BEROALDO, Filippo, senior
Nacque da nobile famiglia il 7 nov. 1453 in Bologna. La madre, Giovanna Casto, provvide alla sua educazione, essendo morto il padre quando il B. aveva soltanto quattro anni. Ricevette la prima istruzione da maestri locali e successivamente studiò con Francesco Puteolano di Parma, che verrà onorevolmente menzionato nell'Oratio proverbiorum (Bononiae 1499) e nei Commentarii su Apuleio (Bononiae 1500). I suoi progressi nella conoscenza delle lingue latina e greca furono rapidi. Nel 1472 egli venne nominato professore allo Studio di Bologna "ad lecturam rhetoricae et poësis". Dopo tre anni trascorsi in questo incarico andò a Parma, dove stampò le sue sommarie note sul primo libro della Naturalis historia di Plinio il Vecchio (Parmae 1476). Da Parma si recò con tutta probabilità a Milano soggiornandovi per un periodo di breve durata. Nel 1476, come scrisse egli stesso (Annotationes contra Servium,Venetiis 1508, c. 20v), si trasferì a Parigi dove soggiornò per circa un anno.
Nonostante la durata relativamente breve di tale soggiorno, il B. esercitò una considerevole influenza come maestro, professando un umanesimo di tradizione petrarchistica e ficiniana. Fra i suoi amici e discepoli furono importanti figure di umanisti, come Robert Gaguin e Jean du Pins, più tardi vescovo di Tolosa, col quale restò in corrispondenza lungo il corso di tutta la sua vita. Col primo scambiò versi e lettere in lode della retorica; il secondo pubblicò una sua biografia (Divae Catharinae Senensis simul et clarissimi viri Philippi Beroaldi Bononiensis vita, Bononiae 1505). Durante il soggiorno a Parigi il B. dedicò a Louis de Rochechouart una Oratioin laudibus Gymnasii Parisiorum e rivide per le stampe una nuova edizione del Sallustio già edita da Uffich Gering nel 1470.
Sebbene nel 1477 fosse stato richiamato dalle autorità dell'università di Bologna a riprendere l'insegnamento nella città natale, tuttavia gli impegni parigini e una seconda breve visita a Milano ritardarono il rientro del B. a Bologna, cosicché il suo nome ricompare nei rotuli dell'università solo nel 1479. Il suo ritorno in Italia fu celebrato da un poema di centotrenta versi di Battista Spagnuoli (Opera omnia Baptistae Mantovani,Bononiae 1502, pp. 98-101). Nel corso delle sue lezioni a Bologna, che continuò a tenere fino alla morte, il B. conquistò una considerevole fama: lo testimoniano le numerose edizioni francesi delle Orationes e la personale amicizia che lo legò a studenti boemi e ungheresi.
Dopo una vita, descritta dai suoi biografi come licenziosa, il B. nel 1498 si decise finalmente a sposare la figlia del giureconsulto Vincenzo Paleotti (celebrò le virtù di sua moglie e i vantaggi del matrimonio in un'ampia digressione nel commentario su Apuleio, cogliendo l'occasione dalla descrizione delle nozze di Amore e Psiche). Nacquero quattro figli, dei quali solo uno, Vincenzo, gli sopravvisse.
Nel corso degli ultimi anni il B. prese parte attiva alla vita del Comune e fu in stretti rapporti con la famiglia Bentivoglio. Eletto fra gli Anziani nel 1489, servì in varie,occasioni come pubblico oratore. Nel 1492 fu accompagnato da uno dei Bentivoglio in un'ambasceria ad Alessandro VI. P, anche ricordato come uno dei quattro dottori scelti per arringare i vari quartieri della città in occasione della difesa contro Cesare Borgia (1504). Compose un'orazione per il matrimonio di Annibale Bentivoglio, figlio di Giovanni II, con Lucrezia d'Este nel 1487 e un panegirico per Ludovico Sforza, che era alleato con i Bentivoglio (Varia opuscola, Basileae 1508, cc.XXIV-XXVIv, XXVIIv-XXXv).
Morì a Bologna nel 1505.
Il B. appartiene alla generazione che esperimentò per prima le possibilità profondamente innovatrici dell'arte della stampa. Egli divise con i suoi contemporanei l'entusiasmo per la diffusione dei risultati degli studi classici attraverso il nuovo strumento della pagina stampata. Fu un prolifico editore e commentatore; durante il corso della sua vita pubblicò conimenti su più di venticinque autori classici, fra cui Eliano, Apuleio, Aulo Gellio, Basilio, Cesare, Censorino, Cicerone (Lettere, Orazioni e Tusculanae disputationes),Columella, Epitteto, Fedro, Frontino, Giovenale, Lucano, Luciano, Modesto, Filostrato, Plinio il Giovane, Plutarco, Properzio, Svetonio, Vegezío e Virgilio. Molte di queste opere risultano affrettate e scientificamente inadeguate, ma la loro pubblicazione in centri come Bologna, Venezia, Lione, Lipsia e Parigi procurò una fama europea al loro autore. Di tutte le opere erudite del B. i Commentarii su Apuleio esercitarono probabilmente la maggiore influenza e illustrano sufficientemente le caratteristiche del suo metodo e del suo stile. Discutendo la favola di Amore e Psiche nel libro quarto dell'opera apuleiana, ammette che essa è ricca di implicazioni e può celare un significato mistico. E dopo aver ricordato ai suoi lettori che la Scrittura è stata tradizionalmente interpretata come avente significato storico, morale, allegorico e analogico, suggerisce che lo stesso può essere vero per la mitologia classica. Il B. cita le Allegoricaeenarrationes fabularum di Fulgenzio che offrivano una elaborata interpretazione della storia di Amore e Psiche in termini di filosofia cristiana. In conformità con l'interpretazione di Fulgenzio, il re e la regina sono dio e la materia e le tre ragazze rappresentano carnis, libertas,e anima (Psiche). Amore (desiderio), che aveva la capacità di scegliere il bene o il male, sceglie l'anima. Questa erudita allegoria godé di una considerevole popolarità nel sec. XVI. Tre edizioni dell'Apuleio del B. furono pubblicate a Venezia prima del 1511 (1501, 1504, 1510) e un'altra a Parigi nel 1512. Cicli di affreschi ispirati alla favola di Amore e Psiche furono dipinti da Raffaello per la Farnesina, da Perin del Vaga per Castel Sant'Angelo e da Giulio Romano per il "palazzo del tè" a Mantova.
Il B. dava così corso alla versione moralizzata di un mito della tarda antichità classica; tuttavia il suo manifesto proposito era di dare una spiegazione storica e filologica del testo. "Sed nos non tam allegorias in explicatione huiusce fabulae sectabimur quam historicum sensum et rerum reconditarum verborum interpretatione explicabimur ne philosophaster magis videar quam commentator " (lib. IV, cap. 28). Gran parte della sua esegesi è motivata dall'analisi filologica del testo. Non rare tuttavia sono le digressioni che il B. inserisce nel commento. Ad esempio, la descrizione, contenuta nel libro V dell'Asinod'oro (cap. 1), del palazzo verso cui Amore porta Psiche, gli ricorda la villa a Ponticulana presso Bologna appartenente al suo amico Mino Roscio. Inserisce quindi una dettagliata descrizione della villa, dell'architettura e decorazione delle stanze, del giardino e della peschiera, fornendo così agli storici un'interessante, anche se idealizzata, gine della vita quotidiana in una villa del Rinascimento.
Altre digressioni riflettono gli interessi del B. per i problemi pubblici contemporanei. Un riferimento nel VII libro di Apuleio alla "caeca fortuna" (cap. 16) serve a introdurre una digressione sul destino di Ludovico Sforza e del ducato di Milano. Avendo avuto l'incarico di pubblico oratore e ambasciatore allo Sforza, il B. fu particolarmente turbato dai disordini che avevano scosso il ducato con la. seconda invasione francese. In un passo di estremo interesse egli sottolinea l'importanza che aveva l'indipendenza di Milano per la pace e la sicurezza dell'Italia (lib. VII, cap. 16).
Le opere più caratteristiche del B. consistono nelle sue orazioni e declamazioni e in alcuni piccoli trattati caratteristici dei convenzionali interessi degli umanisti. Fra gli altri si ricordano il Libellus de optimo statu,l'Heptalogos, sive septem sapientes e la caratteristica Declamatio philosophi, medici oratoris de excelientiis disputantium (in Orationes multifariae…, Bononiae 1521). Forse la più felice delle minori opere dei B. fu la Declamatio ebriosi, scortatoris et aleatoris de vitiositate disceptantium (Bononiae 1499, e poi nelle citate Orationes). Il tema è costituito dalla morte di un padre che aveva escluso dall'eredità quello dei suoi tre figli che fosse stato il più corrotto. Uno di questi è un libertino, l'altro un ubriacone e il terzo un giocatore. Ognuno dei tre attacca gli altri due fratelli e si difende con declamazioni cariche di citazioni classiche e cristiane. Quest'opera ebbe una considerevole influenza sulla letteratura europea. Fu tradotta in francese da Calvi de La Fontaine nel 1556 e successivamente in versi decasillabi da Gilbert Damalis nel 1558. In Germania non appare di minore importanza il fatto che Jacob Wimpheling e Sebastian Brant la volgarizzassero rispettivamente nel 1513 e nel 1539. Fra le sue opere minori si annoverano traduzioni in latino della canzone Vergine bella del Petrarca e di tre novelle del Boccaccio. Questa versione latina fu a sua volta tradotta in versi francesi da François Habert che attribuì la versione latina delle novelle al Beroaldo.
il B. fu ammirato da molti suoi contemporanei e ricevette stravaganti elogi nell'usuale stile della retorica umanistica. I suoi primi biografi riferiscono che Pico della Mirandola lo chiamava una libreria vivente. Scrivendo nel 1523 Erasmo lo ricordò come un celebre personaggio morto alcuni anni prima che egli arrivasse in Italia (Opus epistolarum, a cura di P. S. Allen, V, p. 244). Nella prefazione all'edizione degli Adagia dei 1533 egli ammette di aver tratto, nella prima edizione del 1500, molti proverbi latini dal B. (ibid., X, p. 168). In molti altri passi tuttavia Erasmo parla sprezzantemente dell'umanista bolognese: nel Ciceronianus,pur riconoscendo il suo contributo agli studi umanistici, Erasmo permette a Nosoponus di rifiutare al B. un posto nella schiera dei ciceroniani. Nel 1521 scrivendo a Polidoro Virgilio Erasmo dice: "Beroaldum nusquam cito" (ibid., IV, p.429). In altre lettere egli fa riferimento sprezzantemente ai "Beroaldisti" (ibid., V, pp. 517, 530). Successivamente Paolo Giovio lo ricordò col seguente giudizio: "Quaesebat rancidae vetustatis vocabula iam plane repudiata a sanis scriptoribus" (Elogia, vir. literis illustrium, Basel 1527, p. 102).
Il giudizio dei critici moderni è stato egualmente severo. Il Sabbadini condanna la sua predilezione per le parole rare e l'abitudine di coniarne di nuove, le sue metafore spinte all'eccesso, le ingiustificate personificazioni e intricate costruzioni dovute senza dubbio al prediletto modello apuleiano. Egli occupa tuttavia un posto sicuro nella storia degli studi classici, dovuto alla sua laboriosa attività di editore di testi e all'entusiasmo col quale promosse la causa della letteratura greca e latina. Un'intera generazionedi umanisti in Francia. Germania e Italia attesta l'importanza della. sua opera.
Fonti e Bibl.: P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, London-Leiden 1963, ad Ind.;Bologna, Bibl. Univ., ms.2948, vol. 14 (commentari sulle Filippiche di Cicerone); Cesena, Bibl. Malatestiana, Fondo Malatestiano, S XXIX: poesie al B.; Ferrara, Bibl. Com. Ariostea, Mss. Esteri, II, 305 bis: versi al B.; Archivio di Stato di Firenze, MaP: una lettera del B.; Firenze, Bibl. Laurenziana, Ash.270: una poesia al B.; Ibid., Bibl. Naz., Magl.VII, 1039, C XXV, 225: poesie di B.; Ibid., Fondo Pal., Capponi 190: un'orazione sulle Verrine e una poesia dei B.; Ibid., Bibl. Riccardiana, Ms. 914, 246v-255v; un'orazione su Giovenale, Ms. 2723; cc. 104-105; Poliziano al B.; Milano, Bibl. Ambrosiana, V 15: lettera e panegirico a L. Sforza; Modena, Bibl. Estense, Est. Lat.150: una poesia del B.; Fondo Campori, App. 324: una lettera del B. su Apuleio; Napoli, Bibl. Naz., Fondo principale, IV, F, 35. Merula contro B.; Ibid., Bibl. della Soc. di Storia Patria, XXXV D-18: epigrammi del B.; Roma, Bibl. Apostolica Vaticana, Vat. lat.3912: Epistolae diversae,con cinque lettere del Beroaldo.
Oltre alla cit. biografia di Jean du Pins, quella di un altro studente, che conobbe personalmente il B., Bartolomeo Bianchini, si legge come prefazione dell'edizione delle Commentationes … in Svetonium Tranquillum del B. (Venetiis 1508). Un elenco delle opere a stampa in G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1782, pp. 111 ss. Cfr. inoltre A. Firmin Didot, Alde Manuce et l'hellénisme à Venise, Paris 1875, p. 338; G. Lumbroso, Amore e Psyche in Bologna (aggiunte al Fantuzzi), in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per la Romagna, s. 3, II (1883-84), pp. 85 ss.; A. Corradi, Notizie sui professori di latinità nello studio di Bologna, I, Bologna 1887, pp. 119 ss.; R. Sabbadini, Storia del ciceronianismo, Torino 1885, pp.42 ss.; Id., illatino neo-africano, in Riv. di filologia,XXXII (1904), pp. 58 ss.; L. Frati, I due Beroaldi, in Studi e mem. per la storia dell'Univ. di Bologna, II, Bologna 1911, pp. 210-280; D. Schmid, Die "Declamatio ebriosi, scortatoris et aleatoris de viriositate disceptantium" von Ph. B. und ihr Einflüss auf die deutsche Fastnachtsdichtung, Freiburg im Schweiz 1947; L. Previale, Umanesimo boemo e umanesimo italiano, in Convivium, VI, 1949, pp.210 ss.; E. Raimondi, Codro e l'umanesimo a Bologna, Bologna 1950, ad Indicem; A. Renaudet, Préréforme et humanisme à Paris pendant les premières guerres d'Italie, Paris 1953, ad Indicem; Id., Erasme et l'Italie, Genève 1954, ad Indicem; E. Garin, Sulle relazioni tra il Poliziano e F. B. il Vecchio e Note sull'insegnamento di F. B. il Vecchio, in La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1961, pp. 359 ss. e 364 ss.; M. Baxendall-E. H. Gombrich, B. on Francia, in Yournal of the Warburg and Courtauld Institutes, XV (1962), pp. 113 ss.