Bernardo Silvestre da Tours
Filosofo medievale. Visse nel sec. XII nell'ambito della scuola di Chartres (cui però propriamente non appartenne), ed è stato perciò spesso confuso con Bernardo di Chartres (fine sec. XI - primi del sec. XII). L'opera sua più nota - che ancora il Boccaccio cita come testo di rilevante importanza - è il De Mundi universitate sive Megacosmus et microcosmus (1150 circa), in prosa mista a versi: una cosmogonia cristiana, tutta intessuta di motivi neoplatonici e non priva di valore poetico. Di B.S. tuttavia in questa sede interessa piuttosto il commento ai primi sei libri dell'Eneide. Benché siano oggi noti solo tre codici, quel commento dovette godere di non minima risonanza, dal momento che i manoscritti riconducono ad ambienti universitari (il che fa pensare che fosse in uso nelle scuole), e che Giovanni di Salisbury nel Policraticus ne accoglie sostanzialmente le indicazioni, pur con qualche modifica; sta comunque di fatto che Amplonio di Ratinck ne possedette un esemplare (oggi perduto) e che Coluccio Salutati nel De Laboribus Herculis riporta, citandolo con molto rispetto, ampi passi del " serius allegorizator Virgilii " (B.S. appunto, di cui però il Salutati pare ignorare il nome). B.S. accoglie, sottolineandola con maggior forza e precisione di particolari, la tesi già indicata da Fulgenzio nel De Virgiliana continentia, secondo la quale nei primi sei libri dell'Eneide sarebbero descritte allegoricamente le età dell'uomo (infanzia, puerizia, adolescenza, giovinezza, età virile) con le passioni particolari a ciascuna: sicché nel corso dei suoi " errores ", intesi in senso morale, Enea è sviato nella ricerca del bene dalle passioni (ravvisate nelle varie tappe del viaggio); infine, giunto all'inizio dell'età virile, si pone sulla via della vera sapienza (lo studio della teologia) e attua quella discesa all'Inferno che gli permette di rivivere, traendone esperienza, i propri errori e di pervenire quindi alla conoscenza del Creatore. Oltre a questa interpretazione allegorica generale, B.S. indica significazioni allegorico-morali pressoché in ogni espressione, anzi in ogni parola, secondo moduli quanto mai lontani dalla cultura e dalla sensibilità moderne, che invero si ribellano a tali stravolgimenti del testo (il Comparetti usò al proposito l'aggettivo " barbaro "): e tuttavia B.S. non fa altro che adeguare il testo virgiliano a un tipo di lettura che dominò vari secoli di storia culturale europea, e pertanto non liquidabile così facilmente.
D. probabilmente non si servì proprio del commento di B.S.: ma certamente conobbe e accolse un'interpretazione dell'Eneide assai affine e quasi sicuramente derivata da questo. Basterà ricordare che nel Convivio (IV XXIV 4-10, XXVI 8-15) D. accenna appunto a lo figurato che di questo diverso processo de l'etadi tiene Virgilio ne lo Eneida (XXIV 9), e, parlando della giovinezza e delle virtù e delle passioni a essa propria, aggiunge che così infrenato mostra Virgilio, lo maggiore nostro poeta, che fosse Enea, ne la parte de lo Eneida ove questa etade si figura; la quale parte comprende lo quarto, lo quinto e lo sesto libro de lo Eneida (XXVI 8); l'eroe troiano alfine abbandonò Didone per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa (mentre nel commento di Pietro Alighieri [ediz. Nannucci, p. 15], ricorre questa affermazione: " Eneas descendit ad hunc infernum... ut videret genitorem suum, idest ut cognosceret Deum "). Il Curtius ha inoltre accostato un passo del De vulgari Eloquentia, ove si interpreta allegoricamente Aen. VI 129-131 (II IV 10 ediz. Mengaldo: Sed cautionem atque discretionem hanc accipere, sicut decet, hic opus et labor est, quoniam nunquam sine strenuitate ingenii et artis assiduitate scientiarumque habitu fieri potest. Et hii sunt quos Poeta Aeneidorum sexto Dei dilectos et ab ardente virtute sublimatos ad aethera deorumque filios vocat, quanquam figurate loquatur), con la chiosa di B.S. (" Dis geniti filii Apollinis: sapientes; filii Calliopes: eloquentes; filii Iovis: rationabiles "), additandovi una relazione di diretta dipendenza: laddove è più prudente riscontrare una certa affinità e indicare nel commento bernardiano la fonte prima, indiretta, di quel giudizio dantesco, o comunque la testimonianza che non si tratta d'illazione personale di Dante. Va poi avvisato che, se D. accoglie nel Convivio e nel De vulgari Eloquentia quei moduli d'interpretazione allegorica dell'Eneide, nella Commedia essi rimangono del tutto marginali (sono ancora ravvisabili in espressioni come il superbo Iliòn, l'umile Italia, e nella condanna dell'accidia [Pg XVIII 136-138] dei compagni di Enea che preferirono stanziarsi in Sicilia anziché seguire l'eroe nel Lazio, ecc.); nella Commedia D. sviluppa invece un'interpretazione escatologica del poema virgiliano, e in particolare del libro VI, la quale rimane assolutamente estranea al discorso di B.S. e alla sua cultura; mentre nella Monarchia il poeta sottolinea al massimo il valore di testimonianza storica che l'Eneide assume per l'avvento provvidenziale dell'Impero.
Bibl. - De mundi universitate, a c. di Barach e Wrobel, Innsbruck 1876; Commentum super sex libros Aeneidos Virgilii, a c. di Riedel, Gryphiswaldae 1924; É. Gilson, La cosmogonie de B. S., in " Archives d'hist. doctrinale et littéraire du Moyen Age " III (1928) 5-24; A. Vernet, B. S. et sa ‛ Cosmographia ', 1927 (tesi di dottorato presso l'École de Chartes); E. R. Curtius, Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, Berna 1948; H. T. Silverstein, The fabulous cosmogony of B. S., in " Modern Philology " XLVI (1948) 92-116; R. B. Woolsey, B. S. and the Hermetic Asclepius, in " Traditio " VI (1948) 340-344; M. Brini Savorelli, Un manuale di geomanzia presentato da B. S. da Tours (sec. XII): l'" Experimentarius ", in " Rivista crit. di st. d. filosofia " XIV (1959) 283-342; oltre, naturalmente, agli studi d'insieme sulla filosofia medievale e sulla scuola di Chartes. In particolare sul commento virgiliano: S. Skimina, De B. S. Vergilii interprete, in Commentationes Vergilianae, Cracovia 1930; H. T. Silverstein, D. and Vergil the mystic, in " Harvard Studies and Notes in Philol. and Literature " XIV (1932) 51-82; D. Comparetti, Virgilio nel Medio Evo, Firenze 19372; M. De Marco, Un nuovo codice del commento di B. S. all'Eneide, in " Aevum " XXVIII (1954) 178-183; G. Padoan, Tradizione e fortuna del commento all'" Eneide " di B. S., in " Italia medioevale e umanistica " In (1960) 227-240, con nota bibliografica; Id., Il mito di Teseo e il cristianesimo di Stazio, in " Lettere Italiane " XI (1959) 432-457; Id., Il canto XVIII del Purgatorio, Firenze 1967.