Wicki, Bernhard
Attore e regista cinematografico e teatrale, nato a St. Pölten (Austria) il 28 ottobre 1919, da padre svizzero e madre ungherese, e morto a Monaco di Baviera il 5 gennaio 2000. Figura di rilievo nell'ambito della cinematografia tedesca, seppe ricoprire con efficacia ruoli di partigiani o uomini strenuamente votati alla loro missione, valendosi della propria marcata fisicità (che lo destinò spesso a ruoli di italiani o slavi), del naturale temperamento drammatico e di una solida formazione teatrale. Investì la sua energia artistica e intellettuale anche nella regia, rivelando sicurezza professionale e sensibilità visiva fin dal primo film, Die Brücke (1959; Il ponte), e ottenendo una lunga serie di riconoscimenti, soprattutto nell'ambito del cinema tedesco, tra cui l'Orso d'argento per la regia al Festival di Berlino conferitogli per Das Wunder des Malachias (1961). Fotografo di gran fama, pubblicò il libro Zwei Gramm Licht (1960) con prefazione di F. Dürrenmatt.
Figlio di un costruttore, ultimati gli studi frequentò corsi di recitazione (a Berlino, 1938-39, sotto la guida di Gustaf Gründgens) e di regia (a Vienna, 1940), finché fu internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen per aver fatto parte di un'organizzazione comunista e per i suoi legami con la scuola di architettura del Bauhaus. Aveva debuttato giovanissimo come attore teatrale, e nel dopoguerra si esibì con successo nei teatri tedeschi, austriaci e svizzeri.Entrato nel cinema all'inizio degli anni Cinquanta, raggiunse la notorietà interpretando, accanto a Maria Schell, il ruolo del partigiano iugoslavo Boro in Die letzte Brücke (1954; L'ultimo ponte) di Helmut Kaütner. L'anno successivo confermò il suo spiccato talento drammatico impersonando il colonnello Claus von Stauffenberg in Es geschah am 20. Juli (Accadde il 20 luglio) di Georg W. Pabst, rievocazione del fallito attentato ad A. Hitler, e la tragica figura di un giovane combattente in Kinder, Mütter und ein General (All'Est si muore), film di Laslo Benedek sui giorni della disfatta tedesca. In La chatte (1958; La gatta) di Henri Decoin, ambientato nella Francia occupata, fu un agente nazista che si finge giornalista svizzero per ingannare una partigiana, e nello stesso anno affiancò Hildegard Knef in Madeleine und der Legionär (1958; I legionari) di Wolfgang Staudte, nel ruolo del legionario italiano Luigi Locatelli. Fu chiamato a interpretare ancora un italiano in La notte (1960) di Michelangelo Antonioni, che gli affidò la parte dell'intellettuale Tommaso la cui prematura morte scava un profondo solco tra due coniugi in crisi (Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau). Nel frattempo aveva felicemente avviato la parallela attività di regista con Die Brücke, in cui volle denunciare il clima di follia in cui si era consumato il crollo del Terzo Reich attraverso il sacrificio di sei adolescenti attestati a difesa di un ponte. Il successivo Das Wunder des Malachias, severa critica del cosiddetto miracolo economico tedesco, allargò i confini della sua notorietà. Partecipò quindi alla realizzazione di The longest day (1962; Il giorno più lungo), diretto anche da Ken Annakin, Andrew Marton e Gerd Oswald, filmando le scene ambientate sul fronte germanico e diresse altre due megaproduzioni americane, destinate peraltro a un clamoroso insuccesso: The visit (1964; La vendetta della signora) con Ingrid Bergman e Anthony Quinn, dal dramma di F. Dürrenmatt, e The saboteur: code name morituri (1965; I morituri) con Marlon Brando e Yul Brynner. Negli anni della piena maturità, oltre a estendere (dal 1974) la propria area d'intervento nel settore della produzione, continuò a dedicarsi alla regia (realizzò, fra l'altro, Das falsche Gewicht, 1971, per la televisione, e Das Spinnennetz, 1989, basati entrambi su romanzi di J. Roth) e a proporsi come attore, inserendosi agevolmente tra gli interpreti di vari film dello Junger Deutscher Film. In particolare recitò il ruolo di Orlovius in Despair (1977) di Rainer Werner Fassbinder, dal testo di V.V. Nabokov, mentre nel 1980 impersonò il padre di una donna gravemente ammalata (Romy Schneider) nell'intenso La mort en direct (La morte in diretta) di Bertrand Tavernier, e nel 1983 il barone von Fricken in Frühlingssinfonie (Sinfonia di primavera) di Peter Schamoni, biografia di Clara Schumann (Nastassja Kinski). In quello stesso anno fu il dottor Borg in Eine Liebe in Deutschland di Andrzej Wajda, con Hanna Schygulla, per poi ritrovare la Kinski in Paris, Texas (1984) di Wim Wenders, in cui ebbe il ruolo del dottor Ulmer. Negli anni successivi continuò ad apparire, sia pure sporadicamente, sul piccolo e sul grande schermo, fino al 1994, anno in cui recitò per l'ultima volta nel film televisivo Wilder Thymian di Gero Erhardt.