QUADRI, Bernardino
QUADRI (Quadro), Bernardino. – Nacque a Cassina d’Agno (Canton Ticino) probabilmente intorno al 1625 da Antonio (Ghigonetto, 2011, p. 197 nota 1); ignoto è il nome della madre.
Iniziò la sua attività a Roma intorno al 1640 quale stuccatore in S. Pietro, sotto la direzione di Gian Lorenzo Bernini. Successivamente venne chiamato a S. Giovanni in Laterano per lavori di rinnovamento, iniziati nel 1646 in occasione dell’Anno Santo del 1650 (Heimburger Ravalli, 1977). Virgilio Spada, elemosiniere segreto di papa Pamphili, esperto di architettura e “soprintendente della fabrica” di S. Giovanni in Laterano affidò al Quadri metà del lavoro da eseguire in stucco. Poiché Quadri praticava prezzi più bassi di altri stuccatori, si trovò in contrasto con le maestranze locali; tali contrasti sfociarono in contese aperte e anche violente, tant’è che i mastri giunsero ad affrontarsi sui ponteggi, spada contro spada (Ghigonetto, 2011). L’artista si trovò in conflitto con l’architetto incaricato Francesco Borromini, che parteggiava apertamente per lo stuccatore Pietro Sassetti. Borromini, che giunse ad abbandonare il cantiere, pretese per il suo ritorno che Quadri fosse incarcerato ed esiliato; successivamente cercò le prove per farlo condannare a morte (p. 190). Nell’archivio Spada si recuperano alcuni episodi della vicenda. Sappiamo che a Bernardino venne offerto un lavoro a Napoli, ma che egli fu incarcerato a Roma; inoltre sappiamo che lo Spada, in qualità di responsabile dei lavori, resosi conto dell’atteggiamento vessatorio di Borromini, inviò un perito come supervisore. Quest’ultimo, pur ignaro delle spettanze dovute al Sassetti e a Quadri, aveva giudicato i lavori di Quadri come migliori. Per evitargli ulteriori guai, lo Spada fece allontanare Bernardino da Roma per un luogo dove fosse tutelato. Il 15 luglio 1649 l’artista era a Torino (Archivio di Stato di Torino [ASTo], Sezioni riunite, Patenti Controllo Finanze [P.C.F.], reg. 128, 1649, c. 140v), dove risulta che il duca di Savoia Carlo Emanuele II gli accordava 2000 lire di stipendio, annue, «in ordinario trattamento», esclusi i lavori scultorei o di altro genere che egli dovesse fare, da pagarsi a parte.
Resta da chiarire come Quadri avesse ricevuto in settembre un pagamento per «servizio segreto» (ASTo, Sezioni riunite, P.C.F., reg. 128, 13 settembre 1649, c. 185r) per un viaggio a Roma.
I primi lavori importanti documentati a Torino furono l’altare maggiore e gli stucchi della erigenda chiesa di S. Carlo nella piazza omonima. Nelle Patenti Controllo Finanze dell’Archivio di Stato di Torino si conservano pagamenti dal 1653 al 1655 (Sezioni riunite, P.C.F., reg. 132, 1653, c. 12v e c. 80r); i successivi sono nella Tesoreria Generale e registrati nelle Schede Vesme. Dai documenti risulta che la “fede” per il lavoro eseguito fu firmata da Amedeo Castellamonte, che doveva avere l’incarico della direzione lavori.
I fuochi artificiali erano un elemento qualificante della vita sociale dell’epoca. Bernardino ebbe l’incarico di costruire delle “macchine” per il loro impiego per il Carnevale del 1657 (ASTo, Sezioni riunite, P.C.F., reg. 136, 1657, c. 27v) e per l’elezione di Leopoldo I d’Asburgo a Imperatore del Sacro Romano Impero il 26 Luglio 1658 (ASTo, Sezioni riunite, P.C.F., reg. 138, 1658-59, c. 13v). Nell’ambito delle costruzioni effimere, nel 1656 per il passaggio a Torino della regina Cristina di Svezia, progettò e innalzò nel centro della piazza Castello una colonna di finto marmo (Castiglione, 1656).
Da una lettera pubblicata da Alessandro Baudi di Vesme risulta che Bernardino ebbe problemi per l’abitazione a Torino (Schede Vesme, III, 1968, p. 879); Ottaviano Antonio, marchese di San Germano, il 20 settembre 1656 segnalava al Duca che il Quadri era stato sfrattato dal conte di Piossasco, e chiedeva al Duca di concedere al Quadri un alloggio nel palazzo (reale) nuovo, dove già erano ospitati il suo laboratorio e i marmi per la erigenda Cappella della Sindone. Nel 1667 Bernardino doveva risiedere sempre nel Palazzo, perché nella sua abitazione (indicata appartenente alla parrocchia del duomo che allora includeva il palazzo reale) venne rogato il testamento dello scultore Tomaso Carlone (ASTo, Sezioni riunite, Insinuazione di Torino, 1667, libro III, vol. 2, cc. 669r e 670v).
L’intervento di Bernardino per la cappella della Sindone è menzionato il 5 giugno 1657 in un biglietto di Carlo Emanuele II, il quale ordinava che «in conformità del disegno fattone dall’ingegnero Bernardino Quadri [...]» il segretario di Stato Michelangelo Golzio doveva tenere un registro particolare di tutto quanto si faceva per questo edificio, e che nelle sessioni relative sarebbero intervenuti Amedeo Castellamonte, in qualità di coordinatore dell’opera, il Quadri e il ricevitore Gregorio Giovannini (Carboneri, 1964). La costruzione della cappella della Sindone era rimasta bloccata dopo l’innalzamento delle fondamenta e quello parziale delle mura con la direzione di Carlo Castellamonte.
Gli interventi di Bernardino sono reperibili nell’Archivio di Stato di Torino, in un registro che raccoglie notizie a partire dal 1657 fino al 30 giugno 1666 (Sezioni riunite, Articolo 197, Registro delle spese della Fabrica et marmi cominciato nel 1657). Il 30 aprile del 1666 risulta che vi era un «novo disegno della Capella del Ss. Sudario fatto dal padre Guerino, teatino»; il 18 aprile 1668 (c. 103r) Guarini veniva retribuito come ingegnere per la Cappella del Ss. Sudario e Bernardino e Amedeo Castellamonte non sono più citati.
Sin dall’inizio dei lavori per la cappella della Sindone è registrata la presenza di Antonio Bettino, qualificato alcune volte come agrimensore e altre come ingegnere (per gli interventi relativi alla cappella della Sindone si confrontino: Dardanello 1993 e 1998, in cui sono trattate anche le problematiche relative all’attività scultorea di Bernardino, e ad alcune opere in particolare, come l’importante Madonna col Bambino del monumento funebre di Carlo Emanuele II e Francesca di Valois [oggi perduto tutto il monumento]).
Nel 1660 venne incaricato di una missione ‘segreta’ a Parma, probabilmente per il matrimonio, avvenuto il 29 aprile 1660, di Margherita Violante di Savoia con Ranuccio duca di Parma (ASTo, Sezioni riunite, P.C.F., 1659-60, c. 217r).
Altro intervento importante di Bernardino fu quello relativo agli stucchi della Venaria Reale durante i lavori per le due ali aggiunte al palazzo centrale (Barelli - Ghisotti, 1988).
Fra il 1659 ed il 1668 Bernardino fu impegnato a Rivoli nella progettazione della Confraternita di S. Croce (Frammenti d’arte..., 1987).
A Chieri avrebbe progettato nel 1664 il convento di S. Filippo (Vanetti, 1994), e nel 1694 il prolungamento della Confraternita dei Ss. Bernardino e Rocco, quest’ultimo sospeso per la sua morte avvenuta nell’ottobre 1695. Di quest’ultimo progetto non vi è più traccia dopo il crollo avvenuto nel 1740 a seguito dell’intervento di Bernardino Leone e della ricostruzione effettuata da Bernardo Antonio Vittone (La chiesa dei SS. Bernardino e Rocco..., 2001).
Baudi di Vesme (III, 1968, p. 880) c’informa che nel 1662 Bernardino fu priore della Compagnia di S. Luca a Torino; segnala inoltre che il conte Angelo Porro, residente a Milano, aveva scritto al Duca nell’agosto 1660 per informarlo di un viaggio dell’ingegnere Quadrio che risultava aver lavorato per il duomo di Milano. In tal caso però si dovrebbe trattare di Giuseppe Quadrio, stuccatore attivo per il duomo dal 1650 al 1677 (Gatti Perrer, 1966).
Il 9 gennaio 1666 Bernardino fu consultato per dare un parere di architettura militare in merito alle fortificazioni di Vercelli, unitamente ad Amedeo Castellamonte, Giovanni Antonio Garabello, Francesco Lanfranchi, Carlo Morello, Antonio Bettino (ASTo, Sezioni riunite, Articolo 199, reg. 5, 1657-67, c. 131v).
Morì a Candiolo (nei pressi di Torino) il 24 ottobre 1695 (per il luogo della morte: cfr. voce Quadri [Quadro], Carlo Giulio in questo Dizionario).
Così ha commentato la sua carriera Andrea Spiriti: «Bernardino Quadri/Quadrio, sulle tracce dell’omonimo zio architetto, percorreva una singolare carriera di architetto, scultore e restauratore statuario. [...] La sua ben documentata presenza a Roma, i suoi rapporti talvolta tesi ma vitali con Bernini e con il quasi conterraneo Borromini, spiegano in parte il suo successo torinese, che si esplicita nella presenza nei cantieri più esclusivi di corte» (2011, pp. 61 s.).
Fonti e Bibl.: V. Castiglione, La maestà della reina di Svecia Christina Alessandra..., Torino 1656, p. 28; Q., B., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 488; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 57; N. Carboneri, Vicende delle cappelle per la Santa Sindone, in Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, n.s., XVIII (1964), pp. 102-106; M.L. Gatti Perrer, Indicazioni per i Quadrio, ingegneri architetti milanesi, in Arte Lombarda, XI (1966), p. 49 nota 1; A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, III, Torino 1968, pp. 879 s.; M. Heimburger Ravalli, Architettura, scultura e arti minori nel Barocco italiano. Ricerche nell’archivio Spada, Firenze 1977, p. 224-228, 243; A. Cifani, B. Q. e la chiesa di Santa Croce. Con altre note, in F. Monetti - A. Cifani, Frammenti d’arte. Studi e ricerche in Piemonte (secc. XV-XIX), Torino 1987, pp. 117-124; C. Barelli - S. Ghisotti, Decorazione e arredo in un cantiere del Seicento: Venaria Reale, in Figure del Barocco in Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1988, pp. 139-162; G. Dardanello, Cantieri di corte e imprese decorative a Torino, ibid., pp. 163-194; Id., La scena urbana, in Torino 1675-1699. Strategie e conflitti del Barocco, a cura di G. Romano, Torino 1993, pp. 43-37; G. Vanetti, Chieri. Dieci itinerari tra Romanico e Liberty..., Chieri 1994, p. 71; La chiesa dei SS. Bernardino e Rocco a Chieri: un secolo di restauri, a cura di I. Anfossi, Chieri 2001, ad indicem; M.V. Cattaneo - N. Ostorero, L’archivio della Compagnia di Sant’Anna dei Luganesi di Torino...,San Mauro 2006, pp. 123, 129; S. Ghigonetto, B. Q. scultore, stuccatore e architetto ticinese alla corte sabauda, in Arte e storia, XI (2011), 52, pp. 188-199; A. Spiriti, Artisti e architetti svizzeri a Torino. Le ragioni di una continuità, in Svizzeri a Torino..., a cura di Id., Lugano 2011, pp. 61 s.