BONAIUTO, Bernardo
Nacque a Trapani il 24 sett. 1714 da Nicolò. Compiuti gli studi si trasferì, insieme con il padre, a Palermo dove fu segretario di alcuni nobili, fra i quali Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco, l'estroso patrono dell'Accademia della Galante Conversazione. La loro amicizia, l'amore della buona compagnia, la sua condizione di "civile" coltivato gli consentirono di allacciare rapporti con i rappresentanti della buona società ai quali, abilmente sfruttando una vena di facile verseggiatore, dedicava le sue composizioni cui demandava, così, l'ufficio di ringraziare, blandire, richiedere favori anche di lieve entità come quello di un invito a pranzo. Presente in quasi tutte le feste e alle riunioni mondano-letterarie, il B. ora vi legge un capitolo, ora scrive una breve commedia da rappresentarsi durante gli ozi della villeggiatura, ora appare come attore nella parte di una donna nel Solitario del napoletano Domenico Luigi Barone marchese di Liveri (5 sett. 1767), ora scrive orazioni delle quali la più notevole è quella In congiuntura del ritorno in Palermo di Eustachio duca di Viefuille (Palermo 1753): una condizione, confessa il B. (nel capitolo IX, p. 43 delle sue Rime giocose), che se non lo rende lieto lo lascia contento. Fu membro di varie accademie sia palermitane, come quelle del Buon Gusto, degli Agricoltori di Oreto, e poi dei Pescatori di Oreto, sia catanesi (Etnei), messinesi (Pericletanti), trapanesi (Civetta), nelle quali assunse i nomi arcadici di Dedalo Mereo, Acide Drepaneo, Costernato, Polidoro Saturnio, Aurillo Montano, Polimone Dirceo, Affaticato, Segesto Saturnino (Rime giocose, cap. II, pp. 8 ss.). Nella Egloga in lode del gatto, una specie di contrasto recitato nel carnevale del 1765 da quattro poeti, il B. appare col nome di Astuto. L'egloga fu pubblicata nel II volume della Nuova scelta di Rime siciliane (Palermo 1770-1774), curata dallo stesso Bonaiuto.
Morì a Palermo nel 1784.
Pubblicò la prima parte delle sue Rime giocose a Palermo nel 1765. Dietro la parvenza del giuoco di parole, del bisticcio, della prudente impertinenza, la loro strumentalità è evidente: in molte l'inizio è una proposta di sincerità e di chiarezza, un beffardo appunto al cattivo gusto dell'adulazione, ma la conclusione è una nuova adulazione. Il gusto della tornata accademica, il compiacimento dell'applauso limitano gli argomenti a una sorta di conversazione tra amici letterati. La scelta dei metri (il sonetto caudato, il capitolo) si rifà al Berni, ma il modello resta del tutto esteriore nel B. che, ad eccezione di qualche ottava in dialetto, scrisse in italiano. A volte, però, una inaspettata freschezza di ispirazione, uno stato d'animo determinano un equilibrio compositivo e alludono a propositi epigrammatici: fugaci balenii immediatamente assorbiti dalla formazione arcadica del B. il quale, diffidente per tutto quanto fosse francese, pure credette di trovare nelle teorie del Rousseau la giustificazione di un mitico primitivo, che in realtà nascondeva una proposta reazionaria di ritorno a forme di vita del passato. Questa è la sostanza del capitolo giocoso L'età dell'oro (in Opuscoli di autori siciliani, X, Palermo [1769], pp. 313-321) del B., che coglie ancora un'occasione di facile sarcasmo e di allineamento a forme di poesia superficialmente burlesca non disgiunta da preoccupazioni moralistiche. Tale moralismo vuole essere sottolineato nella sacra rappresentazione La conversazione di S. Margherita di Cortona (Palermo 1755), che il B. scrisse col nome arcadico di Acide Drepaneo e che, come attesta il Pitré, ebbe una notevole fortuna e fu rappresentata spesso e in diverse città della Sicilia fino alla seconda metà dell'800.
Il Pitré e con lui A. Di Giovanni e G. Di Marzo, che curò una edizione ottocentesca dell'opera, ignoravano che il nome del pastore ereino Acide Drepaneo appartenesse al B. e parlarono di un ignoto autore di cui, per quante ricerche avessero fatto, non erano riusciti a individuare il nome. La cosa sembra strana, in quanto, a parte l'indicazione di un manoscritto della Biblioteca Fardelliana di Trapani, messo in luce dal Mondello e dal Sorge, in una nota a corredo del capitolo II delle Rime giocose, l'autore, citando le accademie nelle quali era stato accolto, dice: "L'Accademia degli Ereini, che per molti anni fiorì in casa del signor Principe di Resuttano, ove nacque, dopo 17 anni di silenzio si è riaperta in questo anno... In essa, fin d'allora l'Autore facevasi chiamare Acide Drepaneo". (pp. 9 s.). Seguendo la moda del tempo il B. scrisse, in chiave parodistica, La Gerusalemme liberata secondo le intenzioni di Torquato Tasso (Palermo 1778). Molti dei suoi componimenti sono tuttora inediti.
Fonti e Bibl.: Fr. Emanuele e Gaetani di Villabianca, Diario palermitano, in G. Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, s. 1, XIX (1875), p. 35; Novelle letterarie di Firenze, II, (1771), n. 13, col. 204; D. Scinà, Prospetto della storia letterariadi Sicilia nel secolo decimottavo, II, Palermo 1825, pp. 365, 368; V. Di Giovanni. Delle rappresentazioni sacre in Palermo nei sece. XVI e XVII, in Il Propugnatore, I (1898), pp, 293-296; G. Pitré, Delle sacre rappresentazioni in Sicilia, in Nuove Effemeridi siciliane, s. 3, III (1876), pp. 152 s.; G. Di Marzo, Drammatiche rappresentazioni in Sicilia, II, Palermo 1876, pp. X, 285 ss.; F. Mondello, Bibliografia trapanese, I, Palermo 1876, pp. 65 ss.; S. Reitano, La poesia in Sicilia nel sec. XVIII, Palermo 1920, pp. 53 ss., 271; G. A. Cesareo, La vita e l'arte di Giovanni Meli, Palermo-Roma 1924, pp. 16, 40; G. Sorge, I teatri in Palermo nei secc. XVI, XVII, XVIII, Palermo 1926, pp. 317 ss.; A. Di Giovanni, La vita e l'opera di G. Meli, Palermo 1934, pp. 16, 30, 35, 37, 101, 230; G. Santangelo, Lineamenti di storia della letteratura in Sicilia, Palermo 1952, pp. 129, 139, 141; C. Di Mino, Il teatro in Sicilia nella tradizione mediterranea, Catania-Roma-Milano 1962, pp. 85 ss.