il conseguimento della laurea nel igiq e della libera docenza, mentre approfondiva le ricerche sulle finanze fiorentine pubblicando nel 1929 la sua opera più nota e più giustamente celebre, Le Finanze della Repubblica fiorentina. Imposta diretta e debito pubblico fino all'istituzione del Monte, Firenze 1929.
Questo libro ebbe, pur nel generale ricoscimento della sua importanza, accoglienze diverse: dall'entusiasmo generico di A. Solmi (Arch. stor. ital.,s. 7, LXXXVIII, 14 [19301, pp. 295-300) al riesame sintetico e critico dei problemi affrontati dal B. di R. Cessi (Note sulla storia della finanza fiorentina medievale,in Arch. stor. ital.,s. 7, LXXXIX, 16 [1931], pp. 85-127), alle riserve metodologiche e puntuali di N. Ottokar (Problemi di storia del Comune di Firenze,in Arch. stor. ital.,XCIV [1936], pp. 77-86). Il Cessi e, data la sua impostazione dei problemi comunali fiorentini, ancor di più l'Ottokar sollevarono dubbi sulle conclusioni lasciate trasparire dal B. circa il rapporto, quasi di causa ed effetto, tra attuazione e cessazione del sistema di imposta dell'estimo e l'alternarsi di esponenti di diverse classi al governo di Firenze, in quanto il B. aveva visto nell'abolizione dell'estimo una misura presa nell'interesse di una oligarchia capitalistica.
Non solo verso i problemi di storia fìnanziaria, però, si erano rivolti gli interessi del B., ché già nel 1921 aveva pubblicato a Bologna il primo volume dei Consigli della Repubblica Fiorentina - unsecondo ne uscì nel 1930 sempre a Bologna, coprendo con il precedente il periodo 1301-1315 e sempre nel 1921, a Firenze, in collaborazione con L. Dami, un libro su La Firenze di Dante. Interesse quindi per Firenze: ma non concentrato in una unica direzione, o, se si vuole, rivolto in una direzione che permettesse di seguire le sollecitazioni e le curiosità che l'ambiente stesso di un Salvemini, di un Anzilotti, di un Ottokar offriva ad uno spirito che ebbe in alto grado capacità di divulgazione, oltre che di ricerca scientifica. Si spiega così il suo successo come docente universitario, allorché nel 1931 vinse la cattedra di storia alla facoltà di magistero di Firenze. Condirettore con lo Schiaparelli ed il Panella, sino al 1934, dell'Archivio storico italiano, il B. fu membro dell'Accademia Petrarca di Arezzo, della Colombaria di Firenze, dell'etrusca di Cortona, non intermettendo le ricerche, di cui dava puntualmente conto in saggi sull'Archivio storico italiano: Finanza e democrazia nei ruoli fiorentini d'imposta del 1352-55 (1933); Gli atti consiliari del Comune di Firenze fino alla metà del '300 (1934), e altri.
Si spegneva il 13 dicembre 1961 a Firenze.
Bibl.: Oltre a sommarie notizie in Encicl.ital., Appendice III, Roma 1962, ad vocem, si veda il necrologio di A. D'Addario in Arch. stor. ital., CXXI (1963), pp. 156 s., e di S. Camerani in Studi danteschi, XXXIX (1962), pp. 257 s.