GUASCONI (Gascoigne), Bernardo
Nato a Firenze nel 1614 da Giovan Battista di Bernardo e da Clemenza di Lorenzo Altoviti, fu battezzato in S. Giovanni il 2 giugno. Dopo la morte del padre, il 1° settembre di quell'anno, il G. fu affidato alle cure dello zio materno Alessandro Altoviti.
Il G. apparteneva a una famiglia fiorentina di antica nobiltà e nel 1627, alla morte dello zio paterno Lorenzo, entrò in possesso di una cospicua eredità. Avviato alla carriera militare, fu investito del titolo di nobile della Terra di Poppi per avere partecipato ad azioni nel Casentino. Probabilmente, dopo avere combattuto in Lombardia e in Piemonte, intorno al 1634 andò in Germania al seguito del principe Mattias de' Medici, e divenne cornetta della sua compagnia di guardia. Secondo il racconto di Gregorio Leti nel Teatro britannico, alla partenza del principe Mattias, nel 1638, il G. si pose sotto il comando del conte Mattia Galasso come capitano di cavalleria nel reggimento del colonnello Niccolò Vallone. Fatta una leva di 300 croati e cento cavalli, si mise al soldo della Spagna nello Stato di Milano, dove rimase tre anni al servizio del governatore Diego Felipe de Guzmán, marchese di Leganés, e partecipò all'assedio di Torino nel 1640 subendo gravi perdite tra i suoi uomini. In polemica con Juan Velasco de la Cueva conte di Sirvela, nominato nel 1641 governatore di Milano, ottenne con difficoltà la licenza per abbandonare il servizio della Spagna e nel 1642 si recò in Inghilterra, determinato a prestare il suo servizio nella guerra civile allora in corso. Inizialmente fu propenso ad arruolarsi nello schieramento parlamentare, ma in seguito a una serie di colloqui con il residente toscano a Londra Amerigo Salvetti, decise infine di unirsi ai realisti. Servì pertanto come ufficiale nel reggimento di cavalleria del colonnello Richard Neville distinguendosi in alcune azioni militari (il 4 ag. 1644 sorprese e catturò un nutrito drappello di ufficiali parlamentari). Nel 1645, come ricompensa per i suoi servigi, Carlo I lo fece cavaliere. Subito dopo la fine della prima guerra civile il G. lasciò l'Inghilterra seguendo probabilmente in Francia il generale realista George Goring. Nel febbraio del 1647 era sicuramente in Olanda: il 1° marzo 1647 il residente toscano a Londra scriveva a Firenze che il G. da Amsterdam aveva richiesto i suoi buoni uffici per ottenere un passaporto dal Parlamento inglese. Nonostante fosse ben noto che il G. aveva "servito contro del Parlamento", il lasciapassare fu concesso e, nell'estate del 1647, poté tornare in Inghilterra presso il sovrano inglese, che allora era a Windsor.
Tornato a Londra, il G. assistette agli avvenimenti che seguirono l'occupazione della città da parte dell'esercito parlamentare nell'agosto del 1647 e, in autunno, inviò al granduca Ferdinando II una dettagliata Relazione del rivolgimento avvenuto in Inghilterra nel 1647, in cui narrava le vicende politico-militari seguite alla cattura del re a Holmby. Il racconto del G., articolato e preciso, descriveva gli avvenimenti come il dispiegarsi di un preciso progetto degli indipendenti per impadronirsi del potere.
Nella seconda guerra civile inglese al G. fu affidato il comando di un reggimento di cavalleria che il 22 giugno 1648 prese possesso di Colchester. Di lì a poco la città fu stretta d'assedio dal generale parlamentare Thomas Fairfax e quando, il 7 settembre, i realisti si arresero, il G. fu condannato a morte insieme con Charles Lucas e Charles Lisle. Dopo la fucilazione dei due inglesi, la sua esecuzione fu sospesa e in seguito egli fu perdonato in quanto straniero.
L'episodio, riportato in tutte le cronache della guerra civile inglese e nella History of the rebellion di Edward Hyde, conte di Clarendon, è ricordato anche nell'Hudibras di Samuel Butler del 1663 (I, canto II, vv. 1171-1174). Il G. fu condotto prigioniero a Windsor ed espulso, nonostante l'intervento del granduca di Toscana. Il 24 genn. 1649 ritornò in Italia.
Scarse sono le notizie sull'attività svolta dal G. dopo il suo ritorno in Toscana. Intorno alla metà degli anni Cinquanta fu impegnato nel remunerativo commercio del tabacco; nel 1657 costituì una compagnia commerciale insieme con un inglese residente a Livorno per la redditizia vendita di perline di vetro. In questa sua attività mercantile fu presumibilmente agevolato dalla fittissima rete commerciale che uno dei rami della sua famiglia aveva da tempo costituito e che andava da Venezia all'Olanda, alla Polonia, alla Russia e ai paesi del Levante. Accanto all'attività commerciale, il G. ricoprì cariche militari dello Stato mediceo. Già capitano della compagnia di cavalli di Montevarchi in Val d'Arno di sopra, il 9 sett. 1657 il granduca Ferdinando II lo nominò capitano della compagnia di corazze di Montalcino. Probabilmente a questi anni risale la sua nomina a coppiere del cardinale Giovan Carlo de' Medici.
Negli undici anni di interregno il G. non recise i rapporti con l'Inghilterra. Il suo nome ricorre frequentemente nelle memorie dei viaggiatori inglesi che giunsero in Toscana in quegli anni, come John Reresby e John Bargrave. A lui si rivolgevano le autorità medicee per consigli e informazioni su come condurre i rapporti politico-diplomatici con l'Inghilterra, che avevano assunto in quegli anni grande importanza per la presenza della fiorente comunità inglese di Livorno. Al G. ci si rivolse nel corso delle trattative anglo-toscane dopo la battaglia navale tra Inglesi e Olandesi combattuta al largo di Livorno il 14 marzo 1653.
Con la restaurazione di Carlo II (1660) il G. fece ritorno in Inghilterra e divenne un importante riferimento della comunità italiana di Londra, affiancando come rappresentante ufficioso del granduca l'incapace residente toscano in Inghilterra Giovanni Salvetti Antelminelli. A lui si rivolgevano inoltre i viaggiatori italiani a Londra, come Antonio Segni e Francesco Riccardi nel 1669, Giovanni Battista Pacichelli nel 1675, G. Leti nel 1680, Pietro Guerrini nel 1685.
Particolarmente importante fu il suo ruolo nella missione diplomatica dell'ambasciatore genovese Gian Luca Durazzo a Londra nel 1662, quando il suo deciso intervento impedì che si giungesse a decisioni contro gli interessi toscani.
Nell'ottobre del 1661 il G. assunse il nome di Bernard Gascoigne (una prima lettura dell'atto di naturalizzazione era stata fatta nella Camera dei lords il 26 giugno). È con questa versione del suo nome, già utilizzata negli anni Quaranta, che il G. è generalmente indicato nelle fonti inglesi. Fu probabilmente anche insignito del titolo di baronetto, titolo con il quale è spesso descritto in molti documenti inglesi, compreso il testamento. Gli furono inoltre assegnati benefici nel Lincolnshire e nel Norfolk come risarcimento per la pensione conferita da Carlo I e mai pagata; nel 1663 gli fu inoltre assegnata una pensione di 600 sterline annue.
Nel gennaio del 1664 il G. si recò nuovamente in Italia, dove rimase sino al 1667, come informatore della segreteria di Stato inglese. Di passaggio da Parigi, inviò in Inghilterra una dettagliata relazione sulla corte di Francia e si impegnò a reclutare a Parigi e a Venezia persone in grado di fornire stabilmente notizie di carattere politico. Negli anni seguenti inviò continuativamente a Londra informazioni politiche sulla Toscana e l'Italia.
A questi anni di soggiorno italiano risale la sua corrispondenza con il repubblicano Henry Neville (fratello dell'ufficiale realista sotto cui aveva combattuto durante gli anni della guerra civile).
Recatosi per un breve viaggio in Olanda nel 1665, forse per motivi commerciali, il G. fece ritorno in Inghilterra nella primavera del 1667 e il 20 giugno fu chiamato alla Royal Society. Questa nomina, come gran parte di quelle effettuate allora nei confronti di stranieri, era una forma di omaggio non legata a precipui motivi di carattere scientifico. Nello stesso giorno gli vennero assegnati, vita natural durante, i ricchi proventi derivanti dalle imposte sul vino pagate dalle navi francesi che si recavano in Inghilterra.
Nell'estate del 1668 il G. fu impiegato in un'importante missione diplomatica a Madrid che avrebbe dovuto portare alla firma di un'alleanza tra Inghilterra e Spagna e imporre a quest'ultima condizioni assai onerose. Partito da Londra intorno alla metà di giugno 1668, il G. si fermò per qualche giorno in Portogallo, da dove inviò una lunga relazione informativa sulla situazione del paese, dove nel novembre 1667 era stato deposto il re Alfonso VI ed era salito al trono Pietro II. Munito di credenziali che gli permettevano di agire come ufficioso rappresentante diplomatico, ebbe un burrascoso incontro con Gaspar de Bracamonte y Guzmán conte di Peñaranda, durante il quale sostenne ardentemente le ragioni inglesi. Fece ritorno in Inghilterra alla fine di dicembre e, tra l'aprile e il giugno 1669, fu il più utile punto di riferimento di Cosimo de' Medici, figlio del granduca di Toscana Ferdinando II, durante la tappa inglese del suo viaggio in Europa.
Nella primavera del 1672 il G. fu impiegato in una delicata missione diplomatica a Vienna come inviato straordinario dell'Inghilterra per trattare il matrimonio tra il duca di York e Claudia Felicita, figlia dell'arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo e di Anna de' Medici. La missione, nata sotto ottimi auspici, si rivelò un completo fallimento. I negoziati durarono un anno e si interruppero bruscamente nel maggio del 1673, quando la figlia dell'arciduca fu promessa sposa all'imperatore Leopoldo, da poco rimasto vedovo. Parte della corrispondenza tra il G. e la segreteria di Stato inglese e una dettagliata relazione inviata a Carlo II nel corso della missione è stata pubblicata in T. Brown, Miscellanea aulica, or a Collection of State treaties, London 1702.
Stabilitosi definitivamente in Inghilterra, il G. non recise mai i rapporti con la Toscana, dove si recò almeno in due occasioni. Oltre agli impieghi di fiducia nella diplomazia inglese, continuò a mantenere rapporti stretti con la corte di Firenze e sia Ferdinando II sia Cosimo III continuarono a guardare a lui come a un rappresentante ufficioso, servendosene in più occasioni.
Questa fiducia nella sue capacità arrivò al punto che, durante un breve soggiorno in Italia nel 1676, gli fu affidato il delicato incarico di convincere la granduchessa Margherita d'Orléans a ritornare presso il marito Cosimo III, senza peraltro che l'incontro sortisse alcun risultato concreto. Tra la fine del 1677 e il 1678 il G. indagò le possibilità di un matrimonio tra il principe Ferdinando de' Medici, figlio di Cosimo III, e la principessa Anna secondogenita del duca di York.
Rimangono numerose lettere scritte dal G. in tempi differenti al principe Leopoldo de' Medici e a Cosimo de' Medici prima e dopo l'ascesa al trono granducale, riguardanti pittori, artisti e artigiani inglesi.
Passata non senza rischi la tempesta del "Popish Plot" del 1678, il G. tornò in Italia nell'estate del 1682, probabilmente trattenendovisi sino alla fine del 1684. Il 15 ottobre a Firenze aveva fatto testamento lasciando in eredità tutti i suoi beni, in primo luogo gli ampi possedimenti di Vico di Valdimarina vicino Firenze, da sempre di proprietà della famiglia, al cugino Pietro di Urbano Cattani.
Ammalatosi il 4 genn. 1687, morì il 30 genn. 1687 a Haymarket, nella parrocchia londinese di St. Martin-in-the-Fields e fu sepolto presso la cappella del palazzo reale di St. James.
Dai numerosi nomi inglesi ricordati nel suo ultimo testamento, che nella parte essenziale confermava quello del 1684 e di cui venne dichiarato esecutore l'agente del granduca di Toscana Francesco Terriesi, emerge la fitta rete di relazioni stabilita dal G. in Inghilterra. Scettico in materia di religione e di indole libertina, solo dietro le pressanti sollecitazioni del Terriesi (che stigmatizzava le sue "ereticali opinioni in materia di religione e contro la chiesa cattolica"), sul letto di morte il G. accettò i sacramenti secondo i riti della Chiesa cattolica. Fu il G. a introdurre alla presenza di Thomas Hobbes il conte Ercole Zani in viaggio in Inghilterra nel 1669. Leti lo descrive "generoso, magnanimo, e cortese nel far servitio agli amici, che raccomanda, protegge, e serve con vero amore".
A riprova del credito di cui godeva presso la corte degli ultimi Stuart, oltre ai prestigiosi incarichi diplomatici di cui fu investito, rimangono due lunghi memoriali, ricchi di consigli politici, indirizzati in tempi diversi a Carlo II e a Giacomo II. Alcuni cenni nella corrispondenza dei residenti toscani a Londra fanno pensare che il G. fosse padre di una figlia illegittima.
Fonti e Bibl.: L'archivio Guasconi, provvisoriamente depositato presso l'Archivio di Stato di Firenze, ha subito gravissime perdite durante l'alluvione del 1966. La Relazione del G., in Mediceo del principato, filza 4232, ins. 14, cc. 404r-413v, è pubblicata in G. 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