BERTA di Svevia
Figlia del duca Burcardo di Svevia, B. sposò in prime nozze Rodolfo II re di Borgogna, probabilmente tra la fine del 921 e l'inizio del 922: è questa la prima notizia che di lei si conosca, rimanendo ignoti luogo e data di nascita. Il matrimonio ebbe un indubbio carattere politico, venendo a suggellare la pace tra Rodolfo e Burcardo.
Rodolfo II, nel suo tentativo di espansione verso nord e nord-est, era stato sconfitto da Burcardo a Winterthur nel 919. Nulla si conosce dei rapporti che ebbero fra di loro dopo questa data, fino alla fine del 921 0 inizio 922, quando il re di Borgogna riceveva l'invito a scendere in Italia per prendere la corona di quel regno contro Berengario; tale proposta è probabilmente da mettere in relazione al matrimonio di B.: anche se è difficile dire se, come vuole il Trog (p. 51), sia stato l'aumento di potenza derivato a Rodolfo dall'accordo con Burcardo, sancito dalle nozze, a indurre gli avversari di Berengario a offrirgli la corona d'Italia; o se invece, come vuole il Poupardin (Le royaume de Bourgogne, p.31), proprio tale offerta abbia indotto l'ambizioso Rodolfo ad accordarsi con l'antico nemico, facendosene un alleato; o addirittura, come suggerisce il Mor (p. 76), se sia stato il sostanziale fallimento della campagna di Alamannia - sia pure terminata con un accordo - a indurre Rodolfo a tentare di estendere altrove la sua influenza. (Per la donazione della Santa Lancia da parte dei signori italiani a Rodolfo II, il quale la donò a sua volta a Enrico I, re di Germania, e la conferma di parte di quest'ultimo di territori al re di Borgogna, cfr. Poupardin, Le royaurne de Bourgogne, pp. 375 ss., e Fasoli, pp. 237 s.).
La data delle nozze si dovrà porre o ai primissimi giorni del gennaio 922 - dato che Rodolfo il 4 febbraio si trovava già a Pavia -, o forse, e più probabilmente, alla fine del 921 (per la discussione dei dati cronologici forniti dalle fonti, cfr. Trog, pp. 49 ss., e Poupardin, Le royaume de Bourgogne, pp.371 ss.); non si può tuttavia escludere che esse siano avvenute in un periodo di poco precedente.
Flodoardo riferisce che Rodolfo, vivente la moglie, si sarebbe unito con un'altra donna, da identificarsi con Ermengarda, marchesa di Ivrea, i cui rapporti con Rodolfo sono confermati anche da Liutprando (III, 7-11, pp. 77-78); ma non sarà il caso di pensare a un ripudio di B. di diritto o di fatto, cosa contro cui contrasterebbe, tra l'altro, la richiesta di aiuto da parte di Rodolfo al suocero Burcardo (sconfitto e ucciso presso Novara nell'aprile 926: cfr. Mor, pp. 82 s.).
Il nome di B. non compare mai nei diplomi emanati da Rodolfo come re d'Italia: presumibilmente non accompagnò il marito nei suoi soggiorni nella penisola; non si sa neppure se durante l'assenza di questo abbia esercitato funzioni di governo nel regno di Borgogna. L'oscurità che avvolge l'ultimo periodo della vita di Rodolfo II (cfr. Poupardin, Le royaume de Bourgogne, pp. 58 ss.), dopo il ritorno definitivo in Borgogna e la fine di ogni pretesa alla corona d'Italia, copre anche Berta. Si sa solo che Rodolfo, morendo l'11 o 13 luglio 937 - la data non è la stessa nei necrologi (ibid., p.65, nota 2) -, la lasciava con tre figli, Corrado, Rodolfo e Adelaide. La vedovanza di B. non durò a lungo, perché Ugo di Provenza, re d'Italia, alla fine dello stesso anno, decideva di sposarla - come già aveva sposato Willa, vedova di Rodolfo I di Borgogna e madre di Rodolfo II - e di far sposare al figlio Lotario la figlia di B., Adelaide, allora di soli sette anni, per esercitare di fatto la reggenza sull'erede al trono Corrado, ancora in assai giovane età.
Tutto teso a rafforzare il suo potere in Italia, Ugo, probabilmente nel 933, aveva ottenuto da Rodolfo II la promessa di non più venire in Italia, cedendo però in cambio i suoi diritti sulla Bassa Borgogna o Provenza (cfr. Mor, I, pp. 138 s.); ora la morte di Rodolfo II, e il matrimonio con la vedova, gli dava la possibilità di rientrare, anche se formalmente l'erede era il giovane Corrado, nel possesso di quei beni e anzi di unire i due regni (per le probabili opposizioni in Borgogna al matrimonio cfr. Mor, p. 148).
Il 12 dic. 937 - giorno che va inteso come quello del fidanzamento - Ugo re, allora a Colombier (Morges), faceva a B. una ricca donazione di terre poste in gran parte in Toscana; dello stesso giorno la ancor più ricca donazione fatta ad Adelaide, promessa sposa di Lotarìo (I diplomi…, n. XLVII, pp. 141-144).
La dote di B. fu di più di 2160 mansi - la metà di quella di Adelaide - posti nei comitati di Lucca, Pisa, Pistoia, Luni. La formula usata nel diploma "iuris nostri" non permette di dire se si trattava di beni privati del sovrano o invece del fisco: alcune corti note per essere state concesse e confermate da sovrani precedenti, erano probabilmente di proprietà della corona, ma è probabile che le numerose corti e abbazie poste nei contadi di Lucca, Pisa, Pistoia, Luni fossero state ereditate da Ugo (Schiaparelli, 1914, p. 189).
Ma la politica matrimoniale di Ugo questa volta non aveva esito felice: Corrado veniva sottratto è incerto se per iniziativa di un partito locale o del re di Germania, come dice Flodoardo (pp. 202 e 204) - alla tutela di Ugo e inviato alla corte di Ottone I, presso il quale rimarrà almeno fino al 940. Ugo tornava in Italia con B. e la futura nuora Adelaide, ma il fallimento dei suoi scopi non potevanon influire sul matrimonio stesso: Liutprando asserisce che Ugo, sempre circondato da concubine, cominciò addirittura a detestarla. B. faceva così ritorno in Borgogna, non si sa quando, ma verosimilmente poco tempo dopo il matrimonio.
Non si ha notizia certa dei fatto che essa, come sostiene il Mor (p. 149), appena tornata in patria, sia intervenuta nella reggenza del figlio Corrado; certo riprese il suo posto a corte. Nel 953, secondo il continuatore di Reginone, riceveva l'abbazia di Erstein da Ottone I, che aveva sposato sua figlia Adelaide.
Non sembra basata su alcuna fonte la notizia secondo la quale B. nel 954 sarebbe stata costretta, per sfuggire al pericolo della incursione saracena, a rifugiarsi nella fortezza detta più tardi di Neuchâtel. Solo tradizioni tarde la ricordano come fondatrice o benefattrice di numerose chiese, a Montier-Grandval, Soleure (solo per questa si potrebbe forse far risalire la notizia alla metà del sec. XIII), Ansolingen, Zofingen, Werd; del sec. XVII è la notizia di donazioni alle Chiese di Ginevra e di Losanna.
B. è generalmente considerata come fondatrice del monastero di Payerne, che essa avrebbe posto sotto l'autorità dell'abate Maiolo di Cluny; ma l'unico dato sicuro dei suoi rapporti col monastero è che alla sua morte, avvenuta non sappiamo in quale anno, vi fu sepolta (Odilonis Epitaphium Adalheidae, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, IV, Hannoverae 1841, pp. 641, 642). L'atto di fondazione del monastero di Payerne ad opera di B. del 1° apr. 962 (?) (il testo in Poupardin, Le royaume de Bourgogne, pp.408-413) non è sicuramente autentico, e sembra per larga parte esemplificato su quello del 929 della contessa Adelaide, vedova di Riccardo, per Romainmoutier (Recueil des chartes de l'abbaye de Cluny, a cura di A. Bernard e A. Bruel, I, Paris 1876, n. 379), ma non è esclusa la possibilità che esso abbia avuto come base anche un documento originale della regina, consistente forse solo in una carta di donazione. Essa è inoltre nominata in un diploma del figlio Corrado per quel monastero, datato 8 apr. 962 (ibid., n. 1127). Non vi è altra menzione di B. negli antichi documenti relativi al monastero, per cui si potrà dire, che se pure essa fondò o dotò Payerne di ricchi beni, fu solo nel sec. XII che i monaci ritennero utile fare della regina la loro benefattrice.
Fonti e Bibl.: I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, Roma 1924, n. XLVI, pp. 139-141; Annales Sangallenses maiores, a cura di I. von Arx, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, I, Hannoverae 1826, p. 78; Reginonis abbatis Prumiensis Chronicon cum continuatione Treverensi, a cura di F. Kurze, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rer. Germ. in usum schol., L, Hannoverae 1890, p. 166; Les annales de Flodoard…, a cura di Ph. Lauer, Paris 1905, p. 35; Liutprandi Antapodosis, a cura di J. Becker, in Mon. Germ. Hist., Script. rer. Germ. in usum scholarum,XLI, Hannoverae et Lipsiae 1915, pp. 64, 79, 111 s.; H. Trog, Rudolf I. und Rudolf II. von Hochburgund, Diss.,Basel 1887, pp. 49 ss., 56; R. Poupardin, Le royaume de Provence sous les Carolingiens (855-933?), Paris 1901, pp. 221, 224 n. 6, 237 n. 1, 238; Id., Le royaume de Bourgogne (888-1038), Paris 1907, ad Indicem; G.de Manteyer, La Provence du premier au douzième siècle,Paris 1908, pp. 115, 123, 136 s.; L. Schiaparelli, I diplomi dei re d'Italia. Ricerche stor.-diplom, V, I diplomi di Ugo e di Lotario, in Bull. dell'Ist. stor. it., XXXIV(1914), pp. 39 s., 188 s.; C. W. Previté Orton, Italy and Provence, 900-950, in The English Historical Review, XXXII(1917), pp. 346 s.; G. Fasoli, I re d'Italia (888-962), Firenze 1949, pp. 139 ss., 163, 167, 221; C. G. Mor, L'età feudale, I, Milano 1952, ad Indicem; E. Besta, Dalla fine dell'unità carolingia alla conquista di Ottone I, in Storia di Milano, II, Milano 1954, p. 454.