Goetzke, Bernhard
Attore cinematografico tedesco, nato a Danzica il 5 giugno 1884 e morto a Berlino Ovest il 7 ottobre 1964. Di formazione teatrale, offrì le sue prove migliori nel periodo del cinema muto, esibendo una recitazione in sintonia con le modalità stilistiche della produzione espressionista, e toccò il suo apice nella fase tedesca del cinema di Fritz Lang, per il quale interpretò ruoli da antieroe, impersonando macabre allegorie, come la Morte in Der müde Tod (1921), ma anche personaggi epici, come Volker von Alzey in Die Nibelungen (1924; La canzone dei Nibelunghi). Raggiunta la fama internazionale negli anni Venti, andò incontro a un certo declino con l'avvento del sonoro.
Formatosi nella temperie teatrale che sarebbe sfociata nel movimento espressionista, G. esordì nel cinema nel primo dopoguerra, sfruttando la fisionomia torva ed enigmatica dei suoi scarni lineamenti con una recitazione scabra e ambigua, che lo fece eccellere nei ruoli di personaggi perfidi e malefici. Dopo aver preso parte a film come Madame Dubarry (1919) di Ernst Lubistch, Die Brüder Karamasoff (1920; I fratelli Karamazoff) di Carl Froelich, accanto ad attori come Emil Jannings e Werner Krauss, e Kinder der Finsternis (1921; I figli delle tenebre) di Ewald Andreas Dupont, interpretò il primo dei personaggi che contribuirono a fissarne l'immagine in quella di un'agghiacciante presenza demoniaca: la Morte in Der müde Tod di Lang, cineasta al quale G. rimase legato nella sua crescita artistica. Nello stesso anno fu lo yoghi indiano nella prima parte (Die Sendung des Yoghi) dello spettacolare Das indische Grabmal (1921) di Joe May, scritto da Lang e Thea von Harbou, per poi dare vita a un'altra celebre caratterizzazione, quella dell'ispettore capo von Wenck nel thriller Dr. Mabuse, der Spieler (1922; Il dottor Mabuse) diretto da Lang. La partecipazione all'anglo-tedesco Decameron nights, noto anche come Decameron-Nächte (1924; Il Decameron) di Herbert Wilcox accanto a Lionel Barrymore, lo mise in luce sulla ribalta internazionale: ebbe così modo di interpretare, tra gli altri, la coproduzione anglo-tedesca Blackguard (1925), film scritto dal giovane Alfred Hitchcock per Graham Cutts, il kolossal italiano Gli ultimi giorni di Pompei (1926) diretto da Amleto Palermi cui si affiancò Carmine Gallone, e The mountain eagle (1926) di Hitchcock, un'altra coproduzione anglo-tedesca, che lo vide impegnato nel ruolo di Mr Pettygrew, e di prendere parte alla produzione francese Vivre (1928) di Robert Boudrioz e a quella sovietico-tedesca Salamander (1929) di Grigorij L. Rošal′.
Il primo a utilizzare G. nel sonoro, in due film del 1930, il fantastico Alraune e il biografico Dreyfus, fu Richard Oswald, prove che ne confermarono le doti di caratterista legato a personaggi ambigui o meschini. Nel 1933 fu tra gli interpreti del solido giallo di Robert Wiene Polizeiakte 909, e nel 1935 di Michel Strogoff diretto da Jacques de Baroncelli, continuando in seguito a lavorare con fortuna alterna. La sua carriera conobbe un certo rilancio nell'ambito della produzione nazionale del periodo nazista, durante il quale scelse di restare a lavorare in patria, partecipando, per lo più in ruoli di secondo piano, a opere di chiaro appoggio al regime, come Jud Süss (1940; Süss l'ebreo) e Der grosse König (1942; Il grande re) di Veit Harlan, ma anche a produzioni spettacolari come Münchhausen (1943; Le avventure del Barone di Münchhausen) di Joseph von Baky o Paracelsus (1943) di Georg Wilhelm Pabst. Nel secondo dopoguerra si ritirò dall'attività.