MARCELLO, Bernardo
Nacque il 19 dic. 1555 a Corfù, quartogenito del patrizio Sebastiano di Pietro, castellano di Corfù, e di Badoera Giustinian, figlia naturale di Giovan Francesco di Girolamo.
Il M. - da non confondere con l'omonimo figlio di Giacomo del ramo di S. Polo, attivo negli stessi anni - non si distinse in episodi bellici ma servì lo Stato nei diversi incarichi che gli furono affidati, dimostrandosi affidabile e scrupoloso. Nella scheda biografica sul M., G. Priuli, alludendo alla morte, rileva che "non deve il sospetto di cattivo fine oscurar il merito d'una longa vita passata, essendo questa stata certamente buona, quello di solo sospetto cattivo" (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 3782, c. 180v).
Il M. esordì ancora giovane nel 1577 come camerlengo a Verona, assolvendo l'incarico "honorevolmente" e riscuotendo stima "da tutta quella terra" (Relazioni dei rettori…, p. 103). Il 7 nov. 1582 entrò nella Quarantia civil nova, quindi il 17 apr. 1583 fu nominato capitano e podestà a Bassano, un reggimento di terzo grado, non prestigioso ma impegnativo, che il M. seppe sostenere con quel senso del dovere che ne connotò tutta la carriera. Il 7 dic. 1589, il M. ottenne la nomina a sindaco in Levante, che lo portò a visitare con compiti ispettivi i territori da Mar da Corfù a Candia. Ritornato a Venezia, ottenne dall'agosto 1593 la carica di provveditore al Cottimo di Londra. Nel 1596 fu eletto avogador di Comun, riconfermato nel 1598 e nel 1602. Ricoperto l'incarico di provveditore in Zecca (1604), nel 1605 il M. fu eletto capitano a Verona, ove giunse il 28 agosto.
Chiamato in una delle sedi più importanti della Terraferma, il M. si comportò con "diligenza et charità" - scrisse con lusinghieri accenti di stima il podestà Giulio Contarini -, affrontò "molti disordini et rimosse molte corruttelle et inconvenienti", rivelandosi "gentilhuomo di tanto valore et di tanta esperienza che in ogni grave negotio et in qual si voglia importante occasione la Serenità Vostra può promettersi dalla molta sua virtù quel più honorato servitio che si può sperar". Il peso della carica non poteva essere sostenuto "da soggetto né più indefesso nelle fatiche né più prudente nelle deliberationi né più pronto nelle esecutioni" (ibid., p. 176).
Scoppiata nel frattempo la contesa dell'Interdetto tra Venezia e la S. Sede, il M. organizzò la sorveglianza del clero e della popolazione di Verona per assicurare l'ordine pubblico e l'esecuzione delle disposizioni del governo, contenendo le manifestazioni antiveneziane con abilità e fermezza. Gliene derivarono, pertanto, prestigio ma anche i sospetti del nunzio Berlingero Gessi che, scrivendo al cardinal nipote Scipione Borghese, segnalò il M. tra i lettori di testi protestanti.
Rientrato a Venezia, ottenne la nomina a provveditore al Cottimo di Londra (1608), a membro della commissione "per andar in Vesentina" (ottobre 1609) e nel dicembre 1609 quella a provveditore sopra i Beni inculti, che fu però "cassata" per incompatibilità con i suoi interessi privati. Nel luglio 1610, grazie all'esperienza e alle riconosciute doti di equilibrio, il M. fu eletto commissario sopra i Confini di Loreo, incarico delicato e pesante per l'intrecciarsi dei problemi locali con quelli derivanti dalla prossimità del Polesine ferrarese, e forse per questo rifiutato da alcuni colleghi.
Sopraprovveditore alla Giustizia nova (1611), provveditore sopra i Beni comunali (novembre 1611), nel 1612 il M. fu membro della commissione sopra i Confini del Ferrarese, che avrebbe dovuto affrontare con la S. Sede le annose questioni di confine e della navigazione sul Po. Le trattative avviate con i commissari pontifici, alle Papozze, fallirono, secondo i Veneziani per la "vanità delle pretensioni degli ecclesiastici" (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 3782, c. 180v). Il prestigio personale del M. non ne risentì, anzi, entrato in Senato, come ordinario (1613), nella zonta (1615) e di nuovo ordinario (1616), nel novembre 1616 fu tra i 41 elettori del doge Giovanni Bembo. Ricoprì, nel frattempo, cariche nelle magistrature ordinarie (sopra Atti nel 1612, regolatore sopra la Scrittura nel 1613, provveditore sopra Olii nel 1616), approdando, il 19 ott. 1616, in Collegio in qualità di savio del Consiglio. Mancata la nomina a podestà a Padova, il M. fu ricompensato con l'elezione, il 7 maggio 1617, a capitano a Crema, "per l'importanti occorrenze di quei tempi" (ibid.), ma la cattiva salute che da qualche tempo lo affliggeva gli impedì di accettare la carica che fu sostituita con quella di provveditore a Bergamo.
In attesa di raggiungere la nuova destinazione, il M. si recò a Padova, ospite dell'amico Nicolò Vendramin, capitano in quel reggimento, per ristabilirsi. Qui morì il 9 sett. 1617.
Le circostanze della morte sono rese note da Priuli, il quale scrisse sconcertato che il M. "fu […] ritrovato in camera serrato morto, con indizii et sospetti che da se stesso si fosse data la morte, il che la felicità del suo stato le sue ricchezze il corso di honori passati, et che poteva pretendere non lascia però credere" (ibid.). M. Barbaro con più sicurezza annotò che il M. "s'appiccò da se stesso in Padova ad una lettiera, morso da umor malinconico" (Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti…, c. 477) e il necrologio dei Provveditori alla Sanità del 10 settembre, laconicamente, informò che "El lustrissimo sier Bernardo Marselo d'anni 60 venuto da Padoa marti, el qual andò per purgarsi" (Ibid., Provveditori alla Sanità, Necrologi, b. 848, ad diem).
La personalità inquieta e saturnina del M. emerge da alcune lettere da lui inviate da Bassano all'amico Francesco Priuli. Se ne ricava il ritratto di un uomo colto, scrupoloso, consapevole dei propri doveri, non privo di spirito, oppresso tuttavia da una crescente insoddisfazione esistenziale. Incline alla vita appartata e tranquilla, avrebbe voluto lasciare quella degli impieghi pubblici, se avesse potuto. Continuò a servire lo Stato lasciando sulla carta il suo disagio: "O quanto è meglio la nostra vita queta et ritirata di costì, lo frequentar le piazze, attender tranquillamente a' suoi studi, ricrear l'animo con gli amici, che vestirsi la veste publica per spogliarsi la propria libertà, comandar ad altri per non poter servir a se stesso, star tutto il giorno su 'l decider cause, terminar litigii, dichiarir articoli, regolar contratti […] non sia al mondo vita più stentata di questa et che i Reggimenti propriamente sian la galea di noi altri Nobili con una catena a' piedi di sedici mesi et tantum plus quantum successor tuus illuc venire distulerit" [la formula delle commissioni ducali] (Tre lettere inedite, p. 9, 15 nov. 1583). Il 7 ag. 1617, in procinto di partire per Bergamo, il M. aveva scritto di suo pugno il testamento che designava eredi dell'ingente patrimonio di oltre 130.000 ducati in titoli e prestiti i nipoti e il fratello Gerolamo, ma, a causa forse di una certa freddezza di rapporti familiari, affidava ai procuratori de ultra, quali commissari, il compito di amministrarli. Il corpo del M., riportato a Venezia, fu sepolto nella chiesa di S. Girolamo, nell'arca di famiglia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Nascite, III, c. 206v; ibid., Contratti, 9, c. 170v; Senato, Mar, reg. 50, c. 95; Senato, Dispacci dei rettori, Verona, bb. 2, 3; Capi del Consiglio dei dieci, Lettere di rettori e altre cariche, Verona, b. 197; ibid., Bassano, b. 251, nn. 84, 85; Segretario alle Voci, Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 7, c. 39v; 8, c. 5v; 11, c. 196v; 15, c. 15; ibid., Elezioni in Pregadi, regg. 7, cc. 97, 107; 8, cc. 40, 51, 75, 165, 166; 9, cc. 2v, 58v, 72, 79v, 81v, 170; Provveditori alla Sanità, Necrologi, b. 848; Miscell. Notai diversi, bb. 48, n. 237; 67, n. 162; Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VII, 829 (=8908): Consegi, c. 75; 830 (=8909), cc. 106, 113, 134; 831 (=8910), cc. 113, 301, 316, 386, 388, 395; 832 (=8911), c. 178; 833 (=8912), cc. 53, 69, 100, 126; 834 (=8913), c. 141; 835 (=8914), cc. 148, 268, 273; 836 (=8915), cc. 33, 67, 69, 89; Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 2547, cc. 231-243 (edito con il titolo Tre lettere inedite di Bernardo Marcello podestà e capitano di Bassano scritte a Francesco Priuli, a cura di P. Foscolo, in Nozze Marcello - Zan, Venezia 1858); 3083/III, f. 11; 3227; 3782: G. Priuli, Li pretiosi frutti…, II, c. 180v; P. D. gr., 696; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IX, Podestaria e capitanato di Verona, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1977, pp. 103, 176, 181; A. Morosini, Degl'istorici delle cose veneziane, VII, in Istorie veneziane, Venezia 1720, p. 360; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, p. 75; P. Savio, Per l'epistolario di P. Sarpi, in Aevum, X (1936), p. 32.