CELERI (Cellerius, Celerius, de Celeris, de Celleri, Celerio), Bernardino
Nacque a Lovere (Bergamo), presumibilmente intorno alla metà del sec. XV. Esercitò la professione di tipografo nel Veneto, e appunto dai libri da lui stampati tra il 1478 e il 1486 si ricavano gli scarsissimi dati della sua biografia. Cominciò la sua attività a Venezia, dove il 10 apr. 1478 apparvero le Canzoni di Niccolò Lelio Cosmico in caratteri tondi (tipo 110 Proctor), estremamente chiari, piuttosto simili a quelli usati sempre a Venezia da Vindelino da Spira. Nel corso dello stesso 1478 il C. si trasferì a Padova, dove la sua attività è attestata dal colophon (peraltro privo dell'indicazione del giorno e del mese) dell'opuscolo di Matteo Collazio Responsio de fine oratoris. All'officina padovana del C. il Gesamtkatalog der Wiegendrucke, attribuisce i caratteri di un altro incunabolo, la Summa de sponsalibus di Giovanni d'Andrea, cui mancano tuttavia le indicazioni di luogo, tempo e tipografo. Tra il febbraio e il luglio 1480 il C. stampò a Treviso, dove si era nel frattempo trasferito, quattro volumi di diverso impegno e importanza.
Il 24 o il 25 febbraio vide la luce la monumentale traduzione latina di Lampugnino Birago delle Antichità romane di Dionigi di Alicarnassò, quindi il 12 maggio, contemporaneamente, apparvero i Rudimenta grammatices di Niccolò Perotti e i versi del Martirio del novello Sebastiano di Giorgio Sommariva, un opuscoletto di sole sei carte che doveva fungere da introduzione al libello antisemita dello stesso autore, il Martirio del b. Simone da Trento, uscito il 14 luglio.
Nemmeno a Treviso il C. rimase a lungo: già il 9 dicembre dello stesso 1480 dalla sua officina ristabilita a Venezia uscivano le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio in traduzione italiana. I tipi del secondo e conclusivo periodo veneziano dell'attività del C. sono in genere caratterizzati da un corpo leggermente allungato (112/113) rispetto a quello usato per le Canzoni del Cosmico, secondo una tendenza che aveva già contraddistinto i prodotti della sua officina trevigiana. Nel corso del 1483 il C. stampò le Laudi di Leonardo Giustiniani (in agosto) nonché, senza indicazione di mese e giorno, la versione italiana delle Facetiae di Poggio Bracciolini e la commedia latina Epirota di Tommaso Mezzo. L'unica eccezione all'uso di caratteri romani da parte del C. si trova in un volume dell'anno seguente, le Consequentiae di Rodolfo Strode insieme col commento di Alessandro Sermoneta e i Dubia di Paolo della Pergola. Il libro, uscito il 30 apr. 1484, è stampato infatti in caratteri gotici molto vicini a quelli (tipo 75) usati qualche tempo prima a Venezia dal tedesco Georg Walch. In tondo sono di nuovo le Canzonette di Leonardo Giustiniani, ultimo libro stampato dal C. solo, apparso il 1º ott. 1485.
Il nome del C. appare anche nel colophon di due volumi prodotti in collaborazione con altri tipografi. Il 12 ott. 1484 uscì a Venezia per le cure del C. e di Bernardino Rizzo da Novara una raccolta ciceroniana comprendente De officiis, De amicitia, De senectute e Paradoxa stoicorum, con i commenti di Pietro Marsi, Ognibene da Lonigo e Martino Filetico. L'edizione, esemplata su quella di poco precedente di Battista de Tortis, utilizza i tipi 111 e 82 (mai più usati nella successiva produzione del Rizzo) per il latino e 80 per il greco. L'ultima fatica nota del C. è un Virgilio finito di stampare il 21 giugno 1486 (senza indicazione di luogo) con la collaborazione di Cesare da Parma, figura molto secondaria della prototipografia italiana.
Dopo il 1486 del C. si perde ogni traccia.
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