BERTALDI
Famiglia astigiana di mercanti e di banchieri, attiva tra il XII e il XIV sec. L'esponente più noto è Beltramo. Nato probabilmente verso la metà del secolo XII, si trasferì in data imprecisata, insieme con altri membri della sua famiglia, a Genova, dove esercitò la professione di banchiere. Viene ricordato per la prima volta il 25 apr. 1187, quando, insieme col fratello Oberto, rinnovò per quattro anni il contratto con cui riceveva in subaffitto, dietro pagamento di un canone annuo di lire 8 di genovini, il proprio banco da Sibilla Comitissa, da suo figlio Guglielmo e dalla moglie di questo, Giovanna, che facevano parte di quel gruppo di finanzieri che avevano ottenuto dal Comune di Genova l'appalto dei banchi di cambio. Nel 1192 due documenti, in cui figura come testimone, attestano la presenza del B. a Genova; ma solo a partire dal 1197 si hanno notizie più precise sui vari aspetti della sua attività. Egli, da solo o in società con un altro astigiano, Guglielmo Scarampi, dà in prestito somme di danaro, o cede merci, a mercanti che salderanno i loro debiti nelle fiere di Champagne, a Provins, a Lagny; da un documento del 17 genn. 1197 sappiamo che, in società con Ranieri Calcagno, ricevé in prestito una somma per cui avrebbe pagato alla fiera di Ferrara lire 40 di denari imperiali. Accanto a queste operazioni finanziarie, in cui erano investite somme relativamente modeste, il B. svolgeva anche attività commerciali, aventi come oggetto panni provenienti dalle Fiandre, da Saint-Quentin, Amiens, Reims. Evidentemente le somme da lui prestate e restituitegli oltralpe erano investite sempre nell'acquisto di panni, che, importati a Genova, erano assorbiti dal mercato locale. Talvolta erano anche esportati: il 7 marzo 1200 infatti il B., in società con Manfredi Serra, diede in commenda tele di Reims del valore complessivo di oltre lire 80 di genovini, per essere esportate "ultramare" (cioè, in Siria ed in Palestina); lì dovevano essere vendute e il danaro ricavato reinvestito nell'acquisto di altre merci. Il B. viene ricordato per l'ultima volta il 3 apr. 1201 (0 1203).
Su di un altro membro della famiglia Bertaldi svolgente attività commerciali a Genova, Filippo, abbiamo un solo documento del 21 febbr. 1214, relativo alla vendita di otto pezze di panno di Stanfort. Quindi i Bertaldi scompaiono da Genova: forse fallirono, come sembra sia accaduto a molti banchieri genovesi all'inizio del Duecento, o più probabilmente la politica ghibellina seguita da Asti li costrinse ad abbandonare Genova, guelfa.
Nel corso del sec. XIII, e ancora all'inizio del secolo seguente, la famiglia Bertaldi ebbe una parte notevole nella storia del Comune di Asti. Signori di varie terre e castelli nel contado (vi possedettero in tutto o in parte e in periodi diversi, i castelli di Calosso, della Rocchetta, Bubbio, Monastero) e proprietari di alcune case in città, esercitarono non di rado funzioni pubbliche: furono consiglieri del Comune Paolo, nel 1217, Baldrecco, Giacomo, Roberto e Rosso nel 1276. Di parte ghibellina, i Bertaldi, non avendo voluto consegnare il castello di Masio al Comune, così come era stato stabilito nella pace tra Guelfi e Ghibellini stipulata il 18 dicembre 1308, furono nell'anno 1310 banditi dal territorio di Asti, mentre le loro case, confiscate, vennero attribuite ai Solari, guelfi. Quando nel 1313 Asti riconobbe la signoria di Roberto d'Angiò, venne confermato il bando comminato ai Bertaldi, i quali però, durante tutto il secolo XIV, conservarono almeno in parte i loro beni nel contado, come si può desumere dal fatto che nel 1384 Roberto, figlio di Bonifacio, nel suo testamento lasciò al figlio, Robertino, Bubbio e Monastero, con l'autorizzazione di vendere quelle terre agli Scarampi.
Fonti e Bibl.: Le carte dell'Arch. Capitolare di Asti, a cura di F. Gabotto e N. Gabiani, Pinerolo 1907, n. CLXIV, p. 149; Documenti sulle relazioni commerciali fra Asti e Genova, a cura di G. Rosso, Pinerolo 1913, nn. 184 s., 222, 242, 261 s., 266, 271; R. Dochard, Les relations commerc. entre Gênes, la Belgique et l'Outremont, Bruxelles-Rome 1941, I, nn. 47, 57, 60, 86, 115,131, 316; II, nn. 23, 27-29, 41, 57, 63, 157 s.; S. Grassi, Storia della città di Asti, Asti 1817, I, pp. 254 s., 274; II, pp. 214 s.; N. Gabiani. Le torri, le case forti ed i palazzi nobili medievali in Asti…, Pinerolo 1906, pp. 188 s.; R. L. Reynolds Genoese trade in the late twelfth Century, in Journal of Economic and Business History, III (1931), p. 378 n. 1; R. Di Tucci, Studi sull'economia genovese del sec. decimosecondo…, Torino 1933, pp. 83 s., 110, 113, 115 s.; M. Winslow Hall. Early Bankers in the Genoese Notarial records, in The Economic History Review, VI(1935), pp. 74-76, 78 s.; R. S. Lopez, La prima crisi della banca di Genova (1250-1252), Milano 1956, pp. 24, 31-38.