Davanzati, Bernardo
L'interesse del noto scrittore ed erudito fiorentino (1529-1606) per l'opera dantesca è strettamente connesso alla posizione da lui assunta nelle note polemiche relative alla ‛ questione della lingua ' e caratterizzata dal fortissimo rilievo dato alla popolarità ed espressività del fiorentino parlato; appunto da una siffatta concezione nasce la cordiale adesione alla forma poetica della Commedia quale si manifesta nelle lettere proemiali alla sua traduzione di Tacito: due dirette a Baccio Valori e la terza agli Accademici Alterati. In questi suoi scritti il Davanzati non soltanto afferma decisamente la fiorentinità della lingua dantesca, ma sostiene anche che appunto nella Commedia il fiorentino ha trovato la sua più alta, matura e completa espressione. Quella forma artistica aspra e difficile, lungi dall'essere rozza e trascurata, è invece da lui ritenuta altamente e nobilmente espressiva; e questo non solo nel maggior poema, ma nello stesso Convivio: significativi a questo proposito i richiami a fatti stilistici dell'arte figurativa quali il ‛ bugnato ' dei palazzi fiorentini o lo scorcio nella pratica del disegno. Il particolare gusto del Davanzati, in un'età così legata a predominanti istanze retoriche, si risolve, in definitiva, non solo in una precisa valutazione dell'opera di D. nei suoi valori ‛ istituzionali ' (e si veda in proposito il rilievo dato a quanto del linguaggio dantesco è poi passato nella codificazione operata dalla Crusca), ma anche in un pieno riconoscimento della validità, sul piano dello stile, del " poema altissimo ".
Bibl. - B.D., Opere, a c. di E. Bindi, Firenze 1853, LXXII-LXXVIII; S.A. Barbi, Una lettera di B. D. e il suo volgarizzamento di Tacito, ibid. 1897; F. Foffano, Prose filologiche. La questione della lingua con introduzione e commenti, ibid. 1908, 95-112; B.T. Sozzi, Aspetti e momenti della questione linguistica, Padova 1955, 97-99; M. Vitale, La questione della lingua, Palermo 1964, 58-59.
Gianvito Resta