BERNARDINO di Martino
Architetto e scultore attivo a Vicenza nel sec. XV, da non confondere con altri artisti dallo stesso nome, ma dei quali è taciuta o non è accertata la paternità, attivi a Milano e in Lombardia: per es. con Bernardino da Zenale di Treviglio. Dato che ha sempre operato a Vicenza è errato anche l'appellativo "da Milano".
B. si trasferì a Vicenza dalla natia Lombardia (forse da Como) per seguire il cognato Tommaso di Bartolomeo da Lugano (padre dello scultore e architetto Rocco da Vicenza, attivo dopo il 1512 in Umbria) e si iscrisse, ancora giovane, nel 1477, alla fraglia degli scultori e tagliapietre di Vicenza. Il B. si sposò nell'anno 1482, e già da due anni collaborava con Tommaso nella bottega di costui in via Pedemuro S. Biagio (la stessa dove ebbero il proprio laboratorio tutti gli scultori vicentini più importanti dalla fine del sec. XV alla fine del XVIII e dove iniziarono la loro attività gli artisti più celebri di quei secoli, dal Palladio ai Marinali).
Un primo saggio della collaborazione di B. con Tommaso fu il paliotto d'altare rappresentante S. Vitale fra s. Gregorio e s. Caterina nella chiesa di S. Vitale di Montecchio Maggiore (Vicenza), ma la diversità dei caratteri di queste sculture dimostra in Tommaso un artista più formato e progredito, mentre B. risulta appena all'inizio della sua attività di scultore: infatti, più che per questa, deve essere ricordato per le sue opere di architettura.
Fra esse i documenti gli attribuiscono la loggia interna del vescovato di Vicenza, eretta nel 1495 dal vescovo G. B. Zeno. Questa opera venne eseguita da B. in collaborazione con i muratori Giovanni Fugier da Rivolta e i figli di costui, Bello e Francesco; ma, per alcuni difetti di costruzione della parte muraria, i Fugier furono obbligati a ricostruirla. Tuttavia subito dopo B. ebbe altri importanti incarichi, il che prova che egli non fu ritenuto responsabile dell'opera dei muratori. Nel 1496 fu incaricato di costruire, insieme con lo scultore Zanon Marchesini da Chiampo, la scala principale, tuttora esistente, che dalla piazza dei Signori sale al piano nobile delle logge del Palazzo della Ragione di Vicenza; nell'anno 1499 venne eletto arbitro da Gerardo merciaio, zio paterno di Valerio Belli, famoso incisore di cristalli e pietre dure, in una lite contro lo scultore Lorenzo di Giovanni Grandi per alcuni lavori e pietre, consegnate dal detto Lorenzo al maestro Gerardo. Subito dopo, nel 1500, B. lavorò nella scalinata che sale all'altare maggiore della chiesa di S. Corona, mentre il cognato Tommaso da Lugano attendeva ad altri lavori nella stessa chiesa. Questa contemporanea presenza dei due scultori appare significativa in quanto proprio negli anni 1500-1502 venne innalzato l'altare di S. Giovanni Battista nella chiesa suddetta, altare in cui si notano molti elementi decorativi e ornamentali già esistenti nella loggetta interna del vescovato e in alcune opere di Rocco, figlio di Tommaso e nipote di B., eseguite in Umbria. D'altra parte i documenti attestano che Battista Graziani Garzadori, committente dell'altare, fu amico di B., e assistette al testamento con cui questi, il 3 febbraio 1504, istituì suoi eredi universali i figli Giovan Pietro ed Eugenio.
Di Eugenio mancano notizie mentre si sa che Giovan Pietro, essendosi dato alla scultura, seguì ancora giovane il cugino Rocco in Umbria, e prima collaborò con lui nella esecuzione del ciborio della chiesa di S. Maria Maggiore a Spello e poi passò a lavorare nella chiesa di S. Maria della Consolazione a Todi, ritornando infine a Vicenza, dove si iscrisse nel 1520 alla fraglia dei muratori e scultori. In un atto del 28 luglio di quell'anno dichiarò di avere 24 anni. Altre sue eventuali opere di scultura in Vicenza rimangono sconosciute. Numerose sono le notizie di altri discendenti di Bernardino. Infatti, Giov. Pietro ebbe un figlio di nome Bernardino come il nonno paterno, il quale si iscrisse a sua volta alla fraglia nel 1536, e nel 1570, in occasione della guerra contro l'impero turco, partì come bombardiere. Fra le figlie di B. viene ricordata Aurelia, che ebbe un figlio, Giorgio, iscrittosi anch'egli alla fraglia dei muratori e scultori di Vicenza nel 1525, e che lavorò nella bottega di Giovanni di Giacomo da Torlezza, architetto e scultore, insieme con Andrea Palladio.
Bibl.: T. Faccioli, Musaeum lapidarium vicentinum [1776], Vicenza 1804, III, p. 245; D. D. Bortolan, Saggio di un diz. biogr. di artisti vicentini, Vicenza 1885; P. Paoletti, Architettura e scultura del rinascimento in Venezia, Venezia 1893, p. 159; G. G. Zorzi, Contrib. alla storia dell'arte vicentina nei secc. XV e XVI, in Miscell. di storia veneto-tridentina (architetti, ingegneri, scultori, tagliapietre), II(1926), pp. 103-121, 125, 132; Id., Architetti e scultori dei laghi di Lugano e di Como a Vicenza nel sec. XV, in Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Como 1959, pp. 351-353, 361, nn. 20, 21; Id., Una perizia di Michele Sanmicheli per un'opera di Rocco da Vicenza in Umbria, in Atti d. Accad. di agricoltura scienze e lettere di Verona, s. 6, XII (1960-61), pp. 144, 145; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p.442 (B. di Martino da Milano).