ZANE, Bernardo
Nacque a Venezia dopo il 1458, anno del matrimonio dei genitori, Alvise di Francesco e Cecilia Contarini di Paolo; fuorviante pertanto il genealogista Barbaro nell’affermare che la madre fosse Cecilia Gritti: un errore facilitato dall’essersi estinto, con questa generazione, il ramo familiare.
Negli Acta graduum Academicorum (2001, p. 176) un documento del maggio 1490 afferma che «il veneziano Alvise» aveva una casa a Padova in contrada S. Daniele, disponeva di molti beni e gestiva una rete di traffici, a Roma e altrove, assieme al figlio Bernardo, canonico a Treviso che aveva frequentato l’università. Si tratta del Bernardo in oggetto? E’ probabile, ma per avere la prima attestazione sicura sulla sua vita bisogna attendere il 5 settembre 1497, allorchè Zane fu ballottato, ma non eletto, alla sede patriarcale di Aquileia; segno, questo, di una raggiunta notorietà e adeguata disponibilità di beni: nella circostanza egli figura come dottore e protonotaro apostolico.
Un anno dopo (31 agosto 1498) venne nominato coadiutore del vescovo di Spalato, Bartolomeo Averoldi; in seguito lo ritroviamo a Roma; qui, il 28 settembre 1500, nell’udienza di congedo dell’ambasciatore della Serenissima, Paolo Cappello, il papa Alessandro VI parlò del protonotaro in termini elogiativi («fu molto amato da papa Alessandro VI», annota il Cappellari Vivaro). Ancora, poco più di un mese dopo, il 2 novembre, Sanuto riferisce che la messa per i defunti fu cantata dal cardinale Giovanni Borgia, «et il prothonotario Zane fece la oration, con gran laude et honor di la patria” (Sanuto, 1879-87, III, col. 1048). A Roma Zane si fermò a lungo per far valere la sua cultura e procurarsi amicizie e protezioni; l’8 aprile 1502 vi stampò un’orazione sulla Passione di Cristo, preceduta da una lunga dedica ad Alessandro VI (Beatissimo ac sanctissimo omnium principum…), che è di fatto il titolo con cui la dissertazione è reperibile nelle biblioteche. Scopertamente elogiativa non solo del pontefice, ma soprattutto della propria famiglia la dedica, ove Zane ricorda gli illustri ecclesiastici che servirono la Chiesa, dal bisnonno Eugenio IV al bollatore pontificio Francesco Condulmer, allo zio Lorenzo Zane patriarca di Antiochia: esponenti non unici, peraltro, di una famiglia segnalatasi per l’innata religiosità che aveva spinto molti di essa a morire in difesa della fede. L’accenno risultava quantomai tempestivo, dal momento che era in corso un conflitto fra la Serenissima e i turchi, che si sarebbe concluso solo nel maggio 1503.
Nell’ottobre 1502 Zane si trovava ancora a Roma, dove recitò l’orazione funebre dell’arcivescovo di Nicosia, Sebastiano Priuli; ne fu ricompensato con la nomina a vescovo di Spalato, avvenuta il 15 febbraio 1503. L’indomani scrive Sanuto: «Da poi disnar fo pregadi, et fo messo, per li consieri, dar il possesso di l’arzivescoado di Spalato al reverendo domino Bernardo Zane, prothonotario, qual à ‘uto a Roma dal pontefice, par per brieve, per la morte di l’arzivescovo noviter defunto; et fo preso» (Sanuto, 1879-87, IV, col. 738); la ratifica del Senato non fu tuttavia accettata dal cardinale Domenico Grimani, ricco potente prestigioso, ma non ancora pago dei numerosi benefici conseguiti. Pertanto egli ricorse alla Signoria, a sua volta Zane allegò le proprie ragioni e a fine marzo 1503 egli riuscì finalmente a ottenere il possesso della diocesi dalmata, dove fece l’ingresso il 10 settembre. Due mesi più tardi (12 dicembre) aveva ormai conseguito buona fama presso quella popolazione, che partecipò numerosa (più di 7000 persone, provenienti anche dai territori ottomani) alla messa da lui cantata nella piazza di Spalato.
Nel settembre 1504 lasciò la diocesi nelle mani del vicario Tommaso Negro e si trasferì a Venezia, dove sperava di ottenere ulteriori gratificazioni, che però non vennero. Il 12 novembre dello stesso 1504 mancò l’elezione a patriarca di Venezia, come pure il 19 maggio e il 17 novembre 1508, nonostante un’assidua partecipazione alle cerimonie pubbliche e agli eventi religiosi, riferiti puntualmente da Sanuto: il 2 febbraio 1505 figura accanto al doge fra i partecipanti alla messa solenne a S. Marco, dove il 16 marzo recitò una applaudita predica sul sacramento della confessione; questi e simili eventi si protrassero negli anni a venire, alla festa della Sensa, del Corpus Domini, ai ricevimenti in onore di principi e ambasciatori. Sanuto registra questa partecipazione alle cerimonie pubbliche con commenti sempre positivi: «parlò benissimo», «fece bella predica», «fè degna predica», e tuttavia tanti successi non gli valsero l’elezione al vescovato di Vicenza (18 settembre 1508), né - come si è visto - al patriarcato veneziano.
Venne poi Agnadello e per molti mesi la presenza di Zane parve defilarsi dalla vita lagunare; bisogna attendere il 12 luglio 1510 perché Sanuto torni a occuparsi di lui, per segnalarne la presenza ai funerali di Caterina Cornaro. Poi, mentre la guerra della Lega di Cambrai proseguiva con alterne vicende, il 14 agosto dello stesso 1510 Zane preferì ritirarsi nel suo vescovato di Spalato, lontano sì dalle turbinose vicende che sconvolgevano la Terraferma veneta, ma esposto alle scorrerie dei turchi, che giunsero sino alle porte della città. Accolse pertanto con favore l’invito pontificio a partecipare ai lavori del concilio Lateranense, che gli consentì di ritornare a Roma, dove si trovava almeno dal 10 aprile 1512. Esattamente un mese dopo recitò l’orazione inaugurale della seconda sessione del concilio, dedicata in buona parte a esaltare la Serenissima per il suo prolungato impegno in difesa della religione contro gli ottomani. Per la sua eleganza ed efficacia questo discorso gli valse la nomina di assistente al concilio da parte di Giulio II, e un anno dopo (20 maggio 1513) quella di deputato in materia di fede.
Rimase a Roma anche con il nuovo papa Leone X e morì a Viterbo, dove aveva seguito il cardinale Raffaele Riario, il 3 agosto 1514.
A letto ammalato, le sue condizioni furono aggravate dalla singolare iniziativa con cui tentò di soccorrerlo il fratello Marco. Costui, scrive Sanuto (1879-87, XVIII, col. 457) «vedando non li esser remedio a varirlo, si fè tuor uno Chrocefixo grande di legno e quatro vilani farlo portar in camera dov’era in leto l’arzivescovo preditto cridando: Misericordia! dicendo questo è quello che vi pol solo ajutar, non altri. El qual arzivescovo si volse levar ad abrazarlo, et cridando tutti: Misericordia el Chrocefisso cade sul corpo di l’amalado, adeo fo causa di acelerarli... la morte».
Beatissimo ac sanctissimo omnium principum summo Alexandro VI … Bernardus Zane Prothonotarius apostolicus, s. l. e d. (è l’Introduzione alla Oratio Passionis Dominicae); Oratio Reverendissimi D. Archiepiscopi Spalatensis habita in prima sessione Lateranensis Concilii, Romae 1512.
Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. ven., 23: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii…, VII, p. 327; Avogaria di Comun, G. Giomo, Matrimoni patrizi per nome di donna, sub Contarini Cecilia; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, G.A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, IV, c. 206v; M. Sanuto, I Diari, a cura di F. Stefani, R. Fulin et all., I, III-VIII, X-XII, XIV, XVI, XVIII, Venezia 1879-87, ad indices; L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, III, Roma 1942, pp. 822 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica…, LXVIII, Venezia 1854, p. 216; XCII, ibid. 1858, p. 251; Hierarchia catholica Medii Aevi …, II, a cura di C. Eubel, Monasterii 1901, p. 265; III, a cura di G. van Gulik - C. Eubel, Monasterii 1910, p. 321 (errata però la data della morte); Acta graduum Academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1471 ad annum 1500, a cura di E. Martellozzo Forin, Roma-Padova 2001, pp. 176 s.