Alighieri, Bernardo
Figlio di Pietro di D., probabilmente illegittimo, come si deduce dal non essere mai ricordato nel testamento del padre; forse Pietro pensava alla sistemazione di un figlio spurio quando, nel suo testamento, dispose un lascito segreto in favore di persona non specificata, ma rivelata agli esecutori, per un importo di 150 ducati d'oro, sufficienti a dotare una ragazza o ad avviare un giovanetto. Fu maggiore d'età del fratellastro Dante II, come dimostra il trovarlo agente in un documento del febbraio 1369, in cui rappresenta Pietro e Giovanni Salerni in un acquisto di terre che questi avevano fatto per conto del loro pupillo Dante II. Esercitò il notariato; fu notaio cancelliere del Capitolo della cattedrale di Verona dal 1385 al 1406, anno probabile della sua morte, e lasciò un figlio farmacista di nome Nicolò, emigrato ad Agram (Zagabria) dove si accasò. Morì un 17 novembre forse del 1406, come risulta dal necrologio del monastero di S. Michele in Campagna di Verona, per il quale esercitò spesso la sua attività notarile durante l'abbaziato della sorella Lucia, unica fra i suoi fratelli con cui sappiamo che ebbe rapporti. Mai è ricordato, neppure come pubblico notaio, nel cartulario cinquecentesco degli Alighieri di Verona. Ebbe rapporti con i Salerni, parenti veronesi di Pietro; infatti, oltre al predetto del 1369, un documento del 7 maggio 1370 (comparso nel bollettino 32 della libreria antiquaria Rizzi di Milano del giugno 1962, e oggi in una collezione privata) lo mostra testimone a un contratto insieme con Giovanni di Dolcetto da S. Cecilia, cioè con Giovanni della Seta o dei Salerni, cognato del figlio di Dante.
Bibl. - C. Cavattoni, Documenti inediti che risguardano alcuni dei posteri di D.A., nel vol. miscellaneo Albo Dantesco veronese, Milano 1865, 355; G.C. Giuliari, Due lettere di Bernardo A., ibid. 339-340; P. Ginori Conti, Vita ed opere di Pietro di D.A., Firenze 1939, 141, 144-146; G. Scarcella, Gli A. a Verona, Verona 1965, 14, 15 n. 14; Piattoli, Codice 218 e 227.