Carvajal, Bernardino López de
Nacque a Plasencia, in Estremadura, nel 1456. Dopo gli studi teologici a Salamanca intraprese una brillante carriera ecclesiastica che lo portò più volte a rappresentare gli interessi dei sovrani spagnoli a Roma. Nominato cardinale da Alessandro VI nel 1493 (e titolare dal 1495 di S. Croce in Gerusalemme), nonostante le gravi tensioni con il nuovo pontefice, ricoprì incarichi politici e diplomatici di primo piano anche sotto Giulio II. Questi, nel luglio 1507, lo nominò legato a latere presso Massimiliano I d’Asburgo, con l’obiettivo di distogliere l’imperatore dal suo proposito di scendere in Italia. Il 10 agosto M. fu inviato dai Dieci a Siena – dove C. avrebbe fatto tappa il 14 – per avere notizie circa il successivo tragitto del legato, e sondarne le intenzioni. Colpito dall’aspetto a dir poco dimesso del seguito del legato («paiono la maggior parte di loro usciti dalle Stinche [le prigioni di Firenze]»), M. informò quindi minuziosamente i Dieci del copioso vettovagliamento donato a C. dalla Signoria senese, e soprattutto della missione affidatagli dal papa (M. ai Dieci, 12 e 14 agosto 1507, LCSG, 6° t., pp. 70, 72-74).
Le strade di M. e del cardinale di S. Croce si sarebbero incrociate più da vicino nel 1511. Nell’agosto 1510, C. e altri quattro cardinali, contrari alla pace con Venezia (→ Cambrai, lega di) si ribellarono a Giulio II; nel maggio 1511, d’accordo con il re di Francia, convocarono per il settembre successivo un concilio in funzione antipapale. Come sede scelsero Pisa, costringendo la Repubblica fiorentina a subire le minacce (non solo spirituali) del papa, il quale intanto convocava in Laterano un concilio universale. A inizio settembre M. si recò a Borgo San Donnino per incontrare i cardinali in cammino verso Pisa e convincerli ad annullare il conciliabolum, o a trasferirlo altrove, o almeno a rinviarne l’apertura. Ottenuta da C. la promessa di uno spostamento dell’assise – rinviata a novembre – dopo qualche seduta formale, M. proseguì per la corte di Luigi XII, onde confermare il risultato ottenuto. Tornato dalla Francia il 2 novembre, già l’indomani venne inviato a Pisa, per convincere i cardinali a sospendere il concilio al più presto, o quanto meno a trasferirlo. Il 6 ebbe con C. un «lungo ragionamento», nel quale cercò di dimostrare che abbandonare Pisa sarebbe stato per i cardinali «un partito savio», perché «e’ si leverebbeno da queste angustie di questo alloggiamento»; «e’ farebbero el papa nel discostargli da casa il concilio più freddo»; e infine «faccendolo o in terra di Francia o in terra della Magna, e’ troveriano e’ popoli più atti ad ubbidirli che non sono per fare e’ populi di Toscana» (M. ai Dieci, 6 nov. 1511, LCSG, 7° t., p. 101) – dov’è da notare la lucidità con cui M., non solo nelle opere maggiori, considerava la dimensione politica delle questioni religiose (Cantimori 1966, pp. 10-11). Il 12 novembre il conciliabolo venne finalmente trasferito; ma per il governo soderiniano, che era riuscito a scontentare tanto il papa quanto il potente alleato francese, la fine era ormai prossima. C. fu reintegrato nella Chiesa, due anni dopo, da Leone X; morì a Roma nel 1523.
Bibliografia: A. Renaudet, Le Concile Gallican de Pise-Milan: Documents florentins (1510-1512), Paris 1922, passim; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Roma 1954, Firenze 19787, pp. 160, 198-202; D. Cantimori, Niccolò Machiavelli: il politico e lo storico, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Cecchi, N. Sapegno, 4° vol., Milano 1966, pp. 7-53; G. Fragnito, Carvajal Bernardino Lopez de, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 21° vol., Roma 1978, ad vocem; N.H. Minnich, The role of prophecy in the career of the enigmatic Bernardino López de Carvajal, in Prophetic Rome in the high Renaissance period, ed. M. Reeves, Oxford 1992, pp. 111-20; A. Landi, Concilio e papato nel Rinascimento (1449-1516). Un problema irrisolto, Torino 1997, ad indicem; V. Calvo Fernández, El cardenal Bernardino de Carvajal y la traducción latina del Itinerario de Ludovico Vartema, «Cuadernos de filología clásica. Estudios latinos», 2000, 18, pp. 303-21.