CESARI, Bernardino
Figlio, di Muzio, nacque ad Arpino (Frosinone) nel 1571. Fratello minore di Giuseppe, il Cavalier d'Arpino, è documentato per la prima volta a Roma in una condanna del 9 nov. 1592 per tentata estorsione e connivenza con i banditi. Per questo nell'agosto dello stesso anno era fuggito ad Arpino e poi a Napoli; il 3 giugno 1593 fu sollevato dalla pena (Archivio di Stato di Roma, Tribunale del governatore,Miscellanea Artisti, fasc. 63; Roettgen, 1973, p. 177 n. 6).
A Napoli il C. finì le pitture del fratello nella prima volta del coro della certosa di S. Martino dove sono da attribuirgli (Roettgen, 1973 p. 28) anche le pitture della volta con i pennacchi nel passaggio tra il capitolo dei padri e il parlatorio. Queste vanno confrontate con il grande affresco, citato dalle fonti, con l'Ingresso di Costantino a Roma del 1600 in S. Giovanni in Laterano (dove è anche un suo S. Pietro).Documentata è anche Diana e Atteone (Roma, Galleria Borghese), copia firmata dello stesso soggetto del Cavalier d'Arpino. Sotto la direzione del fratello il C. lavorò, sempre a Roma, in S. Cesareo (S. Cesareo davanti ai giudici, le due figure di contorno e Putti e Padri della Chiesa nella volta del ciborio).
Le figure del C. sono pesanti e tozze; ma sono di buona qualità gli affreschi con scene della Vita di Maria nel coro di S. Maria a Sermoneta: secondo l'iscrizione esse furono commissionate da A. Americo nel 1603, e sono da attribuire al C. su basi stilistiche.
Altre opere attribuibili al C. sono la Resurrezione di Cristo e, sul retro, l'Ultima cena, 1590 circa (Santopadre, presso Arpino, S. Folco); S. Sebastiano, 1601 circa (Boville Ernica, S. Michele Arcangelo); la Cacciata dal Paradiso (Londra, Apsley House); il Riposo nella fuga in Egitto, 1605circa, e l'Annunciazione, intorno al 1605(Macerata, S. Maria delle Vergini); la Sacra Famiglia con s. Giovannino (Siena, Pinacoteca); la Sacra famiglia (Roma, coll. Priv., fig. 35, in Roettgen, 1973); una parte dei triangoli (quelli verso il Corso) della volta della galleria del palazzo Verospi (oggi Credito italiano). Il Baglione (pp. 147 s.)dice che il C. lavorò nel palazzo Patrizi (poi Costaguti) a piazza Mattei; e di fatto, si può riconoscere la sua mano in alcune figure della stanza con le Stagioni.Del resto in un inventario Patrizi del 1624 redatto dal Cavalier d'Arpino (Arch. di Stato di Roma, Notari Capitolini,Not. Leonardus Bonannus, Uff. 2, vol. 92, 1624, cc. 355 s.) sono menzionati numerosi quadri del C., oltre a un suo ritratto eseguito dal Caravaggio del quale era amico fin dal 1593(Mancini). Su basi stilistiche gli si deve attribuire la "sala con le Virtù" nella villa Sora di Frascati come pure la grande sala nel castello di Poli nella cui cappella si trova un affresco firmato dal Cavalier d'Arpino (S. Francesco).Sono perdute due tele citate, dal Baglione (p. 147): Noli me tangere in S. Carlo ai Catinari e una Madonna con Bambino e santi nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano, dove il Titi (1674, pp. 224 s.)attribuiva al C. la decorazione della prima cappella a sinistra, eseguita forse dal nipote Bernardino.
Nel 1617 il C. ottenne una provvigione mensile (Arch. di Stato di Roma, Camerale I,Dep. Gen. 1879). Il 30 agosto dello stesso anno il Cavalier d'Arpino ringraziava il priore di Montecassino Pietro da Verona per la partecipazione alle vicende (a noi sconosciute) del fratello Bernardino (Arch. dell'Abbazia di Montecassino). Questi, il 14 ottobre, diede allo stesso priore una procura per i suoi beni mobili e immobili (Arch. di Stato di Roma, Segretari e Cancellieri della R. C. A., Livio Antinori, reg. 79. cc. 731 ss.).
Il C. morì, molto presumibilmente a Roma, nel 1622 (Roma, Archivio dell'Accademia di S. Luca, vol. 146, n. 1; vol. 69, f. 312a: ivi un suo Ritratto).Una figlia, Agata Margherita, nel 1629 entrò nel convento di S. Lucia in Selci.
Il C. fu artista senza personalità che seguiva, appesantendolo, lo stile grazioso del fratello. Gli sono stati attribuiti una serie di disegni (Roettgen, 1973, pp. 170 ss., in parte studi preparatori); tra l'altro, come ricorda il Baglione (p. 147), copiò anche da Michelangelo (per esempio gli Arcieri del Castello di Windsor).
Fonti e Bibl.: G. Mancini, Considerazioni sulla pittura... [1621], a cura di A. Marucchi -L. Salerno, I-II, Roma 1956, ad Indicem;G. Baglione, Le Vite de' pittori... [1642], Roma1935, pp. 147 s.; F. Titi, Studio di pittura,scoltura et architettura nelle chiese di Roma, Roma1674; H. Roettgen, Il Cavalier d'Arpino (catalogo), Roma 1973, passim; R. Causa, L'arte nella certosa di S. Martino, Napoli 1973, ad Indices; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 308 s.