LUINI, Bernardino
Pittore, nato probabilmente intorno al 1480-1490, morto a Milano nel 1532. Nulla si sa di preciso sui suoi natali, verosimilmente lombardi, e sulle origini della sua carriera artistica. Egli operò esclusivamente a Milano e nella Lombardia e a Lugano. La sua figura risulta dal vasto novero delle pitture, particolarmente in affresco.
La sua prima opera sicura è l'affresco della Madonna col Bambino (1512) nella chiesa di Chiaravalle Milanese. Dubbio è invece se debba identificarsi con B. L. il Bernardino Mediolanensis firmatosi (1507) nella pala del museo Jacquemart-Andrée a Parigi. Alla scuola del L., piuttosto che a lui stesso, deve essere assegnata la pala Busti (1515) di Brera. Circa il '16 affresca nella cappella del Sacramento nel San Giorgio di Milano, e vi fornisce la pala della Deposizione e la lunetta dell'Incoronazione di spine. Del 1521 è l'affresco, nella Pinacoteca di Brera, rappresentante la Madonna col Bambino tra i santi Antonio e Barbara, proveniente dalla demolita chiesa di Brera. Nello stesso anno affrescò l'Incoronazione di spine per l'antico oratorio di Santa Corona, ora all'Ambrosiana. Fra il '21 e il '23 eseguì nella chiesa di S. Maurizio (Monastero Maggiore) di Milano un complesso di mirabili affreschi dei quali ricordiamo particolarmente il Martirio di S. Maurizio, Re Sigismondo col modello della chiesa, e i ritratti di Alessandro Bentivoglio e d'Ippolita Sforza. Nel 1523 fornì per la chiesa parrocchiale di Legnano la magnifica pala con la Madonna e santi; nel '24 le portelle d'organo per Sant'Eustorgio di Milano, col Sacrificio d'Abramo e la Conversione di San Paolo, ora nella chiesa di Paderno. Nel 1525 affrescò nel santuario di Saronno lo Sposalizio della Vergine e Gesù tra i dottori, la Epifania e la Presentazione al tempio, con varie altre figure dei Padri della Chiesa, degli evangelisti e delle sibille. Del 1527 è l'affresco con la Madonna e santi che il L. dipinse per il convento degli Umiliati presso Barlassina, ora in una cappella di quella chiesa parrocchiale. Porta la data del 1529 (ma il lavoro si prolungò sino alla morte dell'artista) la grande scena della Crocifissione nella chiesa di S. Maria degli Angeli a Lugano, nel cui refettorio affrescò pure un Cenacolo (ora trasportato nella chiesa stessa). Negli ultimi anni dipinse ancora nella cappella Besozzi presso S. Maurizio a Milano (1530) e nella cappella del Cenacolo (1531) al santuario di Saronno (1531 o 1532).
L'elenco delle opere del L. sparse nelle chiese, nelle gallerie e nelle raccolte private è ugualmente assai ricco. Ne citiamo le principali: la Deposizione nella chiesa della Passione a Milano, ch'è tra le sue opere assai giovanili; i frammenti d'una pala, al Museo della Certosa di Pavia; e, nella Certosa stessa, le figure di San Cristoforo e San Sebastiano affrescate ai lati del portone d'ingresso, la pala della Madonna e santi a Maggianico presso Milano; la pala Torriani, già a Mendrisio presso Lugano, smembrata nel 1797, e di cui la parte centrale trovasi nella raccolta della contessa Elisa Trivulzio Gallarati Scotti in Milano; la pala Raimondi, l'Adorazione dei Pastori e l'Adorazione dei Magi nella cattedrale di Como; l'affresco della Crocifissione, già nel monastero di S. Francesco a Lugano, ora nella casa ex-Albertolli. La Pinacoteca di Brera possiede un complesso cospicuo delle opere del maestro: oltre alla celebre Madonna del roseto, grandissima parte del vasto ciclo d'affreschi provenienti dalla Villa Pelucca presso Monza, con scene mitologiche, figurazioni profane della vita contemporanea - come il Giuoco del guancialino d'oro o Donne bagnanti, ecc. - nonché rappresentazioni bibliche e sacre, tra le quali la celebratissima Traslazione di Santa Caterina. Codesti affreschi, eseguiti circa il 1521-22, furono staccati nel 1821 e una parte di essi emigrò nel Museo del Louvre, nella collezione Wallace a Londra, nel Kaiser-Friedrich Museum di Berlino, nel Museo Condé di Chantilly e presso privati. Brera possiede ancora, ricomposti in una cappella nell'ordine originario, gli affresehi della chiesa di Santa Maria della Pace in Milano, trasportati nella pinacoteca in parte nel 1808, in parte nel 1875; nonché altri affreschi, provenienti dalla chiesa delle monache agostiniane, da Santa Maria di Brera, da Santa Marta, ecc. Il Museo Poldi Pezzoli, l'Ambrosiana, il Castello Sforzesco, le maggiori raccolte private milanesi, particolarmente quella dei Borromeo, possiedono dipinti del L., la cui opera è d'altronde rappresentata in tutte le grandi gallerie del mondo.
Le origini dell'arte del L., alquanto complesse, vanno ricercate nell'alveo della pittura lombarda, mentre alcune analogie con la pittura veneziana, nelle forme tondeggianti post-antonellesche e nel colorito brillante dai toni caldi, lasciano supporre che nella formazione iniziale dell'artista gli elementi dell'arte veneziana avessero pure qualche efficacia. Dopo questi contatti veneti iniziali, la pittura del L., la quale ha tuttavia pieni presupposti lombardi, affonda maggiormente le sue radici nella Lombardia. Che agisse su lui il fare ampio a larghi piani e in senso monumentale del Bramantino, non v'ha dubbio: ed esso si palesa chiaro in alcuni affreschi della Pelucca. Anche altri ascendenti sono evidenti in lui, già prima: di Andrea Solario e principalmente del Bergognone; e, comunque, non è dubbia la derivazione di lui dalla corrente foppesca, che aveva condotto la pittura lombarda al senso delle salde costruzioni plastiche. Ma in particolare fu determinante, per il L., l'esempio delle opere di Leonardo, da cui trasse non solo il sorriso delle sue Madonne, ma anche la lievità del chiaroscuro - meno sfumato di quello vinciano, ma tuttavia assai dolce - il senso ampio della forma, l'armonia classica delle figure impostate su ritmi ampî, tranquilli, sereni, l'equilibrio delle composizioni.
La definizione che da alcuni si dà della pittura del L., come di arte eclettica, non corrisponde al vero che in piccolissima parte. In realtà, oscillante agl'inizî, l'ulteriore progresso del pittore, fervidissimo d'opere per la immaginosa facilità con cui creava, fu rettilineo. íl L. acquistò uno stile proprio, che ebbe, al suo tempo, grandissima e ben meritata fortuna. V. tavv. CLI e CLII.
Bibl.: Di fondamentale importanza per lo studio della vita e delle opere del L. è la vasta e riccamente documentata monografia di L. Beltrami, Luini, Milano 1911. Dopo d'allora varî studî videro la luce sull'argomento, elencati da E. Verga, in Thieme-Becker, Künstler Lexikon, XXIII, Lipsia 1929; principalmente il capitolo di A. Venturi nella sua Storia dell'arte italiana, IX, ii, Milano 1926. Notevole, di recente, l'opera di W. Suida, Leonardo u. sein Kreis, Monaco 1929. Inoltre: M. Salmi, Le origini di B. L., in Boll. d'arte, XXV (1931-1932), pagine 251-62; E. Mazzetti, La Crocifissione nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in Lugano e la morte di Bernardino Luini, in Rivista archeologica di Como, 1931, pp. 215-218. Per i dati bibliogr. si consulti anche C. Brun, Schweitzerisches Künstlerlexikon, Frauenfeld 1905-1917, II, pagine 299 e segg., 710; IV, pp. 290 e 558; G. R. Ansaldi, Il primo tempo dell'arte di B. L., in Nuova Antologia, 1933, pp. 439-51.