Ochino, Bernardino
Riformatore e teologo (Siena 1487 - Slavkov, Moravia, 1564). Nato nella contrada cittadina dell’Oca (da cui il nome) dal barbiere Domenico Tommasini, spinto da una ardente vocazione religiosa entrò nell’Osservanza. Maestro di medicina a Perugia (verso il 1510), studioso di teologia e filosofia, passato fra i cappuccini (1534) ne fu generale dal 1538 al 1542. Predicatore ammiratissimo in molte città d’Italia, suscitò ben presto i sospetti della gerarchia ecclesiastica per la sempre crescente adesione alla teoria luterana della giustificazione per la sola fede, che aveva conosciuto a Napoli (1536) nel circolo di Juan de Valdés. Chiamato a Roma per fornire assicurazioni sulla propria ortodossia, dopo qualche perplessità ed esitazione, si rifugiò a Ginevra, bene accolto da Calvino (1542). Presa in moglie una profuga lucchese, si recò a Londra (1547), dove rimase fino al 1553; passò poi a Strasburgo per sfuggire alla persecuzione di Maria la Cattolica. Inclinando sempre più verso forme di critica radicale, tipiche degli ambienti ereticali italiani, perseguitato anche dai protestanti, si rifugiò prima in Polonia, poi in Moravia, dove morì. Tra le sue molte opere si ricordano: prima del suo passaggio al protestantesimo, le Prediche nove (1539 e 1541) e i Dialoghi sette (1542); del suo periodo protestante, oltre a cinque volumi di Prediche, specialmente Labirinti del libero o servo arbitrio (1561), il Catechismo (1561) e i Dialoghi XXX (1563). Spirito intensamente religioso, sente viva la presenza di Dio nel mondo, che lo guida a un perfetto ordine cosmico. Rottura di tale armonia è il peccato dell’uomo, per cui si sono affermati di contro alla vita il male e la morte. Per redimerlo si è incarnato Cristo, che con il suo esempio apre all’uomo la via per riacquistare la grazia. In tal modo, e per la fede in Cristo, si consegue quella consapevolezza della presenza di Dio nella vita di ognuno, che permette di raggiungere una compiuta felicità anche sulla Terra.