BERRETTO (o Berretta; dal lat. med. biretum; fr. bonnet, casquette; sp. bonete, gorro; ted. Mütze, Kappe; ingl. cap)
Con questo vocabolo si designano copricapi di varie fogge. Specie di zucchetto in origine, il berretto fu poi munito d'una visiera, a volte diritta, a volte incurvata verso il basso, che rappresenta oggigiorno il suo più caratteristico elemento.
Il berretto dei Greci, foggiato a mo' di cappuccio rotondo di pelle di capra (κυνῆ) o in forma aguzza a cono di feltro (πῖλος), è rappresentato in alcune statue e pitture vascolari e descritto dagli scrittori; i Romani invece, avvezzi a portare copricapo solo in viaggio, più che il berretto conobbero il cucullus, sorta di cappuccio da mantello, per quanto in un secondo momento accettassero il tipo greco, il pileus, berretto pure di feltro, di forma variabile, e il pileolus, calotta di lana, analoga a quella più tardi usata dai preti cattolici.
Fu il Medioevo a diffondere largamente l'uso del berretto. Il berretto medievale (biretum) conserva le forme romane e greche: semisferica, a punta, e il berretto frigio. Ve n'erano di quelli che coprivano solo una piccola parte della testa e di quelli che scendevano fin sotto le orecchie. Quelli a cono, flosci e ricadenti su un lato, avevano spesso alla punta un billone o fiocco. Si facevano di stoffa o di lana a maglia; in questo caso l'orlo si rivoltava in su. Ve ne erano anche a due punte. Nel basso Medioevo si usò persino tenere in capo un berretto e al disopra un cappello. Così pure nei secoli XIII e XIV si usarono i berretti con l'orlo rovesciato e impellicciato per proteggere il capo in caso di pioggia e freddo, più tardi si ebbero i berretti di pelliccia, di notevoli dimensioni. Con le varie fogge di berretti si confusero presto i cappucci, quando si separarono dai mantelli e si atteggiarono in vario modo.
Tale fu l'importanza che il Medioevo diede al berretto, da raggruppare i suoi lavoranti in corporazioni ed università con statuti e privilegi speciali. Così la Francia sino dal 1292 ha i suoi chapelliers de coton, che già praticano nella loro organizzazione quella tipica forma di mutuo soccorso che sotto il nome di compagnonnage assicurava agl'iscritti dell'arte aiuto e assistenza in tutte le loro peregrinazioni; similmente l'offrono le gilde scandinave, sassoni e normanne, come pure, con le carte di camerata, le nostre corporazioni di mestiere.
In Italia l'arte del berretto non è meno antica; e se si diffonde più tardi come organizzazione a sé, confusi com'erano prima i suoi lavoranti nelle corporazioni della lana e dei mercanti, Venezia ha già nel 1281 i suoi baretari che fanno approvare dalla Giustizia Vecchia i capitula della loro università e che diffondono per tutti i dominî della Serenissima le barete a tozzo di loro produzione. Altri statuti o mariegole troviamo nel 1473 a Savona nel paratico dei suoi berrettai, a Palermo nel 1509, a Milano nel 1618; e sino al sec. XV si può dire che in Italia il cappello ancora non si conosca, e che il berretto domini incontrastato, nelle corti più pompose, nei fondaci operosi e nelle botteghe degli artieri.
Assai diffusa è, in questo periodo, la forma a tronco di cono, rigido o quasi; quella a punta lunghissima, pendente ora davanti ora su un'orecchia; spesso vi si mette come ornamento una piuma. La moda italiana del Quattrocento impone una berretta, detta caiola, di velluto rosso, ornata di nastri e di un gioiello, oppure di una cintura di perle. Tale moda si conserva per tutto il secolo successivo, però con alcune differenze: ora si preferisce la berretta quadra, ora quella rotonda; ora piccola, ora grande; ora compare un orlo rigido, o quasi, molto evidente, ora l'orlo scompare quasi e la berretta aderisce al capo. Molto diffuso nel Cinquecento fu il berretto di velluto nero riccamente ornato di gioielli, fermagli, bottoni smaltati, cammei.
Portarono il berretto con il ricurvo corno caratteristico anche i dogi della repubblica veneta: e corno appunto fu detto dalla sua forma, per quanto il termine ufficiale fosse biretum e usualmente lo si designasse come corona, zoia, berretto a tagliere. Alla corte di Francia, dove fu introdotto dapprima sotto forma d'un piccolo calottino ornato d'una penna, il berrettino di velluto si alternò coi larghi cappelli piumati alla spagnola; alla corte inglese della regina Elisabetta nobiltà e alta borghesia portarono pomposi berretti di velluto.
In Germania il copricapo dei dotti e dei curiali fu un berretto; e come in dipinti di Piero della Francesca lo vediamo in capo a Federico da Montefeltro, e in quelli di Benozzo Gozzoli di palazzo Riccardi a Firenze in capo a Cosimo de' Medici, così Lutero ha un berretto nel ritratto di Luca Kranach, ed Erasmo di Rotterdam in quello di G. Penez.
Con il sec. XVII la moda della berretta diminuisce e quasi scompare; si conservò invece la berretta nell'abbigliamento domestico, specie nel Settecento, quando non si aveva in capo la parrucca. Nel sec. XIX si ritornò a portare il capo scoperto con una frequenza sconosciuta nei secoli precedenti.
Il berretto attuale non ha una forma unica, bensì ne assume diverse a seconda dell'uso al quale la moda e la comodità pratica lo destinano. Basso e sfuggente, a larga visiera lievemente curva in basso e confezionato interamente di stoffa, d'ogni qualità e colore, è ampiamente adottato in quel tipo d'abbigliamento, con larghe giacche e pantaloni corti, che prende nome di abito sportivo e del quale completa la linea svelta e giovanile. Sul mare e sui laghi, però, muta foggia e colori. Pur conservando la visiera, la restringe e incurva fortemente, riducendola a una breve gronda di cuoio o gomma dura; il calottino abbandona la sua forma floscia e larga e ne assume una più stretta, a bordo rigido o semirigido, di colore azzurro scuro.
Nell'equitazione, col berretto jockey, la visiera ritorna larga e diritta, e soverchia quasi il breve zucchetto da cui sporge; in aviazione, in automobilismo, essa invece scompare del tutto, e la medesima tipica figura di berretto si muta in quella d'un casco di cuoio, aderente alla forma del capo e dotato di bande laterali da calare sulle orecchie.
Una forma speciale di berretto è quella conica del fez, a cupolino lievemente incurvato come nel copricapo di caserma dei nostri bersaglieri italiani e in quello delle milizie fasciste, oppure tronco a mo' di quello levantino: in panno rosso o nero, a volte decorato con un fiocco di seta pure nero che si diparte dal centro del cocuzzolo, a volte senza alcun fiocco oppure con un largo fiocco di lana a colori.
Diversa è la forma del basco, di panno colorato, per lo più azzurro, che viene portato fortemente inclinato sull'orecchio sinistro, tipica acconciatura nei Pirenei e presso gli chasseurs des Alpes dell'esercito francese. Somigliante al basco, ma di assai più piccolo diametro, e non floscio ma inserito su un bordo rigido fasciato d'un nastro ricadente o sull'orecchio o dietro il capo, è il berretto da marinaio, di panno azzurro; e, più ampio e a colori chiari a scacchi, quello delle truppe di Scozia.
Altri berretti derivano le loro forme dalle tradizioni d'un'arte e d'una professione o dalle costumanze d'una gente e d'una regione. Oltre ai berretti militari accennati, v'è il tòcco dei magistrati, in velluto nero ornato di cordoni d'argento e d'oro, e vi è lo zucchetto prelatizio, ridotto a poco più d'un calottino per il sommo del capo.
I pescatori dell'Adriatico e del Tirreno portano un loro berretto a calza, ricadente a fiocco su un orecchio; altro consimile, in tutte le gamme di colore, hanno i siciliani e i sardi; mentre i sivigliani raccolgono i capelli in una rete e i mužik dell'Ucrania e i tibetani portano berrettoni di pelli d'astrachan e di orso bruno. Caratteristico è pure il berretto da casa o da notte, la cosiddetta berretta a papalina od orsina di seta o di lana.
La lavorazione del berretto si svolge presentemente in diversi modi a seconda della foggia del berretto e della materia con la quale viene confezionato. I fez e i berretti di panno in genere devono venire feltrati e follati come i comuni cappelli di lana e di feltro (v. cappello). Quelli di stoffa invece vengono fabbricati con tessuti di lana mista, di produzione nazionale od estera. Da un magazzino, dove sono radunate in vasti assortimenti di colori e disegni, le stoffe vengono passate al reparto di tagliatura, per esservi ritagliate su modelli di cartone o di legno o di metallo nelle forme richieste. Dopo il taglio, i tessuti passano al reparto di cucitura, dove le varie parti del modello, che possono essere composte perfino di otto spicchi, vengono ricucite a formare la calotta o testiera del berretto. A questo punto della confezione viene preparata e applicata ai berretti, la cui forma lo richieda, la visiera, e quindi la fodera col nome e il marchio della ditta o del cliente. Cosi completato, il berretto passa al reparto d'informatura, dove viene stirato, a mano o a macchina, con un ferro da stiro speciale oppure mediante un sacchetto di sabbia riscaldato a vapore su una lastra di ghisa. Dopo la stiratura passa al reparto di guarnizione, e, a seconda della forma, riceve il bottone a pressione sulla visiera, quello al punto di riunione degli spicchi al sommo della testiera, il marocchino, ecc. Il berretto è così pronto per la spedizione, e l'ufficio di prova compie prima un minuzioso controllo delle misure, della forma, dei colori e poi vi applica le piccole etichette di misura.
La maggiore produttrice e consumatrice di berretti è l'Inghilterra. L'Italia tuttavia viene buona seconda, prima della Germania e della Spagna, con circa 120 tra fabbriche vere e proprie e laboratorî di confezione, con oltre 3000 operai e con una produzione di parecchie migliaia di pezzi al giorno.
Questa produzione, uscita solo nel 1874 dalla modesta sfera casalinga in cui s'era prima mantenuta, si svolge soprattutto a Monza e a Milano, a Pavia e Voghera per i fez, a Biella, Firenze e Napoli per tutte le altre forme.
Oltre a sopperire ai bisogni del mercato interno, la nostra produzione si rivolge anche all'esportazione, soprattutto nei mercati orientali dell'India, della Turchia, della Grecia e dell'Egitto, e riesce a collocarvi, nonostante che le difficoltà createle dalla persecuzione politica dei fez siano grandi, circa un milione e mezzo di pezzi all'anno, che raggiungono un valore di oltre 12 milioni di lire.
Berretta clericale. - La berretta clericale è un copricapo rigido, quadrato, che nella forma romana ha tre spicchi o rialzi, nella forma usata nel resto d'Europa e nell'America quattro spicchi, e in quella spagnola tre infossamenti. Le prime tracce della berretta clericale si trovano verso il sec. XI, e allora si chiama biretum; per tre secoli ebbe forma rotonda, mentre la forma quadrata e gli spicchi si cominciarono a usare verso il sec. XVI. I cardinali l'usano di color rosso, per privilegio di Paolo II concesso nel 1446, privilegio che Gregorio XIV, nel 1591, estese anche a quelli provenienti dal clero regolare; i vescovi l'hanno di color violaceo, concessa loro da Pio IX nel 1867, gli altri ecclesiastici di color nero.
Berretto militare. - Copricapo di fogge diversissime secondo i tempi, i paesi, i corpi e le specialità, usato dagli ufficiali e dalle truppe delle forze armate.
Il berretto militare è venuto in uso nell'esercito romano quando, col rilassarsi della disciplina, si cominciò a sostituire ai pesanti elmi i leggieri pannonici o berretti di panno.
Ora tutti gli eserciti portano il berretto, esclusion fatta di alcune armi speciali che portano cappelli di fogge diverse.
Per le forze armate italiane è di panno (di tela per servizî di fatica) di color grigio-verde o grigio azzurro, eccezionalmente di altro colore (berretto a fez di panno rosso con fiocco azzurro, per i bersaglieri, di panno nero per la milizia nazionale, berretto turchino dei marinai), con visiera di cuoio o senza.
Berretto goliardico, o cappello universitario, è quello che da secoli portano gli studenti dei varî atenei con fogge diverse da un'università all'altra e diversi colori a seconda delle facoltb. Fu ed è simbolo delle prerogative studentesche così nelle discipline della dottrina come nella licenza della scapigliatura godereccia.