Tomitano, Bernardino
Filosofo, retore e poeta (Padova 1517c. - ivi 1576).
A Padova, dopo essersi addottorato in artibus forse nel 1535, si dedicò all'insegnamento (1539-1563) e a una vasta produzione, che comprese opere di poesia latina e volgare, di storia, di critica letteraria, di filosofia e di medicina. Ottimo conoscitore dell'Aristotele latino e greco e dei pensatori antichi, fu fecondo e brillante commentatore dei testi aristotelici. In particolare, la sua attività d'insegnante di logica lo portò ad affrontare con abilità e acutezza i problemi di metodo, che si espressero in un'attenta opera di concettualizzazione della filosofia e della scienza. Per questa via, egli favorì la tendenza del tardo aristotelismo verso i problemi del metodo ‛ scientifico ', ripresi e rielaborati con maggiore sistematicità, rigore ed efficacia dal suo alunno Giacomo Zabarella. A lui si debbono una serie di lectiones e di commenti (sotto forma di Animadversiones) alle opere logiche di Aristotele e ai commenti di Averroè, altre opere di esposizione e commento di Porfirio e Tito Livio, una raccolta di sofismi e la traduzione della Paraphrasis di Erasmo al Vangelo di s. Matteo (Espositione di Matheo evangelista, Venezia 1547), lavoro che gli procurò l'accusa di eresia. Il T. proprio per i suoi studi si recò spesso nelle terre del Medio Oriente, e durante la strage delle truppe veneziane a Famagosta, nel 1571, era a Cipro.
Echi non favorevoli per i suoi giudizi piuttosto drastici su D. si ebbero quando furono pubblicati i Ragionamenti della lingua toscana, in quattro libri (Venezia, per Giovanni de' Farri, 1545; ibid., per Giovanni de' Farri et fratelli, 1546), in cui il T. fece condannare dallo Speroni lo stile poco curato di D., forse prima che lo Speroni divenisse lo strenuo difensore del poeta fiorentino nella polemica contro il Cariero; tuttavia le accuse formulate contro D. possono identificarsi con quelle che già avevano mosso al poeta il Bembo e i suoi seguaci. E proprio sulla scia del Bembo il T. sostenne che D. fu " più filosofo e teologo che soave rimatore, onde trasportato dall'affezione ebbe più cura di dire i concetti nell'animo compresi, che di biasimare e polire il suo stile e renderlo in perfezione maggiore ". Frutto delle polemiche suscitate dall'opera risultò il dialogo Carlo Lenzoni in difesa della lingua fiorentina e di D., pubblicato a Firenze nel 1556, dove per bocca del Giambullari, oltre a confutare l'esattezza dei versi danteschi citati dal T., si fa la difesa di D. rispondendo alle accuse del Bembo, ma ignorando gl'imitatori. Alla polemica il T. rispose con i Quattro libri della lingua thoscana (Padova, " appresso a Marcantonio Olmo " 1570), una rielaborazione dei Ragionamenti, in cui usò una maggiore cautela riferendosi a D., soppresse i versi danteschi citati tanto spesso nei Ragionamenti, attenuò insomma i toni e i rilievi critici.
Bibl. - Una breve notizia del T. si può trovare in G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, III, Milano 1823, 477. Sulla vita e sugli studi del T. risulta utile l'opera di L. De Benedictis, Della vita e delle opere di B.T., Padova 1903. Le facezie e i motti burleschi sparsi nei Ragionamenti sono stati pubblicati in Facezie italiane del '400 e del '500, a c. di A. Greco, Roma 1945, 147-152. Ancora del T. si possono trovare notizie in A. Saitta, Il Rinascimento, II, Firenze 1961, 409 e nota.