BIZONI, Bernardo
Le scarse notizie rimaste sul B. derivano tutte da una sua Relazione in forma di diario (pubblicata col titolo Europa Milleseicentosei) del viaggio da lui compiuto nel 1606 attraverso l'Italia, la Germania, i Paesi Bassi, spagnoli, l'Inghilterra e la Francia, al seguito del marchese Vincenzo Giustiniani La copia manoscritta della cronaca (Bibl, Apostolica Vaticana, Ottob. 2646), non di mano del B., ma di un ignoto copista che vi lavorò sicuramente dopo la morte dell'autore, lo dice romano, "camerata e amico antico e confidente" del Giustiniani - di qui si può forse dedurre che il B. fosse anche coetaneo del marchese, il quale era nato nel 1564.
La Relazione offre anche qualche elemento per un giudizio sulla personalità dell'autore, uomo non privo di cultura, come suggeriscono le frequenti riflessioni artistiche, religiose, politiche e le disinvolte citazioni latine; il fatto poi che il Giustiniani - unodei più facoltosi esponenti del mondo finanziario che si muoveva all'ombra della corte pontificia, ma anche uomo di gusto squisito, fine intenditore di pittura, disegno, scultura ed architettura, sulle quali scrisse anche non spregevoli pagine, appassionato collezionista d'arte, musicista - scegliesse il B. come compagno in un lungo viaggio che, almeno a quanto risulta dalla cronaca, non pare avesse altri fini se non di cultura, di per sé dice molto sulla personalità del diarista romano. Del resto il B. stesso si rivela osservatore curioso di nuove usanze ed esperienze, estimatore competente di vini e cibi, piacevole conversatore e garbato ascoltatore, e insomma classica figura di parassita, anche se non doveva essere privo di mezzi, poiché non era in una posizione servile nei riguardi del suo protettore; la definizione di amico e confidente del marchese lasciano però pensare anche a qualche più autonoma condizione e professione del B., sia pur modesta, forse in qualche modo connessa con l'attività di banchiere del Giustiniani o con quella del fratello di lui, Benedetto, cardinale e tesoriere pontificio.
La cronaca registra minuziosamente le vicende dei due viaggiatori romani, ai quali si aggiunse poi, in qualità di ospite del marchese, il pittore Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, che per seguire il Giustiniani sospese i lavori nella sagrestia della casa loretana ottenuti in gara con il Caravaggio. La partenza avvenne da Roma il 18 marzo, "con intenzione di visitare la Santa Casa di Loreto e veder la città di Venezia, e poi di seguitare a vedere altri luoghi secondo [il marchese] avesse trovato buoni o cattivi incontri". E in effetti, poiché si offrirono al Giustiniani "per tutto amici e comodità indicibili e facilità grandissime d'aver denari per qualsivoglia somma... trascorse molto paese e lontano di quel che aveva presupposto", terminando il viaggio a Roma il 14 ag. 1606. Il B. ne dà un resoconto in sostanza opaco, per quanto riguarda gli avvenimenti politici, militari e religiosi pur notevoli di cui egli ed i suoi compagni furono in qualche modo spettatori, dai contrasti confessionali in Germania, alla guerra nelle Fiandre, alla repressione dei cattolici in Inghilterra. La sua attenzione si rivolge piuttosto ai costumi strani, all'episodio curioso, al paesaggio mutevole con osservazioni talvolta di una sapida ingenuità ("da Padova, per tutto lo Stato veneziano i cavalli delle campagne sono sauri di pelo di vacca perché stando sempre nei carri e nelle stalle con buoi e vacche, nel montare prendono sempre quel fantasma"), e soprattutto ai monumenti d'arte, illustrati con notizie spesso preziose e con commenti e confronti che, per riecheggiare i giudizi del Giustiniani e del Pomarancio, costituiscono una testimonianza autorevole del gusto barocco. La Relazione è pure un documento importante per la conoscenza della vita degli Italiani nell'Europa del tempo: con loro i rapporti dei viaggiatori sono frequenti, sia per incontri casuali - come quello di Innsbruck con "un romano pelamantelli di Campo di Fiore", o quello, sulla strada da Norimberga a Stoccarda, con il cadavere di un impiccato "alchimista italiano che aveva defraudato o ingannato con le sue invenzioni il duca" sia per le visite alle colonie italiane con le quali la comitiva, grazie alle importanti relazioni del Giustiniani, entra continuamente in contatto: così a Norimberga, con un cospicuo gruppo di mercanti assai influenti delle famiglie Capponi, Torrigiani e Olgiati; a Colonia, con il nunzio pontificio Coriolano Garzadori e con l'architetto Pompeo Targone; a Bruxelles con lo Spinola e gli altri capi dell'esercito spagnolo; a Londra, con il residente toscano Ottaviano Otti e con altri italiani, tra cui alcuni costretti ad abbandonare il paese in seguito alla scoperta della "congiura delle polveri", come il genovese Pompeo Mari; a Parigi, con il nunzio Maffeo Barberini, poi papa Urbano VIII, e ancora con mercanti e gentiluomini di stanza presso la corte o nelle varie città attraversate dal B. e dai suoi amici.
Bibl.: B. Bizoni, Europa Milleseicentosei, a cura di A. Banti, Milano 1942.