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BERNOARDO di Hildesheim, Santo

di U. Mende - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)
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BERNOARDO di Hildesheim, Santo

U. Mende

(Bernward)Nato nel 960 ca., vescovo di Hildesheim dal 993 al 1022, B. fu uno dei maggiori committenti e promotori della produzione artistica nell'età ottoniana, all'origine della fase di multiforme fioritura artistica cui si assistette nella stessa città, abitualmente definita arte bernoardiana per sottolineare appunto il contributo personale del vescovo. Oltre alla testimonianza delle opere d'arte, sono anche le fonti - iscrizioni, documenti e soprattutto la Vita Bernwardi, compilata da vari autori tra cui Tangmaro - a dare ragguagli sull'attività di B. quale fondatore di edifici religiosi e sulle particolari motivazioni che lo spingevano.B., nato da una famiglia dell'alta nobiltà sassone, a partire dal 975 ca. frequentò la scuola del duomo di Hildesheim, allora diretta da Tangmaro; più tardi egli dimorò a Magonza presso l'arcivescovo Villigiso, che lo ordinò sacerdote. Nel 987 divenne cappellano dell'imperatrice Teofano e precettore del giovane Ottone III, al quale restò legato anche dopo l'assunzione della nuova carica a Hildesheim. La sua consacrazione a vescovo avvenne nel 993; nel 1000-1001 soggiornò presso la corte imperiale di Ottone III a Roma e nel 1007 accompagnò l'imperatore in un pellegrinaggio a Saint-Denis e Tours. Come committente, egli si prodigò nella fondazione dell'abbazia benedettina di St. Michael a Hildesheim e nella ricostruzione del duomo della città. Morì nel 1022 nell'abbazia di St. Michael poco dopo esservisi ritirato e fu sepolto nella cripta della stessa chiesa. Nel 1193 fu proclamato santo.L'attività artistica promossa da B. fu poliedrica: abbracciò architettura, scultura in pietra e in legno, fusione di oggetti in bronzo di dimensioni monumentali, oreficeria, produzione e decorazione di manoscritti, pittura a fresco e mosaico. Secondo la Vita Bernwardi gli studi di B. alla scuola del duomo di Hildesheim avrebbero compreso anche la pratica dell'arte e dell'artigianato ed egli avrebbe anzi mostrato particolari capacità come copista oltre che nella pittura, nell'architettura e nell'oreficeria (Vita, I). Questa preparazione gli consentì durante il suo vescovado di esercitare la supervisione sull'attività degli scriptoria e delle botteghe di pittori, scultori e orefici, dedicando particolare attenzione alle officine che lavoravano il metallo, di cui giornalmente ispezionava la produzione. Promosse lo studio dei modelli tanto da farsi accompagnare durante i viaggi da artisti incaricati di questo specifico compito.Diversamente dal passato, quando si è maggiormente insistito sulla figura di B. come artista, sulla base dell'interpretazione della Vita, oggi si ritiene più significativo il suo ruolo di committente e ispiratore; il suo contributo creativo va ricercato infatti nella concezione spirituale, nella progettazione e nella direzione di svariate imprese artistiche.La più importante opera di B. fu la fondazione, costruzione e decorazione della chiesa e del monastero di St. Michael a Hildesheim, la prima abbazia benedettina nella diocesi; nucleo del complesso fu una cappella dedicata alla Santa Croce consacrata nel 996; nel 1010 venne posta la prima pietra della chiesa di St. Michael; nel 1015 fu consacrata la cripta e nel 1022 il monastero e la chiesa, non ancora ultimata, che vide la consacrazione finale solo dopo la morte di B., nel 1033. L'edificio - che ha subìto trasformazioni, distruzioni, parziali ricostruzioni e pertanto non si presenta nello stato originario - è il risultato di influenze di varia provenienza, ma è anche una creazione autonoma geniale e di grande importanza per l'architettura religiosa della Bassa Sassonia. Si tratta di una basilica a doppio coro, con transetto e gruppi di torri a E e a O (torri di crociera e torri scalari sulle facciate dei transetti); il coro occidentale è rialzato su una cripta 'a sala' con deambulatorio, quello orientale presenta una terminazione a tre absidi. L'interno è a tre navate con copertura piana; le arcate del corpo longitudinale ricadono su sostegni a sistema alternato doppio, detto 'sassone', mentre le colonne presentano capitelli a dado. Le fronti interne dei transetti sono articolate in tre ordini di arcate. Le membrature architettoniche sono messe in risalto dalla bicromia a fasce bianche e rosse. La chiesa conserva anche alcuni frammenti di pitture murali. Decorazioni pittoriche su pareti e soffitto sono testimoniate anche per il duomo, come pure l'alternarsi dei colori rosso e bianco in edifici civili.La produzione delle botteghe bernoardiane si è conservata solo parzialmente; le varie opere realizzate in materiali preziosi, come calici, turiboli, candelabri, lampadari a ruota e anche paramenti, realizzate per il duomo e per la chiesa di St. Michael, sono andate in gran parte perdute e sono note solo grazie alle fonti, ma le opere conservate ne sono rilevante testimonianza sia per numero sia per varietà: la goldene Madonna (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer), originariamente in lamina d'oro con placche ornamentali su un'anima di legno, è un importante documento di oreficeria e insieme di scultura; con il crocifisso ligneo di Salzgitter-Ringelheim (St. Abdon und Sennen), altra realizzazione bernoardiana, essa riveste particolare interesse anche per il fatto di appartenere all'esiguo gruppo di sculture altomedievali di grande formato. Come esempio di scultura in pietra si è conservato il sepolcro di B. nella cripta di St. Michael: il sarcofago presenta sugli spioventi del coperchio nove figure angeliche scandite da nuvole; sulla lastra tombale è raffigurata una croce, con l'agnello e i simboli degli evangelisti, poggiante su un piede di croce / arbor vitae.Il particolare impulso dato da B. alle botteghe di lavorazione dei metalli portò a un'eccezionale produzione di opere di fusione di grande e piccolo formato, in metalli preziosi e comuni. Una delle più importanti è costituita dai battenti bronzei del portale occidentale del duomo, datati 1015 e presumibilmente destinati in origine alla chiesa di St. Michael (von der Nahmer, 1988). Il programma iconografico è basato sul confronto fra Antico e Nuovo Testamento: sul battente sinistro trovano posto scene della Genesi, sul destro l'Infanzia, la Passione di Cristo e alcune scene post mortem. In stretta connessione stilistica e iconografica con la porta è la colonna bronzea di St. Michael (Hildesheim, duomo) con il ciclo della Vita pubblica di Cristo, un'opera che per il rilievo a spirale del fusto e l'originaria croce di coronamento rientra nella tradizione delle colonne trionfali antiche. Per quanto riguarda gli oggetti in metallo di piccolo formato, si sono conservati il crocifisso bronzeo di Salzgitter-Ringelheim (St. Abdon und Sennen), di stile prossimo ai rilievi della porta, e tre opere in argento: il crocifisso di B., una coppia di candelabri e il pastorale con la raffigurazione del Peccato originale e l'iscrizione di Erkanbald (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer). Altre opere di oreficeria conservate, realizzate con varie tecniche, costituiscono parti della croce di B., della coperta e del piatto di rilegatura del piccolo e prezioso Evangeliario di B., con il monogramma del vescovo (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer, 13).Sono noti attualmente otto manoscritti miniati prodotti nella sfera di influenza di B. (Bauer, 1977; 1988; Stähli, 1982; 1984); la decorazione più ricca è quella del citato Evangeliario di B. che presenta cinque carte ornate e sedici figurate, fra le quali una in cui appare come donatore lo stesso B. con l'Evangelario in mano presso un altare, mentre nella pagina a fronte è rappresentata la Vergine in trono. A questo manoscritto, eseguito all'inizio del sec. 11° nella tradizione miniatoria dello scriptorium di Corvey, si possono collegare altri due codici: il c.d. Evangeliario di Hezilo, prodotto intorno al 1000 (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer, 34), e la Vita di s. Venceslao, anteriore al 1006 (Wolfenbüttel, Herzog August Bibl., Guelf. 11.2 Aug. 4°). Influssi diversi caratterizzano un secondo gruppo di manoscritti, tra i quali va ricordato anzitutto l'Evangeliario di Guntbald (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer, 33), detto così dal nome del calligrafo di Ratisbona che lo copiò nel 1011, che presenta una ricca decorazione miniata da attribuire a un pittore formatosi principalmente a Fulda. Gli stessi due maestri eseguirono anche il Sacramentario e la Bibbia di B. (Hildesheim, Diözesanmus. mit Domschatzkammer, 19; 61) e possono essere ritenuti autori anche del Salterio di B. (coll. privata) e di un Libro delle pericopi (Norimberga, Germanisches Nationalmus., 29770).Vanno infine ricordate le opere di architettura civile realizzate a Hildesheim all'epoca di B.: una porta monumentale a tre piani (nucleo della collegiata dedicata alla Santa Croce) e una cinta muraria munita di torri che racchiudeva la città o solo l'area del duomo (Vita Bernwardi, VIII, 12).La fioritura artistica bernoardiana a Hildesheim non mancò peraltro di presupposti locali; manoscritti miniati e opere di oreficeria rendono verosimile il fatto che la città già prima del Mille abbia avuto un ruolo artistico di spicco e fosse inserita in una fitta rete di rapporti con altri centri. Elemento essenziale della produzione artistica del periodo di B. fu però la rielaborazione di influenze e prototipi: le relazioni del vescovo con la corte imperiale, la sua stessa posizione di principe dell'impero, i suoi viaggi e i suoi contatti con i più importanti centri della vita politica e culturale crearono le premesse favorevoli perché a Hildesheim si potessero conoscere e studiare le opere di riferimento. In tal modo si spiegano i numerosi elementi, tanto formali quanto di contenuto, che rimandano a Magonza, Colonia, Metz, Fulda, Ratisbona, Corvey, al passato bizantino e carolingio, con una molteplicità di riferimenti che ha talora fatto parlare di eclettismo dell'arte bernoardiana. Le opere conservatesi rivelano un alto livello creativo; il linguaggio artistico, benché stilisticamente non unitario, ha quasi sempre grande forza espressiva. Per quanto riguarda le tecniche esecutive, non si temette di affrontare la fusione in bronzo di oggetti di grandi dimensioni o quella in argento. Tratto determinante di questa produzione artistica fu una profonda concezione spirituale, che si espresse in iscrizioni e programmi iconografici, come dimostrano anzitutto i cicli della porta bronzea e della colonna trionfale, oltre al pastorale di Erkanbald, all'Evangeliario e alla Bibbia di B., al sepolcro del vescovo e alla stessa architettura di St. Michael, intesa come immagine della Gerusalemme celeste.

Bibl.: Vita Bernwardi Episcopi Hildesheimensis auctore Thangmaro, in MGH. SS, IV, 1841, pp. 754-782; Vita sancti Bernwardi Episcopi Hildesheimensis auctore Thangmaro (?), in Lebensbeschreibungen einiger Bischöfe des 10. -12. Jahrhunderts, a cura di H. Kallfelz (Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mittelalters, 22), Darmstadt 1973, pp. 263-361.

Letteratura critica. - A. Goldschmidt, Die deutschen Bronzetüren des frühen Mittelalters (Die frühmittelalterlichen Bronzetüren, 1), Marburg a.d.L. 1926, pp. 14-25, tavv. 12-62; F.J. Tschan, Saint Bernward of Hildesheim (Publications in Mediaeval Studies, The University of Notre Dame, 6, 12-13), 3 voll., Notre Dame (IN) 1942-1952; H. Beseler, H. Roggenkamp, Die Michaeliskirche in Hildesheim, Berlin 1954; R. Wesenberg, Bernwardinische Plastik, Berlin 1955; W. von den Steinen, Bernward von Hildesheim über sich selbst, DAEM 12, 1956, pp. 331-362; Bernward und Gode-hard von Hildesheim, a cura di K. Algermissen, Hildesheim 1960; V.H. Elbern, H. Reuther, Der Hildesheimer Domschatz, Hildesheim 1969; G. Bauer, Corvey oder Hildesheim? Zur ottonischen Buchmalerei in Norddeutschland, 2 voll., Hamburg 1977; M. Stähli, Die Handschriften des Hildesheimer Domschatzes, Die Diözese Hildesheim in Vergangenheit und Gegenwart 50, 1982, pp. 83-94; W. Berges, Die älteren Hildesheimer Inschriften bis zum Tode Bischof Hezilos (+1079), a cura di H.J. Rieckenberg (Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in Göttingen, Philosophisch-Historische Klasse, s. III, 131), Göttingen 1983, pp. 45-105, 148-157, 170-180; U. Mende, Die Bronzetüren des Mittelalters. 800-1200, München 1983, pp. 28-33, 135-136, tavv. 8-27; H. Goetting, Das Bistum Hildesheim, 3: Die Hildesheimer Bischöfe von 815 bis 1221 (1227) (Germania sacra, n.s., 20), Berlin-New York 1984, pp. 166-230; M. Stähli, Die Handschriften im Domschatz zu Hildesheim (Mittelalterliche Handschriften in Niedersachsen, 7), Wiesbaden 1984; H. Reuther, Hildesheim als Kulturzentrum im 10. und 11. Jahrhundert, in Stadt im Wandel, III, cat. (Braunschweig 1985), Stuttgart 1985, pp. 95-116; G. Binding, Bischof Bernward als Architekt der Michaeliskirche in Hildesheim (Veröffentlichungen der Abteilung Architektur des Kunsthistorischen Instituts der Universität zu Köln, 35), Köln 1987; id., Bischof Bernward von Hildesheim - architectus et artifex ?, in Bernwardinische Kunst, "Atti del Convegno, Hildesheim 1984" (Schriftenreihe der Kommission für Niedersächsische Bau- und Kunstgeschichte bei der Braunschweigischen Wissenschaftlichen Gesellschaft, 3), Göttingen 1988, pp. 27-47; D. von der Nahmer, Die Inschrift auf der Bernwardstür in Hildesheim im Ranmen Bernwardinischer Texte, ivi, pp. 51-70; L.E. Stamm-Saurma, Die ''auctoritas'' des Zitates in der bernwardinischen Kunst, ivi, pp. 105-126; C. Echinger, Zur Sündenfalldarstellung der Krümme des Erkanbald, ivi, pp. 127-152; G. Schüssler, Die Krümme des Erkanbald als monastisches Sinnbild, ivi, pp. 153-168; G. Bauer, ''Neue'' Bernward-Handschriften, ivi, pp. 211-235; Kirchenkunst des Mittelalters, erhalten und erforschen, a cura di M. Brandt, cat., Hildesheim 1989, nrr. 2, 4-5, 8.U. Mende

Vedi anche
arte ottoniana L’arte fiorita in Germania, e in parte in Lombardia, sotto l’egida degli imperatori sassoni fino all’anno Mille circa. Sostanzialmente legata alla riforma monastica del 10°-11° sec. e all’esaltazione dell’idea imperiale, riprende temi che il primo Medioevo aveva tentato di mutuare dalla tarda antichità ... Hildesheim Città della Germania (103.593 ab. nel 2007), nella Bassa Sassonia, posta a SE di Hannover, a 89 m s.lm. sulla destra dell’Innerste. Nodo ferroviario e autostradale, è sede di industrie metallurgiche, meccaniche, siderurgiche, elettrotecniche, chimiche, tessili, delle calzature, della gomma, della carta ... detto Jasomirgott Enrico II duca d'Austria Enrico II duca d'Austria, detto Jasomirgott (dall'esclamaz. a lui solita: "che Dio mi aiuti!"). - Figlio (n. 1110 circa - m. Vienna 1177) di Leopoldo III, margravio della Marca Orientale, e di Agnese, figlia dell'imperatore Enrico IV. Divenne conte palatino del Reno nel 1140, e alla morte del fratello ... miniatura L’arte di dipingere in piccole proporzioni su pergamena, carta, rame, avorio ecc. 1. Il libro miniato 1.1 I trattati e la tecnica. - Come decorazione pittorica del libro manoscritto, a piena pagina o limitata alle iniziali, la miniatura è esistita fin dall’età ellenistica, e fu preceduta da disegni, ...
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santo
santo agg. e s. m. (f. -a) [lat. sanctus, propr. part. pass. di sancire «sancire, rendere sacro», in rapporto etimologico con sacer «sacro», essendo anche questo connesso con sancire]. – 1. agg. a. In origine, equivalente di sacro, riferito...
séme santo
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