CORI, Bernardino (Bernardinus de Choris de Cremona, Bernardinus de Cremona, Bernardino di Cuori)
Originario di Cremona, fu attivo come tipografo a Venezia tra il 1488 e il 1492: non si hanno notizie che lo riguardano al di fuori di tali anni. L'edizione in volgare delle Vite dei santi padri, che reca la data del 23 febbraio del 1488, sembra segnare l'inizio della sua attività; non è improbabile tuttavia che tale data sia calcolata secondo l'uso veneto e si riferisca in realtà al 1489. In questo caso il suo libro più antico dovrebbe essere l'Officium Beatae Mariae Virginis sottoscritto il 29 marzo 1488. Dopo questa data continuò la sua attività di tipografo con una certa regolarità fino al 31 ott. 1492, stampando in tutto una ventina di edizioni.
Per qualche tempo operò in società con Simone da Lovere, che riappare poi come tipografo indipendente, sempre a Venezia, a partire dal 1497. La società tra i due tipografi non dovette tuttavia essere troppo stretta, perché alcuni libri che appaiono stampati dal solo C. sono intervallati a quelli che stampò in collaborazione. Dall'agosto 1489 al dicembre 1490 figura nelle sottoscrizioni come socio di Simone da Lovere; nel marzo 1491 riprende a stampare da solo, ma verso la fine dello stesso anno torna a fare società con Simone e lavora anche per conto di Andrea Torresani; infine nel 1491 e nel 1492 sottoscrive le sue edizioni di nuovo solamente con il suo nome.
Dall'esame degli oltre venti titoli che compongono la produzione tipografica del C. nell'arco di circa cinque anni appare degna di nota, sia pure in relazione alla contemporanea produzione editoriale veneziana, la considerevole percentuale di classici che egli stampò, circa la metà del totale, mentre non sono più di due o tre le opere di argomento liturgico o religioso e risultano totalmente assenti quelle di argomento giuridico. Tale produzione libraria sembra dunque testimoniare con evidenza una scelta editoriale, che rivela nel tipografo interessi culturali precisi, anche se non altrimenti documentabili. Fra le edizioni di classici, notevoli appaiono quelle delle Commedie di Terenzio (rispettivamente del 12 ag. 1488 e del 29 nov. 1491). come pure quelle delle Noctes Atticae di Gellio (13 ag. 1489) e delle Epistolae ad familiares di Cicerone (20 sett. 1491). Sono da ricordare, inoltre, due imprese editoriali di notevole portata: la stampa delle opere complete di Seneca, compiuta il 5 ott. 1490, e soprattutto quella delle opere di Platone nella traduzione latina di Marsilio Ficino, terminata il 13 ag. 1491 a spese di Andrea Torresani ed in società con Simone da Lovere.
Numerosi furono i caratteri di stampa che il C. impiegò nelle sue edizioni: una quindicina in tutto, dei quali sette romani, sei gotici e due alfabeti greci minuscoli. Possedette anche una serie di lettere xilografiche, a fondo nero con fogliami, di disegno, abbastanza comune, che impiegò una sola volta nella stampa della Ecatomphyla di Leon Battista Alberti. La sua marca tipografica era del tipo usuale in quegli anni a Venezia: un cerchio con la croce di S. Andrea e le iniziali B. C.
Bibl.: F. Arisi, Cremona literata, Parma 1702, I, pp. 370 s.; Catal. of Books Printed in theXVth Century now in the British Museum, V, London 1924, pp. XL, 463-466; R. Bertieri, Editorie stampatori ital. del Quattrocento, Milano 1929, p. 42; Indice gener. degli incunaboli delle biblioteched'Italia, I-VI, nn. 152, 2221, 2515, 2842, 2915, 3180, 3890, 4591, 4768, 4803, 4871, 5222, 6934, 7013, 7420, 7422, 7666 s., 7861, 8869 s., 8941, 9451 s., 9456.