CANIGIANI, Bernardo
Nacque a Firenze, da Simone di Antonio e da Margherita di Adoardo Alberti, il 12 febbraio 1443 (Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 443 bis,Scala S. Spirito, f.8). Patrizio e umanista, fu, al pari di molti altri del suo ceto e della sua generazione, ugualmente provvisto di buoni studi ed esperto negli uffici di governo; tenne dalla parte dei Medici.
Il C. risulta sposato due volte, prima con Costanza di Francesco del Benino (vi è menzione di un contratto del 1469, relativo al matrimonio, negli Spogli dell'Ancisa, vol. BB, f. 471, dell'Archivio di Stato di Firenze) e successivamente con Caterina di Bernardo del Nero (L. Passerini, Genealogie, VIII e cart. 186, ms. nella Bibl. nazionale di Firenze, sub voce;secondo il Passerini il C. sarebbe stato sposato tre volte, la seconda con Felice di Niccolò Cocchi, ma si tratta di una errata lettura degli Spogli dell'Ancisa).Nel Catasto del 1457 il C.ha un'unica posta col padre (vol. 787);in quello del 1469 compare insieme al fratello Antonio (vol. 905) e finalmente nel 1480 ha una posta propria (vol. 992). Dalle portate nel 1469 non appare ancora sposato; nel 1480 figura già vedovo con due figliolette, Maria di 7 e Cassandra di 2 anni.
Fu dei gonfalonieri di Compagnia nel 1472 e 1476 (Arch. di Stato di Firenze, Li XII Buoni Uomini e li XVI Gonfalonieri, ms.265, ff. 20 s.), poscia dei Dodici buoni uomini nel 1478 e 1486 (ibid.); podestà di Caprese nel 1474 (Arch. di Stato di Firenze, Tratte, 68, f. 76), podestà di Prato nel 1477 (ibid., 69, f. 28), podestà del Valdarno inferiore (ibid., 69, f. 19), podestà di Lari nel 1488 (ibid., 69, f. 63), podestà di Pistoia nel 1496 (ibid., 703 f. 27). Nel 1484 fu uffiziale della Torre (ibid., 82, f. 39v); fu inoltre commissario a Montedoglio "per quietare la discordia e ridurre all'obbedienza Montedoglio e gli altri luoghi di là dall'Alpe" (Arch. di St. di Firenze, Legaz. Comm. Sign., 21, f. 81, con data 20 sett. 1489). Infatti Montedoglio e Badia Tedalda, luoghi del Casentino non lontani da Borgo San Sepolcro, essendosi estinta la casata dei loro conti, dal 1484 avevano fatto istanza alla Signoria di Firenze che volesse sottoporre al dominio della Repubblica la loro zona, e la relativa provvigione era stata fatta in data 12 giugno 1489. Fu poi commissario a Bagnacavallo nel 1491-92 e provveditore ad Arezzo nel 1492-93, come risulta da sue lettere di là scritte durante il suo ufficio.
Il Ficino nomina il C. fra i suoi intimi nella famosa lettera a Martino Uranio Brenninger (in Opera omnia, Basileae 1576, p. 937).Nel settembre 1489, diffusosi manoscritto il De vita, sul Ficino incominciò ad incombere il sospetto di negromanzia e magia: in suo aiuto vennero il C., Bernardo Canacci e Amerigo Corsini e, attraverso loro, Giorgio Benigno Salviati, francescano in S. Croce dal 1482 al 1497(la lettera del Ficino ai primi tre, del 16 sett. 1489, è in Opera, pp. 574 s.). Il pericolo fu scongiurato, l'opera fu stampata (Firenze, Miscomini, 3 dic. 1489)e uscì con tre distici dei Corsini alludenti al fatto. Del C. fa menzione anche il savonaroliano Giovanni Sarto fiorentino in certi suoi brutti ternari celebrativi "dipò lo segue, pieno di giustizia / el famoso Bernardo Canigiani / figlio del buon Simon...". Nelle Carte Strozziane dell'Arch. di St. di Firenze, e cioè in una scrittura riguardante i Medici (XIII, 23, c. 96), un Bernardo Canigiani compare fra i "quarantotto da farsi", fra gli "ambasciatori da mandare per complimento" e fra gli "ambasciatori da negotii e per risiedere", ma si tratterà piuttosto di quel Bernardo Canigiani che fu diplomatico fiorentino nel secolo seguente.
Il C. ha lasciato una Exhortatio ad poenitentiam, cioè uno di quei sermoni che a Firenze solevano tenersi durante la settimana santa in certe confraternite (Bibl. nazionale di Firenze, Magl. XXXV, 211, c. 147), nonché un Protesto, cioè uno di quei discorsi inaugurali, altrettanto convenzionali, che uno dei Dodici buoni uomini recitava per consuetudine all'entrata in carica del collegio (Bibl. nazionale, Magl. VII, 1437, c. 63;Bibl. Riccardiana, cod. 2204, c. 28v;Bibl. Marucelliana, cod. CCCLV); ambedue gli scritti sono nel codice II.II.II.13 della Società Colombaria di Firenze. Un "Capitolo a un tal Federigo" sulla caccia e la pioggia attribuito a un Canigiani, appare a c. 1 del codice Vat. Barb. lat. 4100della Bibl. Ap. Vat.; ma probabilmente anche in questo caso si tratta dell'omonimo cinquecentesco. Lettere del C., indirizzate ai Medici dai luoghi ove ebbe ufficio, sono nell'Arch. di St. di Firenze: da Badia Tedalda (Mediceo avanti il Principato, XL, 156; XLI, 341), da Bagnacavallo (a P. Dovizi, segretario di Lorenzo: ibid., CXXIV, 31 e 34), da Arezzo (ibid., XIX, 12; LX, 174).Vi è ricordo di due lettere di Lorenzo a lui nei Protocolli: l'una del 18 dic. 1484("per Giovanni Galilei, che voglia compiacersi di racconciare le vie di Pisa, sendo Ufficiale della Torre"), l'altra del 3 ottobre 1489, nonché di lettere scritte per lui ad altri, in data 8 e 10 nov. 1491.
Il C. morì a Firenze il 20 ott. 1497 e fu sepolto in S. Felicita (Bibl. nazionale di Firenze, Necrologio Cirri,sub voce).
Fonti e Bibl.: Qualche notizia bibl. sul C. è in A. Della Torre, Storia dell'Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, p. 724; circa la situazione creatasi a Montedoglio e Badia Tedalda nel 1489, si veda E. Repetti, Diz. geogr.,fis.,stor. della Toscana, III, Firenze 1839, p. 380. La lettera del Ficino a M. U. Brenninger è stata spesso riprodotta: oltre che nelle Opera omnia cit., dal Della Torre (pp. 28 s.), da A. M. Bandini, Specimen litteraturae Florentinae, Firenze 1751, pp. 70-76. Le terzine di G. Sarto furono pubblicate da P. Villari, La storia di G. Savonarola e de' suoi tempi, I, Firenze 1887, p. CXXV dal codice Magliabech. XXV, 347, della Biblioteca nazionale di Firenze; un altro ms. è segnalato da P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 515nel Fondo Ginori Conti della stessa Biblioteca naz. I codici delle opere del C. sono enumerati nello stesso Iter Italicum, I, pp. 108, 125, 142, 216, 227; nel vol. II, p. 453 si dà notizia del ms. Vat. Barb. lat. 4100, summentovato. Il suo Protesto è parzialmente analizzato e caratterizzato da E. Santini, Firenze e i suoi oratori nel Quattrocento, Milano-Palermo 1922, p. 100. Per le lettere di Lorenzo de' Medici al C. cfr. Protocolli del Carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, pp. 319, 401, 476. I numeri delle lettere del Mediceo avanti il Principato sono dati secondo gli Inventari di recente pubblicazione (I-IV, Roma 1951-1963, ad Indices) e differiscono talvolta dalle citazioni più antiche. Per le Carte Strozzoniane dell'Arch. di St. di Firenze vedasi l'Inventario, s. 1, I, Firenze 1884, pp. 79 s.