BERNARDO
Si ignorano di B. l'anno (poco prima del 1000) e il luogo della nascita.
La tradizione, quasi concorde, fondandosi su un'iscrizione ora scomparsa e su false genealogie, lo crede figlio di Maltraverso de' Conti, capostipite dell'illustre famiglia padovana. Ma nei documenti del tempo è citato solo con il nome e con la carica: B. arcidiacono, cappellano imperiale, vescovo di Padova; non può essere esclusa una sua ascendenza tedesca.
Compare per la prima volta con il titolo di arcidiacono nella carta di fondazione del monastero di S. Pietro a Padova (1026), succedendo probabilmente a Peraito. In tale carica rimase per oltre vent'anni (nessuna fonte certifica la sua presenza al concilio di Pavia del 1046, contrariamente a quanto pensa il Bonnard, autore di una sommaria voce sul Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 715 s.), finché, traslato Arnaldo di Baviera alla sede di Bressanone, venne eletto vescovo di Padova (novembre 1048). Il vescovato di B. è importante sia sul piano temporale sia su quello religioso. La protezione di cui godeva nell'ambiente imperiale, anche da parte dell'imperatrice Agnese, gli valse, prima con Enrico III e poi con Enrico IV, l'investitura di larghi poteri, tra cui quello, di solito riservato ai principi, di batter moneta. L'autenticità del privilegio (16 luglio 1049), di cui si è perso l'originale, fu messa in dubbio dal Muratori e difesa dal Dondi; ma, al di sotto della disputa erudita, resta il problema dei poteri del vescovo sulla città. Risulta dai documenti che B. godeva in Padova di una larga autorità, con la quale colmava, quasi a titolo di temporanea supplenza - per la debolezza della feudalità laica e le non ancora delineate strutture comunali -, un effettivo vuoto di potere in ambito cittadino. Ma né per questo, né per il fatto di essere, con i suoi vassalli, con le sue ricche dotazioni fondiarie, il feudatario più potente della città (era anche "sovrano" del territorio di Sacco, dove governò con mano pesante, perché nel 1055 gli abitanti si ribellarono e ottennero dall'imperatore di essere considerati come arimanni), B. non si sostituì mai, né di diritto né di fatto, al comes,e quindi non esercitò una vera e propria signoria.
In campo religioso la figura di B. è legata ad alcuni eventi interessanti. Nell'aprile-maggio 1050 partecipò al sinodo convocato a Roma dal pontefice Leone IX, sinodo nel quale vennero condannate le dottrine eucaristiche di Berengario di Tours.
Due anni dopo, il 2 luglio 1052, guidato da una visione prodigiosa (come narrano due leggende fiorite nei secc. XIV e XV), avrebbe rinvenuto in S. Giustina i corpi dei santi Giuliano, Felicita, Massimo e Innocenti. La notizia, accolta anche dallo Zanocco, è tuttavia priva di fondamento. Alla fine dello stesso mese fu di passaggio per Padova Leone IX; ospite di B., si sarebbe recato per onorare le reliquie in S. Giustina, togliendo, per l'occasione, un interdetto che pesava sulla città (di cui non si è trovata traccia) e concedendo all'abate una bolla con privilegi: è questo documento, certamente spurio, come appare dalla stessa data, 3 ag. 1053 (quando il papa dimorava a Benevento), a dichiarare leggendario il rinvenimento dei corpi al tempo di Bernardo.
Dopo il 12 giugno 1058,data in cui Enrico IV gli concesse un diploma, tacciono le notizie su Bernardo. Si pensa che sia morto verso il 1060,quando fu eletto al vescovato di Padova Werculfo.
La tradizione dipinge B. come un uomo di santa vita: celebrava ogni giorno la messa, lavorava per la riforma del clero, soccorreva i poveri. Lodi generiche, anche se confermate da papa Benedetto XIV, che gli riconobbe il titolo di beato.
Fonti e Bibl.: Ph. Jaffé, Regesta Romanorum Pontificum…, Berolini 1851, p. 375; K. F. Stumpf-Brentano, Die Kaiserurkunden des X., XI. und XII. Jahrhunderts… Regesten…, Innsbruck 1865-1883, nn. 2366, 2554; Monum. Germ. Histor., Constit. et acta publica, I,a cura di L. Weiland, Hannoverae 1893, p. 94; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra…, V, Venetiis 1720, coll. 437-39; L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi…, Mediolani 1739, II, coll. 711-13; J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio…, XIX, Venetiis 1774, col. 771; N. A. Giustiniani, Serie cronol. dei vescovi di Padova, Padova 1786, pp. LVI-LXII; F. Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istor. dei canonici di Padova, Padova 1805, p. 16; Id., Dissertazione terza sopra l'istoria eccles. di Padova, Padova 1807, pp. 5-34; A. Bonardi, Le origini del Comune di Padova,in Atti e Mem. d. R. Accad. di scienze lettere e arti in Padova, n. s., XIV (1897-98), pp. 223-230; XV(1898-99), p. 45; C.-J. Hefele-H. Leclercq, Histoire des conciles…, IV, 2, Paris 1911, p. 1040; R. Zanocco, Le tre Principali invenz. di corpi santi in S. Giustina, in Studia sacra, II(1921), pp. 131 s.; P. F. Kehr, Italia Pontificia…,VII, Venetiae et Histria, Berolini 1923, pp. 153-55 (con ulter. bibl.); R. Zanocco, Decime e quartesi in diocesi di Padova…, Padova 1951, pp. 186, 220-249.