MARLIANI, Bernardino
– Nacque a Mantova nel 1542 da Nicolò e da una Caterina, della quale si ignora il cognome. Il nonno paterno del M., anch’egli di nome Bernardino, aveva retto la carica di castellano di Viadana fino al 1528.
Nel 1561 il M. fu mandato allo Studio di Padova, dove seguì le lezioni di Bernardino Tomitano e dove rimase fino al 1568, dopo aver conseguito il dottorato in utroque iure. Nella primavera del 1566 si era recato presso quello Studio anche Gianvincenzo Gonzaga, dell’Ordine di Malta, priore di Barletta fratello di Cesare, signore di Guastalla. Il priore, che sarebbe divenuto cardinale nel 1578, assunse il M. tra i suoi familiari chiedendogli di affiancarlo negli studi. Anche Giuliano Gosellini, già segretario e prossimo biografo del padre di Gianvincenzo, Ferrante Gonzaga, volle accanto al suo unico figlio il M., che invece rifiutò un analogo invito di Andrea Gonzaga, anch’egli fratello di Cesare.
Nel 1568 il M. si recò a Milano per trattare alcune pratiche giudiziarie per conto del padre. L’incarico sembra fosse svolto a malincuore, tanto più che, oltre a essere distolto dall’attività letteraria, il M. fu testimone dell’omicidio del fratello uterino, Francesco Passani, commesso nel 1569 da alcuni sicari, pare per ragioni amorose.
Condotte a termine le pratiche legali paterne, nel 1570 tornò a Mantova. La fama di uomo di lettere del M. era già tanto diffusa che Cesare Gonzaga di Guastalla lo volle accogliere, nel marzo del 1571, nell’Accademia degli Invaghiti, da lui fondata a Mantova nel novembre del 1562 e ufficializzata da una bolla di papa Pio IV, zio della moglie di Cesare, Camilla Borromeo. Assunto il nome accademico di Incitato, già dai primi mesi il M. si distinse con la composizione di numerose orazioni dirette a vari personaggi, come il medico Giambattista Susio da Mirandola, anch’egli accademico, o la contessa della Mirandola, Fulvia da Correggio, componimenti che tuttavia non furono mai pubblicati.
A quel primo periodo accademico appartiene il progetto di rinverdire la gloria delle opere letterarie di Baldassarre Castiglione, e principalmente Il libro del cortegiano, pubblicandone un’edizione gradita al S. Uffizio e scrivendo allo stesso tempo una Vita del suo autore, impresa patrocinata dal conte Camillo Castiglione, figlio di Baldassarre. La Vita fu conclusa nel marzo 1573. Nell’autunno dell’anno precedente il M. aveva seguito Cesare Gonzaga dapprima a Venezia e poi a Pavia; quindi, nel 1573, il Gonzaga lo inviò in missione a Roma per ottenere dal papa l’elevazione ad arcipretura della nuova chiesa fatta erigere in Guastalla di fronte al palazzo Gonzaga.
Da Roma il M. dovette nuovamente mettersi in viaggio navigando fino a Genova, dove giunse il 10 ag. 1573, al fine di predisporre la spedizione che Cesare Gonzaga stava organizzando per seguire con una galea l’armata del re di Spagna, diretta a combattere i Turchi sulle coste africane. Tornato a Roma, si ammalò per gli stenti sofferti durante il viaggio e fu obbligato a rimanervi fino all’autunno inoltrato. Giunto a Mantova il 1° dic. 1573, riprese a frequentare l’Accademia, della quale fu eletto rettore per l’anno 1574 e in tale veste recitò l’Orazione sulla Passione di Gesù Cristo il venerdì santo. Alla morte di Cesare Gonzaga, il 15 febbr. 1574, la vedova Camilla Borromeo lo incaricò di recarsi a Parma per annunciare al duca Ottavio Farnese la morte del marito. La stessa Borromeo alla fine dell’anno lo inviò a Roma per un incarico riguardante ancora la chiesa maggiore di Guastalla. Alla fine del maggio 1575, per la via di Firenze, dove conobbe il letterato Francesco Panigarola, futuro vescovo di Asti, e proseguendo per Milano, dove rivide Gosellini, il M. tornò a Mantova.
Si rimise dunque al lavoro sul progetto dell’edizione delle opere di Castiglione, prestandosi a espurgare Il cortegiano secondo le censure del S. Uffizio, di cui il 28 maggio 1576 si diceva in attesa. In seguito presentò egli stesso un’edizione ritoccata, che fu respinta dalla congregazione. Più volte si raccomandò a Roma presso Scipione Gonzaga, futuro cardinale, il quale solo ai primi dell’aprile 1579 raggiunse un compromesso con il maestro del Sacro Palazzo, Paolo Costabili, ottenendo la formale licenza di pubblicare l’opera, purché fuori di Roma, un progetto che dovette essere di nuovo accantonato. In quei giorni Ferrante (II) Gonzaga di Guastalla, figlio di Cesare, uscito dalla tutela materna, volle il M. come segretario, chiedendone autorizzazione al duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, che accondiscese.
Prima incombenza del M. a Guastalla fu convincere il filosofo e matematico urbinate Bernardino Baldi a entrare al servizio del giovane signore, il quale, letterato anch’egli, accolse a corte alcuni tra i più illustri uomini di cultura, quali G.B. Guarini, Ippolito Carboni, Aldo Manuzio il Giovane, Torquato Tasso, Ascanio de Mori e Francesco Patrizi.
Dopo una breve missione svolta a Milano nell’ottobre 1580, alla fine di settembre dell’anno successivo il M. seguì il Gonzaga a Genova e lo accompagnò poi in Spagna al seguito del corteo che scortava l’imperatrice vedova Maria di ritorno nella penisola iberica dopo la morte del marito Massimiliano II. Giunto a Lisbona il 2 febbr. 1582, il M. viaggiò per la penisola fino all’inizio dell’estate, quando tornò a Mantova, accolto dal duca Guglielmo Gonzaga, che in quell’occasione lo nominò cavaliere.
Ammalatosi, il M. si diede a revisionare il testo della Vita del Castiglione, rinnovando la richiesta a Scipione Gonzaga di patrocinare a Roma la pubblicazione della versione corretta del Cortegiano. L’opera di censura del libro invece era stata affidata dal S. Uffizio al teologo Antonio Ciccarelli di Foligno già nel 1580. Nel luglio 1584 il M. seguì Ferrante Gonzaga nella visita ai feudi meridionali, protrattasi fino al 7 dicembre. Intanto vide finalmente la luce Il cortegiano del conte Baldassarre Castiglione, riveduto, et corretto da Antonio Ciccarelli, con l’aggiunta della Vita del conte Baldessar Castiglione, scritta dal M. (Venezia, B. Basa, 1584, cc. 24v-42r). L’inclusione della Vita fu inizialmente avversata dal duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, che Camillo Castiglione aveva interessato all’impresa editoriale, tuttavia il tempestivo intervento del conte a sostegno dell’opera del M. ebbe la meglio sulle intenzioni del duca. Se fino ad allora nessuno degli Indici romani aveva condannato l’opera del Castiglione, l’edizione espurgata ed edita nel 1584 fu la sola ammessa alla lettura secondo l’Indice del 1590.
Nel 1587 Ferrante Gonzaga si trattenne per lungo tempo a Genova dopo essersi sposato con Vittoria Doria; affidò quindi l’amministrazione degli affari correnti e la supervisione dei lavori di accrescimento e abbellimento di Guastalla al M., il quale l’anno successivo, non ritenendosi sufficientemente in forze, chiese licenza al Gonzaga e si ritirò a Mantova. Qui, in un primo tempo, si dedicò a risollevare le sorti dell’Accademia, da alcuni anni in declino anche a causa della continua lontananza di Ferrante Gonzaga. Nominato a novembre 1589 rettore per la seconda volta, in poco tempo il M. seppe farla risorgere all’antico splendore. Il 25 apr. 1591 il nuovo duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga, lo nominò podestà di Gazzuolo. Nel 1599 entrò al servizio di Margherita Gonzaga, sorella del duca Vincenzo e duchessa vedova di Ferrara. Alla nobildonna il M. dedicò una raccolta delle proprie lettere, che affidò a Ercole Udine perché ne curasse l’edizione.
Le Lettere del cavaliere Bernardino Marliani (Venezia, 1601), divise «per capi» secondo la tipologia del libro di lettere invalsa alla fine del Cinquecento, comprendono epistole redatte dal 1561 al 1599, più una sezione di lettere scritte «a principi» per conto di Ferrante Gonzaga (pp. 285-330). Tra le lettere «di ragguaglio», quella al conte Mattia Ippoliti di Gazoldo, da Lisbona 22 febbr. 1582 (pp. 146-153), è una relazione giocosa dei disagi del viaggio e delle usanze incivili del paese, secondo la topica letteraria del «malo albergo». Godettero di buona fortuna, costituendo un’eccellente fonte di informazioni sull’età in cui il M. visse.
Nel 1603 si licenziò dal servizio presso la Gonzaga perché nominato rettore del Monte di pietà di Mantova, carica che resse fino alla morte.
Il M. morì a Mantova il 15 febbr. 1605 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco.
Nel 1574 aveva sposato Isabella Campioni, morta il 16 genn. 1607, da cui ebbe alcuni figli morti durante l’infanzia ed Ercole, anch’egli letterato e destinato a divenire cancelliere e segretario al servizio dei Gonzaga.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 1397; Fondo Carlo d’Arco, V: Delle famiglie mantovane, pp. 230-231; ibid., Notizie di mille scrittori mantovani, p. 61; Guastalla, Biblioteca Maldotti, Fondo Mossina, Fonti guastallesi, I, pp. 223-271 (trascrizione delle lettere ai Gonzaga); Mantova, Acc. nazionale Virgiliana, f. M: P. Predella, Notizie di illustri mantovani, c. 44r; I. Affò, Vita del cavaliere B. M. mantovano, Parma 1780; Compendio di notizie intorno ad alcuni illustri filologi mantovani, in Diario per l’anno 1788, Mantova 1788, p. 146; C. d’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, II, Mantova 1859, p. 143; V. Cian, Un episodio della storia della censura in Italia nel sec. XVI: l’edizione espurgata del Cortegiano, in Arch. stor. lombardo, XIV (1887), pp. 670-685; Mantova. Le lettere, II, Mantova 1962, ad ind.; N. Longo, Prolegomeni per una storia della letteratura italiana censurata, in Rass. della letteratura italiana, LXXVIII (1974), pp. 410-419; W. Spaggiari, Le lettere a corte, in Il tempo dei Gonzaga, Guastalla 1985, p. 283; U. Rozzo, L’espurgazione dei testi letterari nell’Italia del secondo Cinquecento, in La censura libraria nell’Europa del secolo XVI. Atti del convegno internazionale di studi, Cividale del Friuli… 1995, a cura di U. Rozzo, Udine 1997, p. 262; Iter Italicum, I, pp. 268, 376; II, pp. 33, 534; V, p. 355; VI, pp. 21, 15, 92.