BENALI, Bernardino
Nessun documento ci fornisce la data della nascita del B., la quale tuttavia indirettamente si può fissare attorno all'anno 1458. La sua famiglia era di agiate condizioni, e già il nonno (in un rogito nominato "spectanctissimus vir dominus Guidotus de Benaliis") possedeva una casa a Bergamo, che passò in eredità al padre (Petziolus de Benaliis) del B., dove questi nacque e trascorse la giovinezza, e dove la famiglia abitava ancora nel 1493. Prese in moglie, non si sa in quale anno, una Elisabetta Bianzago, dalla quale non sembra abbia avuto discendenti.
Alcuni bibliografi affermano che il B. partì da Bergamo e si recò nel 1475 a Cagli, ove - assieme a Roberto da Fano - introdusse la stampa con l'edizione del poemetto di Maffeo Vegio De morte Astyanactis e pubblicò anche altri due opuscoli nel 1476. Se ne deduce che nel 1475 egli doveva già essere maggiorenne (avere cioè più di venticinque anni) potendo avere ditta a suo nome: di conseguenza non poteva essere nato dopo il 1449-50. Ma in un atto rogato a Bergamo il 7 genn. 1483 il notaio attesta che il B. "excessisse aetatem annorum viginti quinque". Appare chiaro che l'altro contraente voleva assicurarsi della nullità dell'atto per la minorità del B.; ma se egli fosse nato nel 1449-50, nel 1483 avrebbe avuto 33 o 34 anni e la cautela del contraente sarebbe stata eccessiva, trattandosi di contratto stipulato tra due bergamaschi che si dovevano conoscere. Invece se il B. fosse nato nel 1457-58, nel 1483 avrebbe avuto proprio venticinque anni da poco compiuti, e l'attestazione del notaio era legittimamente richiesta. Ma allora come poteva a diciassette anni essere a Cagli e avervi azienda? E perché avrebbe lasciato il territorio della Serenissima - lui di antica famiglia bergamasca - per andare in una piccola città della marca d'Ancona, associandosi - lui di larghi mezzi, come dimostrerà di avere a Venezia - con un modestissimo tipografo vagante, che, oltre tutto, poco poteva insegnargli nell'arte della stampa? Inoltre dal 1476 al 1483 mancano notizie del Benali. In una supplica da lui presentata al Senato veneziano il 30 genn. 1529 egli afferma che abitava a Venezia già da cìnquant'anni: a prendere per buona questa asserzione, sarebbe giunto a Venezia un po' prima del 1480. Resta sempre un vuoto nella sua biografia dal 1476 al 1480. In attesa di altri documenti che meglio valgano a chiarire la questione, sembra opportuno tener distinte le due persone: Bernardino da Bergamo - che era a Cagli nel 1475, e non si sa chi fosse - e il B., che non si sa ove fosse prima del 1480. Cosa certa è invece che nel 1483 aveva bottega di libri a Venezia: "in Marzaria, tien per insegna sancto Girolamo", insegna che usò anche come una delle sue marche tipografiche. Ebbe casa in Campo Sant'Angelo e nel 1493 l'officina si trovava "in ora divi Pantaleonis".
I termini della sua attività tipografico-editoriale sono stati variamente fissati dai bibliografi: secondo F. Novati essi vanno dal 1480 al 1517; secondo T. De Marinis giungono al 1532 con una interruzione dal 1500 al 1514, ed una produzione di ottandue edizioni durante il sec. XV e di tredici edizioni durante il successivo; ma giustamente fa osservare F. Ascarelli che del B. si conoscono sue edizioni datate 1507 e 1511. In realtà la sua prima edizione, prodotta a Venezia, è del 23 ag. 1483, ma è probabile che prima di questa ne abbia stampata almeno un'altra non datata; l'ultima nota è del 1543: G. Savonarola, Trattato dell'anzor di Gesù (Londra, British Museum). Nei primi dei sec. XVI la sua produzione si rallentò, ma non si interruppe completamente. Quanto al numero delle edizioni quattrocentine prodotte, da solo o con soci, è certamente superiore a cento, e meglio si potrà precisare quando l'Indice generale degli incunaboli posseduti dalle Biblioteche d'Italia sarà completo; per ora, nei tre tomi pubblicati (A-L) e nel IV in preparazione (M-R) oltre che nelle schede manoscritte (S-Z), le edizioni del B. censite sono ottantanove, ma il censimento (S-Z) non è compiuto; aggiungendo a queste le altre edizioni delle quali non esistono esemplari in Italia (ma che sono note attraverso repertori e cataloghi di grandi biblioteche), si oltrepassa certamente il numero di cento. Molto più difficile è fissare l'entità della produzione cinquecentina: non esistono spogli sistematici, repertori, ricerche specifiche; però il British Museum possiede esemplari di diciotto edizioni del B. pubblicate tra il 1507 e il 1543 (solo o con soci); a queste aggiungendo le altre (più che venti) delle quali si ha notizia, si giunge a una quarantina; nulla di certo però può affermarsi.
La prima edizione datata del B. è del 23 ag. 1483: si tratta del Supplementum chronicarum del bergamasco Iacopo Filippo Foresti, della quale furono tirate seicentocinquanta copie.
Nel contratto stipulato per la stampa dei libro era specificato che esso sarebbe stato stampato "sotto forma delle littere mostrate et lassate a me": ciò dimostra come il B. nel 1483 avesse già impiantato un'officina; ma non è improbabile che a questa data egli avesse già stampato qualche libro: forse quella Vita et transito di san Girolamo con la quale avrà voluto inaugurare la propria attività.
Nella seconda metà del 1483 il B. si associò con Giorgio Arrivabene da Mantova e P. dei Paganini da Brescia - librai ed editori di Venezia - per la stampa di un Missale Romanum, che vide la luce il 4 dic. 1483. Il 13 ag. 1484 produsse da solo un altro Missale Romanum del quale non esistono copie in Italia. Ma da questo genere di editoria si astenne negli anni seguenti, solo tornandovi nel 1514 con un Breviarium Camaldulense e un Breviarium Romanum, e nel 1523 con un altro Breviarium Romanum. Nella sua lunga attività pubblicò opere di giuristi, opere di medicina, di autori classici e di contemporanei: fra queste però poche in volgare. Talune edizioni non portano il nome del B., altre mancano della data.
La fama del B. quale eccellente tipografo è assicurata dalle edizioni illustrate che ha prodotto durante il sec. XV. Si accenna alle più importanti: il Dante del 1491; i Miracoli della Madonna (2 maggio 1491); il Monte delle orazioni (s.l. né d.); le Meditazioni della vita di Cristo (1491); l'Esopo con il volgarizzamento di Accio Zucco (1492-93); il Giardino di orazione di Nicolò da Osimo (s.l. 1494); e l'Ovidius nel testo originale (1493-94).
Se notissima è stata la sua opera di editore, pochissimo nota - se non ignota dei tutto - è rimasta la sua attività come produttore di stampe singole o di serie (veri album) di "storie figurate", che smerciava anche fuori di Venezia, avendo aperto, nel primo decennio del '500, una succursale di vendita a Padova, affidata alla direzione del parente Bernardino Bianzago. Ci restano alcuni privilegi per questa serie di stampe: Sommersione di Faraone, Susanna, Sacrificio di Abramo, ecc. (9 febbr. 1515); Due fogli reali per Final Judicio cum li cori angelici et ordeni de beati et infinito numero de damnati et demoni; item el Triumpho de la Vergene Maria... item la processional visione del Salvator Nostro con fogli otto reali cum bellissimi ornamenti, opere di notabile spesa mai più stampate nonché cogitate... (6 maggio 1516). Lo coadiuvarono efficacemente in questo ramo della sua editoria le sorelle Angela e Laura Bianzago, nipoti della moglie ("neptes Helisabet uxoris meae"), che egli ricorda nel testamento del 1517. La succursale di Padova, però, dovette essere chiusa verso il 1517 perché da quest'anno al 1526 il Bianzago figura abitante in Venezia, in casa dei Benali.
Dopo il 1500 l'attività editoriale del B. rallenta in misura assai sensibile; è probabile che egli in quegli anni si interessasse più della produzione di stampe che di libri. Le richieste di privilegi - almeno quelle che ci restano (ma i documenti sono lacunosi) - sono poche; le sue edizioni note sono modeste e discontinue. Nel 15 19 chiede, ed ottiene, il privilegio decennale per una ristampa del Vocabularium di fra' Ambrogio da Calepio (Calepinus) che egli asserisce di aver acquistato con grande spesa dai frati di S. Agostino dell'Osservanza di Bergamo. Nell'anno prececente aveva pubblicato un Vocabularium Nebrissense per conto del libraio fiorentino Domenico del Neri. Nel 1526, oltre a una ristampa del Calepino, pubblicò un bello Herbario illustrato.
Il 4 genn. 1529 - narra il Sanuto nei suoi Diarii - un incendio distrusse gran parte del monastero di S. Stefano, ove si trovavano magazzini affittati a librai; il fuoco mal contrastato perché il monastero era "isolato", a cagione della peste che vi si era manifestata, distrusse tutto: il più danneggiato risultò il grande esportatore di libri Giovanni Bartolomeo, e anche il B. perse tutti i suoi volumi che erano immagazzinati in un locale del monastero. Con supplica del 30 genn. 1529 egli chiese al Senato il rinnovo dei privilegi per la ristampa delle opere perdute, ma senza specificare di quali libri si trattasse: naturalinente la supplica così genericamente presentata non fu accolta; la rinnovò limitandola alla ristampa del Calepino e ad altre due opere legali, e fu accolta il 22 apr. 1529.
Dal 1528 al 1543 le sue edizioni sono tutte sottoscritte "B. Benali e compagni", ma nulla si è potuto appurare sull'identità di questi soci. L'ultima opera, a suo nome pubblicata nel 1543, è il Trattato dell'amor di Gesù del Savonarola. La data di morte del B. non sarà probabilmente da porsi molto lontano da quest'ultima edizione.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Arch. Not., Atti not. Comizolo de Adelaxis, pp. 151, 713; Arch. di Stato di Venezia, Senato Terra, Reg. 26, p. 15; Ibid., Provveditori della Sanità, reg. 2. p. 183; Ibid., Notariato Consiglio dei X, 17 ag. 1492, 15 febbr. 1494, 17 nov. 1499, 1° febbr. 1500; Ibid., Notariato di Collegio: 6 febbr. 1514, 9 febbr. 1515, 6 giugno 1516, 27 ag. 1524; Ibid., Senato: 22 dic. 1519, 22 apr. 1529; Venezia, Arch. Not., Giovanni Antonio da Treviso, 17 sett. 1517; M. Sanuto, Diarii..., XXXV, Venezia 1892, p. 388; XLIX, ibid. 1896, pp. 326, 396; R. Fulin, Documenti per servire alla storia della stampa venez., in Arch. veneto, XXIII (1882), p. 86; B. Cecchetti, Le pitture delle stampe di B. Benalio, ibid., XXXVII (1887), pp. 538 s.; P. Kristefler, Die italien. Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, p. 70 (nn. 185, 186, 187); O. Fumagalli, Lexikon tipographicum Italiae, Firenze 1905, pp. 33, 296, 466, 482; F. Novati, Donne tipografe del '500, in Il libro e la stampa, I (1907), p. 41; Essling (Le Prince d'), Le livre à figures vénitien…, Paris 1909, I, passim; IV, passim; L. Palandi, La stampa e gli stampatori di Bergamo, in Riv. di Bergamo, III (1924), pp. 1622 s.; V. Rossi, Un incendio a Venezia, in Il libro e la stampa, IV (1910), pp. 51 s.; V. Scholderer, Catalogue of books printed in the XV century now in the British Museum, London 1929, V, pp. XXXI, XLVIII, 368 S., 373 S., 525 s.; T. De Marinis, B. B., in Encicl. Ital., VI, Roma 1930, p. 593; E. Pastorello, Bibl. storico-analitica dell'arte della stampa a Venezia, Venezia 1933, passim; F. Ascarelli, La tipogr. cinquecentina in Italia, Firenze 1953, p. 166.