DALLE CROCI, Bernardino (Bernardino da Parma)
Figlio di Giacomino, nacque presumibilmente verso la metà del XV secolo; fu capostipite di una famiglia di orefici di origine parmense attiva a Brescia dalla seconda metà del sec. XV alla seconda metà del XVI, i cui membri si distinsero nella produzione di croci astili da cui derivarono verosimilmente la denominazione "Bernardinus de Parma dictus de le Crucibus". Nell'estimo dell'anno 1486 egli risulta abitare a Brescia nella pr ' ima quadra di S. Faustino (Brescia, Biblioteca Queriniana, Archivio stor. civico 196, Estimo 1486, f. 3v). Nel 1487 ricevette il saldo di pagamento del suo capolavoro, il piedistallo del reliquiario della SS. Croce, conservato nel tesoro del duomo vecchio di Brescia, la cui realizzazione fu deliberata dal Consiglio speciale della città il 12 ag. 1474 e del Consiglio generale il 30 dello stesso mese (Panazza, Il tesoro...., 1957, p. 19). Nel contratto stipulato il 23 marzo 1477 (Biblioteca Queriniana, Archivio storico civico, reg. 748, c. 16) il D. si impegnava ad eseguire l'opera su modello del tabernacolo, che egli stava realizzando per i frati di S. Domenico, entro il mese di maggio di quello stesso anno.
Iscritto alla Scuola dei SS. Sacramento del duomo, il D. è nominato nel verbale della seduta del 1° maggio 1501 del consiglio generale della Scuola, in cui figura tra i membri incaricati di sovrintendere all'esecuzione dell'ancona della Confraternita, che fu affidata al pittore bresciano Vincenzo Foppa (Guerrini, 1951). Le indagini di C. Boselli hanno documentato la partecipazione del D. alla realizzazione del sepolcro Martinengo già nella chiesa di S. Cristo di Brescia (e ora presso la chiesa di S. Giulia, ex Museo cristiano); in questa impresa che comportò, per la decorazione, un'attività di bronzista, l'artista risulta impegnato dal 1503, anno in cui stipulò il contratto in data 29 maggio fino all'8 ag. 1516 quando sottoscrisse l'impegno a finire l'opera entro diciotto mesi (Boselli, 19773 pp. 107-12). Il 4 ag. 1521 i frati minori osservanti di S. Francesco del convento di S. Giuseppe di Brescia concessero al D., sindaco del convento, l'autorizzazione a costruire a sue spese una cappella nella chiesa, la nona della navata sinistra dall'ingresso, dedicata a s. Bernardo (attualmente a s. Guglielmo), davanti alla quale avessero sepoltura lui e i membri della sua famiglia (Arch. di Stato di Brescia, Fondo Religione, reg. 99, ff. 69, 199; Prestini, 1978, p. 116). L'attività svolta dal D. in qualità di procuratore dei minori osservanti di S. Apollonio e in seguito di sindaco del convento di S. Giuseppe, incarico che egli ricoprì almeno dal 1519 all'aprile 1528, è attestata da alcuni documenti (Arch. di Stato di Brescia, Fondo Religione, reg. 99, ff. 123v, 196 s.; Frati, 1983). Il 19 luglio 1522 è registrata una vendita al D. da parte di fra' Onorio, sindaco e procuratore dei frati di S. Domenico, di una croce e di un calice con patena d'argento dorato.
Per erronea trascrizione dal manoscritto di P. Nassino da parte di A. Valentini (1882, p. 34 n. 1), si è tramandata, ripetuta in tutta la bibliografia successiva, la data 6 giugno 1528 come data della morte di Bernardino. Nel sopracitato manoscritto in verità si ricorda che il 6 luglio 1528 il D. acquistò un terreno e che un suo figlio (forse Gian Francesco) fu ucciso da Giovan Giacomo Savallo.
La morte del D. deve essere avvenuta a Brescia tra il 1528 e il 1530, se in un documento del 7 genn. 1531 risulta essere gia morto (Boselli, 19773 p. 110).
La fama del D. è legata soprattutto al piedistallo del reliquiario della SS. Croce del tesoro del duomo vecchio di Brescia recante la sua firma e terminato nel 1487, anno in cui l'artefice fu saldato con il denaro ricavato dalla vendita dell'argenteria lasciata per la Fabbrica del duomo dal vescovo D. Dominici (cfr. C. Pasero, in Storia di Brescia, II, p. 196n. 16. È errato il nome del vescovo D. Bollani, morto quasi un secolo dopo, in Panazza, 1957). Solo nel 1533fu eseguita la parte superiore del prezioso reliquiario, la teca vera e propria in forma di doppia croce, opera dell'orefice bresciano Giovanni Maria Mondella. Il piedestallo (cm 28×21,5) è d'argento fuso e dorato, impreziosito da ornati a filigrana su sfondi di smalto verde e azzurro. Esso si articola come un tempietto ottagono a due piani sulle cui superfici si distende una ricca ed esuberante decorazione, caratteristica del gusto lombardo protorinascimentale (Peroni, 1964, p. 743) e rivela tutta la sua modernità di impostazione se confrontato con la coeva croce dei milanesi A. Pozzi e A. Sacchi per il duomo di Cremona o con l'ostensorio del duomo di Lodi. 1 piedi del basamento, anch'esso ottagonale, in forma di delfini trattenenti nelle fauci una palla, sono probabilmente, secondo un'ipotesi avanzata da Panazza (Il tesoro..., 1958, p. 21), un'aggiunta posteriore del 1517.
L'opera è stata messa in relazione, per affinità stilistiche, con il reliquiario delle SS. Spine, anch'esso conservato nel tesoro del duomo vecchio di Brescia ma proveniente da S. Giulia (Morassi, 1939, pp. 192 s.; Panazza, Il tesoro..., 1958, p. 33 n; 38) e con la croce-reliquiario di S. Faustino Maggiore di Brescia (proveniente da S. Giulia; Morassi, 1939, p. 224; Panazza, 1956, pp. 33, 34 n. 39).
Esposto alla Mostra d'arte sacra in duomo vecchio a Brescia nel 1904 (cfr. catal.), il reliquiario della SS. Croce fu restaurato nel 1957 (Masetti Zannini, 1957).
Gian Francesco, figlio del D., nacque a Brescia nella seconda metà del sec. XV; firmò e datò nel 1501 la croce astile della chiesa di S. Francesco di Brescia. Risulta già morto nel 1531 (Boselli, 1977, p. 110) ed è forse lui da identificare col figlio del D. che P. Nassino ricorda ucciso il 6 luglio 1528 da Giovan Giacomo Savallo in piazza S. Faustino.
Unica sua opera nota, da annoverarsi tra le massime realizzazioni dell'oreficeria italiana del primo Rinascimento (Morassi, 1939, pp. 270 s.), è la croce argentea di S. Francesco, commissionatagli su disposizione testamentaria di Francesco Senni, detto Sanson, generale dell'Ordine dei francescani, del 21 ott. 1499.
Lo schema usuale delle croci astili e processionali del tempo è tradotto in forme monumentali (cm 105 × 152) con grande coerenza stilistica ed estrema perizia tecnica, come rivela l'altissima qualità delle decorazioni che sono state realizzate a sbalzo, cesello, con ornati a filigrana su sfondi di smalto. Il Peroni (1964, pp. 739-43), al quale si deve un'ampia ed analitica descrizione della croce, ne ha sottolineato le affinità con le migliori manifestazioni della scultura e della decorazione plastica bresciane coeve, in particolare con la produzione di Stefano Lamberti, riconoscendo in Gian Francesco il maggiore esponente dei Dalle Croci, protagonista di un vero rinnovamento rinascimentale. La croce, salvata dal minorita Lollio da una vendita all'asta nel 1797 (Fé d'Ostiani, 1895), venne restaurata nel corso del 1866 ed esposta nel 1878 nella sala degli arazzi dell'Ateneo di Brescia (Da Ponte, 1878), nel 1904 in duomo vecchio (cfr. catal.) e nel 1981 in S. Francesco (Anelli Guzzo, 1981). Recentemente S. Guerrim (1982) ha avanzato, sulla base di confronti stilistici, l'ipotesi di attribuzione a Gian Francesco della croce astile della chiesa parrocchiale della Visitazione di Bagnolo Mella (Brescia).
Dei figli di Gian Francesco sono noti Serafino e Gerolamo, orefici.
Gerolamo, figlio di Gian Francesco, nacque a Brescia nel 1494. Nella polizza d'estimo del 1534 (Bibl. Queriniana, Archivio storico civico) ricordata anche dal Fenaroli (1877, p. 111), risulta abitare nella prima quadra di S. Faustino. L'ipotesi, avanzata dal Fornoni (1908), di identificazione di Gerolamo con l'omonimo orefice appartenente ad una famiglia di orefici bergamaschi che assunsero lo stesso appellativo "De Cruce", non è pertanto sostenibile, alla luce della documentazione nota. Nella bottega di Gerolamo, situata in contrada del corso degli Orefici, lavorava anche il fratello Serafino (nato a Brescia nel 1504), i rapporti con il quale sono attestati da vari documenti (Boselli, 1977, pp. 111 s.; cfr. anche polizza d'estimo c. s., f. 43). Nel 1518 Gerolamo firmò e datò la croce astile della parrocchiale collegiata di S. Maria Assunta di Cividate Camuno. Fece testamento il 12 sett. 1546 e il 5 ottobre 1552 (ibid.).
La sua morte deve essere avvenuta tra il 1560, anno in cui risulta ancora vivo da un documento reperito dal Putelli (1937), e il 1568, anno in cui, come si deduce dalla polizza d'estimo del figlio Giuseppe, risulta essere già morto (Biblioteca Queriniana, Arch. stor. civ. 196, Polizze d'estimo 187, cart. Cra 1568, f. 207).
Unica opera di Gerolamo per ora nota è la croce astile di Cividate Camuno (1518) in lamina d'argento cesellato e dorato, impreziosita da nielli, esemplata sul modello della croce di S. Francesco di Brescia, opera del padre Gian Francesco, della quale costituisce, secondo il Peroni (1964, p. 744), una versione artigianale, rivelandosi un'opera sostanzialmente ritardataria e di limitato respiro.
Per affinità stilistiche è stata ricondotta all'ambito di Gerolamo la croce astile della chiesa parrocchiale di Lodrino (Brescia; ibid., p. 745). La croce è stata esposta alla Mostra d'arte sacra in duomo vecchio a Brescia nel 1904 (cfr. catal., p. 93) e nel 1966 alla Mostra del restauro in S. Antonio a Breno (Brescia). G. Panazza (1958, pp. 33 s. n. 39) propende ad attribuire a Gerolamo la parte superiore della croce reliquiario di S. Faustino Maggiore di Brescia.
Gerolamo ebbe numerosi figli: Gian Francesco, Polidoro, Giuseppe, Paola, Bernardino, Lucia, Iacopo Antonio (Boselli, 1977, p. 110), Pellegrina (Biblioteca Queriniana, Arch. stor. civ. 196, Pol. d'estimo 187, cart. Cra 1568, f. 49) e Panfila (ibid., f.131). Di essi continuarono l'arte del padre Iacopo Antonio (n. a Brescia nel 1536), Gian Francesco (n. a Brescia nel 1518; testò nel 1561), e Giuseppe (n. a Brescia nel 1522 e morto ante 1592), ma non se ne conoscono opere.
Fonti e Bibl.: Brescia, Biblioteca Queriniana, Arch. stor. civico 196, Estimo 1486, f. 3v (Bernardino); Ibid., Ibid., Polizze d'estimo 187, cart. Cra 1534, ff. 43 (Serafino), 49 (Gerolamo); cart. Cra 1568, ff. 131 (Giacomo Antonio), 207 (Giuseppe); Ibid., ms. C I 15: P. Nassino, Registro di molte cose seguite..., f. 130 (Bernardino); Arch. di Stato di Brescia, Fondo Religione, reg. 99, ff. 69, 99, 123v, 196 s., 199 (Bernardino); V. Vimercati Sozzi, Description... de la paix de M. Dei, suivie d'une note sur Gian Francesco dalle Croci, Saint-Germain 1868; Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1874, pp. 160 ss. (Gian Francesco), 162 s. (Gerolamo); S. Fenaroli, Diz. d. artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 107 s. (Gian Francesco), 109 ss. (Gerolamo); P. Da Ponte, Esposiz. d. Pittura bresciana a cura dell'Ateneo di Brescia, Brescia 1878, p. 66 (Gian Francesco e Gerolamo); A. Valentini, Le Santissime Croci di Brescia illustrate, Brescia 1882, pp. 31, 34 (Bernardino) n. 1 (Francesco e Gerolamo); L. Fé d'Ostiani, Storia, tradiz. arte nelle vie di Brescia, Brescia 1895, p. 40 (Gian Francesco); Esposiz. bresciana 1904. Catal. illustrato della Sezione arte sacra, Brescia 1904, pp. 90 ss. (Gian Francesco), 93 (Gerolamo), 99 s. (Bernardino; recens. di A. Venturi, in L'Arte, V1190-41, P. 323); E. Fornoni, Orefici e gioiellieri bergamaschi anteriori al XVII sec. (estratto dagli Atti dell'Ateneo di scienze, lett. ed arti, di Bergamo) Bergamo 1908, p. 12 (Gerolamo); A. Ugoletti, Brescia, Bergamo 1909, pp. 112 S. (Bernardino, Gerolamo e Gian Francesco); F. Canevali, Elenco d. edifici monumentali, opere d'arte e ricordi stor. est . stenti . nella Valle Camonica, Milano 1912, pp. 236, 238 (Gerolamo); P. Guerrini, Iltesoro delle Sante Croci nella storia e nell'arte, Brescia 1924, p. 22 (Bernardino, Gerolamo e Gian Francesco); P. 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