BOMBINI (Bombino), Bernardino
Nacque nell'anno 1523 a Cosenza da Nicolò, dottore in legge, di nobile famiglia cittadina. Sotto la guida del padre egli si dedicò agli studi giuridici che completò poi, frequentando i corsi di varie università italiane, lungo l'itinerario d'un viaggio che lo portò a Roma, a Venezia e poi nel 1547 a Ferrara, dove svolse tra l'altro un'intensa attività forense. A testimonianza di questa rimane una raccolta di Consilia, edita a Roma nel 1550, che ebbe ancora una seconda ristampa a Venezia nel 1574, accresciuta, tra l'altro, d'un trattatello De doctoris dignitate.
Tenne con tutta probabilità lezioni di ius civile a Napoli intorno al 1555 (Origlia), se non nello Studio, privatamente; a questo suo insegnamento andrebbe ricondotta la composizione di quel volume di Repetitiones aliquot in titulum de verborumobligatione e l'opuscolo De praeheminentia Episcoporum, ambedue editi in seguito a Venezia nel 1583.
Poco prima del 1560, tornato in patria, fu costretto al matrimonio, da cui nacquero numerosi figli. Morì a Cosenza nell'anno 1588.
Dopo il suo ritorno nella città natale prese a comporre l'operetta sua più nota, i Discorsi intorno al governo della guerra etGoverno domestico - Theorica dell'Agricoltura,Regimento Regio,Il Tiranno Et l'Eccellentia dell'humano genere, di cui abbiamo due edizioni, una napoletana del 1566 ed una veneziana del 1583.
Dedicati a Colantonio Caracciolo, marchese di Vico, sono opera modesta nell'ambito della ricca pubblicistica politica italiana del sec. XVI. Quel che va segnalato tuttavia è il richiamo diretto all'opera del Machiavelli. Alcune parti del Discorso sono anzi quasi interamente copiate, come il cap. VII sul tiranno dai capp. XIII, XI, e XLI dei Discorsi sulla prima Deca, e il cap. VIII, sulle milizie ausiliarie e mercenarie, dal cap. XIII del Principe. L'opera del B., pervasa da una elementare ispirazione assolutistica e da una gretta valorizzazione delle virtù "patrie", in un alternarsi di riferimenti retorici e giuridici, in cui il modesto umanista non trova difficoltà ad accostarsi al modesto bartolista, rimane tuttavia non priva di interesse proprio per essere una lettura arcaica e medievalizzante del "Fiorentino, maestro di guerra".
Il B. scrisse anche una Historia Brutiorum, a cui aveva atteso negli ultimi dieci anni della sua vita. Rimasta manoscritta è andata perduta.
Bibl.: N. Toppi, Biblioteca neapolitana, Napoli 1678, p. 44; G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, II, Napoli 1754, p. 179; B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli..., III, 3, Napoli 1754, pp. 263-66; M. Lipenius, Bibliotheca iuridica, Lipsiae 1757, I, p. 331; S. Spiriti, Mem. degli scrittoricosentini, Napoli 1750, pp. 92 s.; G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1763, p. 1510; E. D'Afflitto, Mem. degli scrittoridel Regno di Napoli, II, Napoli 1782, p. 146; L. Giustiniani, Mem.istor. degli scrittori legali del Regno di Napoli, Napoli 1787, I, pp. 128-30; F. Cavalli, La scienza politica in Italia, II, Venezia 1868, pp. 50 s.; T. Persico, Gliscrittori politici napoletanidal 1400al 1700, Napoli 1912, pp. 224-28; T. Bozza, Gliscrittori politici italiani dal 1550 al 1650, Roma 1949, pp. 41 s.