MOSCATI, Bernardino
– Nacque a Casalmoro presso Asola, in territorio del ducato di Mantova, il 2 dicembre 1705 da Carlo e Anna.
Sulla precisa data di nascita sussiste qualche incertezza. Sulle condizioni della famiglia di provenienza i pareri sono discordi: chi la ritiene di modesto lignaggio, chi di nobile schiatta, facendo riferimento al titolo comitale acquisito dal figlio primogenito Pietro, nato dal matrimonio con Maria Elisabetta Beretta. La coppia ebbe un altro figlio, Giovanni (ambedue i maschi si dedicarono all’esercizio della medicina) e due figlie, Lucia e Caterina.
Bernardino studiò dapprima a Mantova. Si trasferì poi a Firenze, dove intraprese lo studio della chirurgia nella scuola di S. Maria Nuova, allievo di Antonio Benevoli, chirurgo preciano che aveva raggiunto un elevato rango accademico. Le sue qualità non tardarono a manifestarsi e al termine del suo percorso di studi, all’esordio degli anni Trenta del secolo, gli fu assegnato il ruolo di incisore anatomico e chirurgo maggiore a Pisa.
Nel giugno 1735 il capitolo dell’Ospedale maggiore di Milano, che aveva deciso di cercare anche al di fuori della Lombardia austriaca il sostituto dell’incisore anatomico Giuseppe Marinoni, dopo aver esperito inutilmente nei mesi precedenti alcuni tentativi con il fiorentino Domenico Masotti, si rivolse a Moscati, che accettò l’incarico.
Giunto a Milano, dovette ristrutturare su basi moderne tutto il servizio chirurgico ospedaliero (che comprendeva anche l’esercizio dell’ostetricia), intervenendo in ogni ambito: dall’organizzazione all’allestimento dello strumentario, dalla selezione alla formazione del personale. Provvide infatti a regolarizzare (e progressivamente a ridurre) l’esercizio dei chirurghi empirici tradizionalmente provenienti da Norcia e Preci in Umbria, seguendo per la gestione scientifica dell’attività chirurgica i dettami della scuola fiorentina, segnatamente quelli teorizzati e attuati da Angelo Nannoni (1715-1790), che alla metà del secolo avevano fatto di quella realtà chirurgica un punto di riferimento formativo, assistenziale e scientifico per tutta la penisola italiana.
Nonostante questo impegno, non abbandonò mai le mansioni di settore anatomico dell’ospedale milanese.
Nel 1749 eseguì pubblicamente l’erniotomia, a istruzione dei chirurghi, secondo quanto proprio in quell’anno si veniva riformando nella scuola chirurgica fiorentina. La sua imponente attività di organizzazione didattica, che portò all’attivazione della scuola di litotomia (1755), dell’accademia di esercitazioni teorico-pratiche (1757) e della scuola d’ostetricia (con corsi dal 1760 per gli allievi chirurghi e attivazione della scuola per levatrici nel 1767), rese definitivamente l’Ospedale maggiore di Milano un’istituzione alla pari delle grandi realtà accademiche del tempo.
A testimonianza del suo impegno per il miglioramento della didattica ostetrica restano il discorso di apertura della Scuola dei parti e il relativo programma delle lezioni (Milano, Arch. di Stato, Sanità p.a., b. 271). Entrambi furono pubblicati nel 1906 da Carlo Decio nel volume giubilare dedicato a Luigi Mangiagalli e furono poi riproposti da Luigi Belloni nel 1960.
Nel 1750-51, Moscati condusse un viaggio di istruzione a Parigi: questo soggiorno assume un importante valore per tutta la storia della medicina italiana, giacché di ritorno dalla Francia egli introdusse in Lombardia l’uso del forcipe secondo il modello elaborato da André Levret in quegli anni, in sostituzione del primitivo strumento inventato da Jan Palfijn, detto «mani di Palfijn». Al soggiorno parigino si rifanno anche le uniche sue pubblicazioni a stampa pervenute. Moscati fu infatti ascritto, quale associé étranger, alla parigina Académie royale de chirurgie e in quella sede comunicò alcune sue osservazioni cliniche, più tardi date alle stampe sull’organo ufficiale dell’accademia, i Mémoires.
Due comunicazioni riguardano l’ambito erniologico (Observations sur un nouvel anus, in Mémoires de l’Académie royale de chirurgie, III [1757], pp. 177-179; Observations sur un étranglement particulier d’intestin, ibid., III [1757], pp. 468 s. e tavv. X-XI); una quello ortopedico (Mémoire sur la fracture du col de l’humerus, ibid., IV [1768], pp. 614-622), e una si riferisce all’asportazione tonsillare (Mémoire sur l’amputation des amygdales, ibid., V [1774], pp. 432, 444-460). Nella memoria relativa alle fratture d’omero, Moscati propone l’uso di un apparecchio contenitivo costituito da bende inzuppate nella chiara d’uovo sbattuta. A proposito, invece, dell’intervento sulle amigdale, propone di resecarle ed estrarle in più sedute.
Giubilato nel 1772 (il figlio Pietro gli era succeduto nella posizione ospedaliera), già l’anno seguente tornò a operare nel nosocomio milanese e in città. Aveva, infatti, conseguito grande fama e cospicua clientela: l’ambiente in cui si trovò a eseguire i suoi interventi è descritto in molte successive fonti letterarie, fra le quali i Cento anni di Giuseppe Rovani (1859-64).
Morì a Milano nel 1798.
Sulla data di morte sussistono talune incertezze. Secondo i registri mortuari di S. Nazaro (andati distrutti durante la Seconda guerra mondiale), sarebbe morto a Milano, il primo complimentario dell’anno VI repubblicano (cioè il 17 settembre 1798). Dalla notizia della comunicazione della morte del padre resa da Pietro Moscati alle autorità ospedaliere milanesi e conservata presso l’Archivio storico dell’ospedale Maggiore di Milano si deduce invece la data del 19 settembre (il terzo complimentario dell’anno VI repubblicano).
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. dell’ospedale Maggiore, Arch. Bianco. Chirurghi. 1798. B.M.; Milano, Arch. di Stato, Sanità p. a., b. 271; P. Sangiorgio, Cenni storici sulle due università di Pavia e di Milano, e notizie intorno ai più celebri medici, chirurghi e speziali di Milano [...], Milano 1831, p. 662; A. Corradi, Della chirurgia in Italia dagli ultimi anni del secolo scorso fino al presente. Commentario […], Bologna 1871; A. Verga, Intorno all’ospitale Maggiore di Milano nel secolo XVIII e specialmente intorno alle sue scuole di anatomia e di chirurgia. Cenni storici, Milano 1873 (tale lavoro venne pubblicato a più riprese anche sulla Gazzetta medica italiana - Lombardia, nei voll. XXXI-XXXIII [1871-73]); C. Decio, Sopra due rarissime medaglie milanesi, in Rivista italiana di numismatica, XI (1898), pp. 125-130; Id., Congetture sull’epoca dell’introduzione del forcipe in Milano, in Annali di ostetricia e ginecologia, XX (1898), pp. 903-913; Id., Notizie storiche sulla ospitalità e didattica ostetrica milanese, Pavia 1906; Id., Due autografi inediti di B. M., in Raccolta di scritti ostetrico-ginecologici pel giubileo didattico del prof. Luigi Mangiagalli, a cura di C. Decio, Pavia 1906; P. Pecchiai, L’ospedale Maggiore di Milano nella storia e nell’arte, Milano 1927; L. Belloni, La Scuola ostetrica milanese dai Moscati al Porro. Cenni storici. Per il VI Congresso della Società di ostetricia e ginecologia del Mediterraneo latino, Milano 1960; L. Belloni, La medicina a Milano dal Settecento al 1915, inStoria di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 933-1028. Una biografia parzialmente romanzata di M., ma basata sulla compulsazione della documentazione archivistica, fu pubblicata da Andrea Majocchi negli anni Quaranta del Novecento, ed ebbe un notevole successo letterario (A. Majocchi, Nostalgie fra le rovine. Pagine di vecchia vita chirurgica, Milano 1944).