BERTA
Figlia del conte Lotario e appartenente con ogni probabilità alla famiglia dei Cadolingi, nacque all'inizio del sec. XI; ogni più precisa datazione può solo essere congetturale. Fu badessa del monastero benedettino di S. Maria a Cavriglia nella seconda metà del secolo: è infatti ricordata in un documento del 1075, il primo che si conosca di questo monastero (Richa, pp. 273 ss.).
A torto fu considerata religiosa vallombrosana nell'errata supposizione che il monastero di Cavriglia fosse stato riformato da Giovanni Gualberto, fondatore dell'Ordine, supposizione basata in parte sui rapporti intercorsi tra questo e i Cadolingi, in particolare Guglielmo il Bulgaro, che, secondo la genealogia generalmente accettata, era fratello di Berta. Il monastero, invece, è nominato per la prima volta come vallombrosano nel privilegio di Anastasio IV per Vallombrosa del 22 nov. 1153 (Migne, Patr. Lat., CLXXXVIII, col. 997, n. 6). B. inoltre fu talvolta confusa con l'omonima beata, probabilmente appartenente alla stessa famiglia, vissuta nel secolo successivo, e prima monaca a S. Felicita a Firenze, poi anch'essa badessa a Cavriglia. Più spesso sulla vita di quest'ultima fu ricalcata quella di B.: considerata fondatrice di un ritiro femminile nella stessa località di Cavriglia intorno alla metà del secolo, è poi generalmente identificata, sulla base di semplici omonimie, con una priora del monastero di S. Felicita (documento del 25 febbr. 1073 in L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, I, Mediolani 1718, coll. 311-312), nel quale l'altra Berta fu monaca, e poi con una badessa di quel monastero, morta il 18 febbr. 1092 (cfr. il necrol. di Coneo del ms. Laurenziano,pluteo XIX destro, 5; A. M. Bandini, Catalogus Cod. lat. Bibl. Med. Laur., IV, Florentiae 1777, col. 549); a S. Felicita B. sarebbe tornata nel 1077, lasciando Cavriglia dopo un breve abbaziato. Essa avrebbe anche fondato successivamente un monastero sempre di benedettine vallombrosane sul luogo della cappella dei SS. Vittore e Niccolò nel contado di Volterra, donatale con la carta del 1075 già citata, monastero di cui si ha notizia nel secolo successivo come dipendente da Cavriglia: per sostenere la continuità dell'istituzione di queste monache vallombrosane, la tradizione dell'Ordine asserisce che dopo la chiusura di Cavriglia, avvenuta verso la fine del sec. XI, esse avrebbero continuato a vivere proprio a SS. Vittore e Niccolò.
Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum Martii, III, Antverpiae 1668, p. 494; G. Lami, Hodoeporicon, III, in Deliciae eruditorum, XII, Florentiae 1743, pp. 1211, 1219-1223; F. Soldani, Lettera decima sopra la fondazione de' monasteri di S. Lorenzo a Coltibuono e di S. Maria a Cavriglia…, Firenze 1754, pp. 77 s., 83; G. Richa, Not. istor. delle chiese fiorentine, IX, Firenze 1761, pp. 271-275; E. Repetti, Diz. geogr. fisico stor. della Toscana, I, Firenze 1833, pp. 635, 638; T. de Colle, Donna Berta e Beata Berta dell'Ordine delle Benedettine Vallombrosane, Firenze 1900, pp. 10-16; F. Tarani, L'Ordine vallombrosano. Note storicocronologiche, Firenze 1920, pp. 153-155; E. Lucchesi, S. Berta abbadessa Benedettina Vallombrosana…, Firenze s.d. (ma 1938), pp. 8-12.