BINDONI, Bernardino
È il minore dei Bindoni della prima generazione e nacque, come gli altri, nel territorio del ducato di Milano. Sono ignote la data della nascita, quella del suo trasferimento a Venezia dal Verbano e quella della morte. Da documenti processuali del S. Uffizio di Venezia si ricava che aveva per soprannome "Pachiucho" e che nel 1551 aveva un figlio suo collaboratore nella bottega.
La sua attività si segue per mezzo delle edizioni che iniziano nel 1532, quando pubblica una ristampa del Liber facetiarum di Poggio Bracciolini, volgarizzato da anonimo, già replicato dalle più antiche stampe sia dai fratelli Alessandro e Benedetto (1523) sia dalla società Bindoni-Pasini (1526). Nel 1533 il medico Francesco Bonavides gli commise la stampa del suo trattatello De cura pleurisis; nel biennio 1533-1535 pubblicò alcuni opuscoli popolareschi, come Lo innamoramento di Carlo (1533) e il Lamento di Rodi (1535). Nel 1535 ristampa, poi, la Historia... di due nobili amanti, già pubblicata da Benedetto. Del 1536 è una edizione stampata insieme con il fratello Agostino,Vita dei santi Padri hystoriata, ed è la sola che abbia prodotto in società con un fratello. Di maggiore rilievo è il volgarizzamento del Supplementum chronicarum di I. F. Foresti, che licenziò nel 1535 e replicò nel 1540 su commissione di M. Sessa. Nel decennio 1536-1546 lavorò anche su commissione di privati e di altri librai veneziani, oltre che per proprio conto. Per Comin da Trino stampò nel 1545 la traduzione di L. Domenichi della Historia Venetiarum di Bernardo Giustinian e la Historia delle guerre di Maometto di M. Guazzo; per O. Scoto stampò nel 1544 le Prediche sul salmo Quam bonus del Savonarola, tradotte in volgare da G. Giannotti, e più lavorò per quel libraio estroso, con velleità letterarie, che fu Domenico de Gaztelu.
Per lui impresse nel 1544 il Nuovo lume: libro de arithmetica di G. Sfortunati; nel 1545 il Compendio della stirpe di Carlo Magno et di Carlo V di P. Mareno e la traduzione in italiano del primo libro delle Lettere del Guevara compiuta dallo stesso Gaztelu, che affidò a D. e C. Nicolini la stampa del secondo, mentre gli altri furono tradotti dall'Ulloa.
Tra i libri editi e stampati per proprio conto meritano ricordo: Le opere di Apollonio Pergeo, tradotte da G. B. Memi (1537), il volgarizzamento Fatti degni di memoria di Valerio Massimo (1537),Le metamorfosi di Ovidio tradotte da L. Dolce (1538), Il Canzoniere e I Trionfi del Petrarca (1541), copia dell'edizione giuntina del 1522, ristampata nel 1542 per conto della società Bindoni-Pasini ed ancora nel 1543 per conto proprio; in quest'anno ristampò l'Arcadia del Sannazaro e la traduzione delle opere di Luciano. Insieme con Giovanni Antonio da Sabio e per conto del libraio G. Pederzani stampò nel 1537 l'opera di G. Roselli De natura stirpium. Nel 1547 il B. si trasferì a Padova ove si associò con G. Fabriani, mantenendo tuttavia la bottega di Venezia, affidata al figlio Giovanni Antonio.
Venne costituita società regolare "Iacobus Fabrianus et Bernardinus de Bindonis socii" che iniziò con lo stampare un opuscolo: Avicennae primi libri Fen prima per magistrum Ioh. Martinum medicum hebraeum ex hebraico in latinum translata (1547), cui seguì la dissertazione del padovano F. Papafava De monte quem de pietate appellant (1547) e una prolusione del giurista savoiardo F. Pingon De legum laudibus oratio (1548). Ma la società presto si sciolse: il Fabriani continuò per suo conto e stampò sino al 1553; il B., dopo aver dato alla luce L'unico trionfo di P. C. Barletta (1548), se ne tornò a Venezia, a "san Luca in calle de' fuseri", ove riprese a lavorare in proprio e per conto del Gaztelu, con la collaborazione del figlio Giovanni Antonio, finché non incorse nelle sanzioni delle autorità.
Secondo il decreto promulgato il 12 febbr. 1543 in tutto il territorio della Repubblica, era rigorosamente proibita la stampa (e la vendita) di qualsiasi libro, opuscolo, o semplice foglio volante, senza il permesso preventivo che poteva essere rilasciato dal Senato, dal Consiglio dei Dieci o dai Riformatori dello Studio di Padova. Nel 1551 fu posto in vendita sul ponte di Rialto un "avviso" nel quale si narrava un delitto commesso a scopo di rapina da due frati nella pineta di Ravenna. Non si conosce il testo dell'opuscolo, ma qualche cosa di eccezionale doveva esso contenere, perché le infrazioni alla legge sulla stampa e vendita di libri proibiti erano punite solo con pene pecuniarie (eccezionalmente detentive) e mai con pene infamanti, né tanto meno con il bando. In questo caso, invece, per ordine del magistrato degli esecutori contro la Bestemmia vennero arrestati Giovanni Antonio Bindoni ed un tal Paris Mantoan (che non si capisce dagli atti processuali rimasti se fosse stato l'autore o il venditore dell'opuscolo); il B. non fu arrestato, o che si fosse messo in tempo a riparo, o che fosse casualmente lontano da Venezia. Venne però incriminato "benché assente" come gli altri due. Celebrato regolare processo contro i rei, il 16 nov. 1551, fu decretata la colpevolezza di "Bernardino Bindoni detto Pachiucho stampatore absente et Zuan Antonio suo fiol". Il 20 nov. 1551 il tribunale degli esecutori contro la Bestemmía ordinò al capitano generale "che domani facciate condurre tra le due colonne di san Marco Zuannatonio Bindoni stampatore et Paris Mantuan carcerati in leona, et li farete metter sopra un soler eminente, dove coronati della mitra diabolicis imaginibus depicta star debbeno tra terza infra nona". Dopo di che il tribunale sentenziò: "ditto Bernardino sia bandito per anni 10 da Venetia, et Zuan Antonio suo fiol sia bandito per anni cinque". Il B. era riuscito a porsi in salvo, ma dovette scontare per la sua contumacia una pena doppia di bando. Si ignora ove abbia trascorso questi anni; certo è che a Venezia non lo si trova più ed è possibile che sia morto prima di potervi ritornare.
Il figlio GiovanniAntonio fece ritorno nell'anno 1556 a Venezia, ove si dedicò al disegno di modelli per trine e ricami. Nel 1557 pubblicò una raccolta di ventinove tavole di modelli intitolata Il Monte. Opera nova di ricami; il3aprile dello stesso anno dedicava ad Antonina Tiepolo-Pasqualigo la Opera nova de ricami intitolata le Ricchezze delle bellissime e cortesissime donne. Della sua scarsa attività editoriale si perdono le tracce dopo il 1574.
Fonti e Bibl.: Arch. Stato di Venezia,Avogaria del Comun. Notatorio, al 29 marzo 1533; Ibid.,Esecutivo contro la bestemmia. Notatorio, busta 57, c. 123, e busta 63, c. 33; Ibid., Civico Museo Correr,Cod. Cicogna 3044,ad annum 1538; E. Pastorello,Tipografi,editori e librai a Venezia nel sec. XVI, Firenze 1924, p. 10, 13; Id.,Bibliografia storico-analitica dell'arte della stampa in Venezia, Venezia 1933, nn. 838-840; B. Saraceni Fantini,Prime indagini sulla stampa padovana del '500, in Misc. di scritti di bibl. ed erudiz. in mem. di L. Ferrari, Firenze 1952, pp. 422, 432; F. Ascarelli,La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, pp. 172, 176, 218; G. Pesenti,Libri censurati a Venezia nei secc. XVI-XVII, in La Bibliofilia, LVIII (1956), pp. 17 ss. Su Giovanni Antonio cfr. A. Lotz,Bibliographie der Modelbücher, Leipzig 1933, nn. 90 ss., e J. Loubier,Ein Venetianisches Modelbuch von Jahre 1559, in Zeitschrift für Bücherfreunde, I (1897), pp. 85 ss.