BERTARIO (Berthari, Bertharius) di Montecassino, santo
Il suo tardo agiografo e autori più recenti indicano B. di stirpe franca, e anzi imparentato con quei re: ma è più probabile che fosse invece longobardo, come proverebbe anche la forma originaria del nome, "Berthari". Allievo di Bassacio nello studio delle lettere, fu chiamato a succedergli nell'energica azione di governo dell'abbazia benedettina: la data dell'856, indicata da alcuni storici cassinesi, sembra la più probabile, giudicandosi erronea la ricostruzione della cronologia fatta dal Traube, che vorrebbe B. abate già nell'848.
L'importanza a cui era assurto il monastero di Montecassino e la forte personalità dell'abate emergono chiaramente dalle vicende politiche di quegli anni, che hanno come primo obiettivo la difesa dalle scorrerie sempre più minacciose dei Saraceni; B. si trovò anzi a combattere contro di essi a Gaeta, non sappiamo se già nell'846, prima di essere innalzato al governo abbaziale, oppure dopo l'879 allorché l'ipato Docibile si alleò con i Saraceni contro Pandolfo di Capua.
Ad evitare l'isolamento in cui il patrimonio di S. Benedetto minacciava di cadere perdurando l'ostilità dei principati di Benevento e di Salerno, B. si volse verso Capua e strinse buoni rapporti con il conte Landone I; sintomatico è lo sviluppo che raggiunse allora, quale centro cassinese, Teano, posta nel territorio della contea di Capua: vi fu fondata la cella di S. Maria ad opera dello stesso Landone e della moglie Aloara (860), monaci cassinesi furono innalzati alla sua cattedra vescovile (Ilario, circa 860; Leone, circa 879), la minaccia di una incursione saracena contro la città fu scongiurata nell'865 con il versamento da parte di B. di 3.000 scudi d'oro. Anche con i successori di Landone l'abate continuò i buoni rapporti, che si fecero però più freddi allorché Capua fu retta dal vescovoconte Landolfo (863-879). Morto costui, B. ebbe parte nella lunga lotta che seguì alla spartizione della contea tra i molti nipoti; accorse infatti a Roma, insieme con il vescovo di Teano Leone, per impedire che il nuovo conte Pandonolfo, figlio di Pandone, ottenesse il conferimento della cattedra vescovile al fratello Landonolfo, laico e coniugato, ai danni di Landolfo, figlio di Landone III, già designato vescovo: ma Giovanni VIII, volendo, per considerazioni di politica ecclesiastica, sostenere le richieste di Pandonolfo che aveva riconosciuto la sovranità formale del pontefice, divise in due la diocesi di Capua, accentuando lo scisma religioso e politico, che si protrasse a lungo.
B. aveva però ormai riallacciato le buone relazioni tra Montecassino e i principati longobardi: con Salerno forse già dall'861, quando salì al trono il marito di Landelaica, figlia di Landone I di Capua, il principe Guaiferio, che nell'880, prossimo a morire, vorrà essere trasportato a Montecassino (morirà invece lungo il viaggio); con Benevento nell'867, quando B. fece consacrare un oratorio in S. Sofia, cominciato a costruire da Bassacio e portato a termine dal preposito di Montecassino Angelario. Non molto tempo dopo il preposito di S. Sofia riconosceva a Montecassino tutti i diritti sul patrimonio del monastero beneventano.
Politica di più vasto raggio svolse B. sostenendo costantemente l'azione di Ludovico II nell'Italia meridionale; e sempre di Ludovico II si mostrò acceso fautore e devoto alleato, tanto da poter intercedere presso di lui per Isembardo, gastaldo di Sant'Agata, e tanto da prendere posizione favorevole ad un altro partigiano e sostenitore della politica franca, il vescovo Atanasio I di Napoli, allorché, venuto questi a conflitto col nipote e duca Sergio II, era stato espulso dalla città (870-871). E quando, dopo un periodo di esilio trascorso dapprima a Benevento, poi a Sorrento e quindi a Roma, il vescovo Atanasio, che era entrato a far parte della corte imperiale, venne a morte nei pressi di Montecassino, B. lo fece piamente seppellire nel recinto abbaziale (872, estate).
Proprio relativamente a questo nuovo atto del conflitto tra potere politico e potere religioso a Napoli si colloca un episodio di cui, secondo alcuni, sarebbe stato protagonista B., subito dopo l'espulsione di Atanasio, lo scontro navale presso l'isoletta di San Salvatore e la fuga del presule a Benevento; dopo i gravi episodi dell'incameramento dei beni del vescovo e delle persecuzioni contro i suoi seguaci, il papa Adriano II aveva inviato messi e lettere per il duca e per il popolo napoletano per indurli, pena la scomunica, a ravvedersi ed a richiamare, "come padre e signore" il loro legittimo pastore; e poiché non soltanto il vescovo non era stato richiamato, ma nelle chiese della città, nonostante la scomunica, si era continuato ad officiare, il papa aveva inviato altri due suoi legati i quali, dopo un acceso quanto inutile tentativo di persuasione, avevano solennemente confermato la scomunica pontificia (primi mesi dell'871). Uno dei due legati era Anastasio bibliotecario, da poco rientrato in Italia da Costantinopoli; l'altro era un abate Cesario, il quale era stato inviato a Napoli "ex parte apostolici et imperatoris". Questo è quanto sappiamo dalla anonima Vita s. Athanasii episcopi Neapolitani, edita da G. Waitz nei Mon. Germ. Hist., Script. rer. Lang. et Ital., Hannoverae 1878, p. 447.Secondo i codici VIII B 1 ed VIII B 8della Bibl. Nazionale di Napoli, i quali contengono una seconda redazione della stessa Vita, non sarebbe stato Cesario il compagno di Anastasio bibliotecario, ma proprio l'abate B. (cfr. B. Capasso, Monumenta ad Neppolitani ducatus historiam pertinentia, Neapoli 1881,I, p. 97 n. 4):contro tale identificazione però si è battuto il Caspar con argomenti probanti (cfr. E. Caspar, Petrus Diaconus und die Monte Cassineser Fälschungen, Berlin 1909, p. 102 n. 3:in questo studio il Caspar ha tentato un primo esame dei rapporti intercorrenti tra le diverse redazioni della Vita).
Nell'866 Ludovico II e l'imperatrice Angelberga erano stati splendidamente accolti a Montecassino, e l'anno successivo B. accompagnava l'imperatore a Benevento. Nell'869 ospitava nel cenobio papa Adriano II, l'imperatrice e il cognato di lei Lotario II il quale, dopo aver invano tentato di ottenere da Niccolò I l'approvazione al ripudio della moglie Teutberga e alle nuove nozze con Valdrada, veniva a ricevere dal nuovo pontefice, ingannato da un falso giuramento, il perdono e l'ammissione ai sacramenti.
Non dovettero, però, mancare contrasti tra l'abate e l'imperatore, poiché Ludovico II ebbe a riconoscere più volte il vescovo-conte di Capua Landolfo, malvisto a Montecassino, ma furono certamente screzi che non mutarono l'atteggiamento politico di Bertario.
Allo stesso modo non vanno sopravvalutati i motivi di attrito tra B. e il papa Giovanni VIII, documentati da un'aspra requisitoria del pontefice appena consacrato in risposta ad una lettera dell'abate che condannava la memoria di Adriano II, probabilmente per la debolezza che aveva dimostrato nei confronti di Lotario, e da una lettera dell'873 con la quale lo stesso papa, informando Ludovico II di aver sollecitato già tre volte B. in favore di un certo monaco Adelperto, ricevendone in cambio parole irriguardose, minaccia l'abate di scomunica. Più grave, ma di breve durata, deve essere stata l'ostilità in seguito ai fatti di Capua: infatti, visto che Pandonolfo non sosteneva la sua politica antisaracena in Campania, ben presto Giovanni VIII, indotto Atanasio II di Napoli a desistere dall'alleanza con gli infedeli, abbandonò a se stesso il conte di Capua, e B., anche per ottenere un più valido appoggio nel momento in cui l'imperatore era lontano, riconobbe più saggio stringere saldi vincoli tra il monastero e la Sede di Roma: il 22 maggio 882 il papa prendeva l'abbazia sotto la protezione della S. Sede.
Altrettanto vasta fu l'azione di B. nel riordinamento e nella difesa del patrimonio di S. Benedetto: accrebbe con oggetti preziosi la suppellettile liturgica, fondò nuove obbedienze, elencò scrupolosamente nel famoso Memoratorium i beni dell'abbazia, per la quale ottenne l'esenzione dalla giurisdizione vescovile, fece recingere di mura il complesso monastico sulla rocca, fondò a valle, intorno al monastero del Salvatore, sede normale dell'abate, una nuova città, che chiamò grecamente Eulogimenopoli (= città di Benedetto; pochi anni dopo, però, in seguito alla donazione da parte di Ludovico II di una reliquia di S. Germano, il luogo prese il nome di questo santo).
Morto Ludovico II (875), spezzate le fila di quell'intesa antisaracena che aveva ispirato la condotta politica nell'Italia meridionale, gli infedeli ebbero il sopravvento. Montecassino rappresentava per i Saraceni di Agropoli una meta agognata, sia per la posizione e la ricchezza del monastero, sia per spirito di vendetta contro B. che li aveva combattuti. L'attacco fu rivolto prima al monastero superiore, che venne preso e incendiato il 4 sett. 883, mentre 4 monaci si rifugiavano intorno all'abate in S. Salvatore, dove erano accorsi anche i confratelli di altre prepositure vicine, più esposte al pericolo. B., ad evitare la distruzione dell'intera comunità, affidò ad Angelario il compito di condurne la maggior parte a Teano, mentre egli attendeva sul posto l'attacco decisivo. Il 22 ottobre i Saraceni attaccarono e devastarono San Germano: B., raggiunto in chiesa, venne trucidato insieme con i monaci rimasti. Allontanatisi i Saraceni oltre il Garigliano, si poté recuperarne la salma che venne onorevolmente sepolta nel monastero superiore, dove fu sempre venerata con pubblico culto, che Benedetto XIII approvò il 26 ag. 1727. La sua festa ricorre il 22 ottobre.
B. dette impulso notevole alla vita culturale di Montecassino: fu autore egli stesso di sermoni per le festività di s. Scolastica (editi a cura di A. Lentini, in Benedictina, I[1947], pp. 212-232) e di s. Luca evangelista (editi in Migne, Patr. Lat., XCV, coll.1530-1535, sotto il nome di Paolo Diacono: incerta è l'attribuzione di quello per s. Mattia, assegnato talora ad Autperto, pubblicato sotto questo nome in Migne, Patr. Lat.,CXXIX,coll. 1023-1034), di versi ad amici e all'imperatrice Angelberga (perduti) e in onore di s. Benedetto (editi da L. Traube, in Mon. Germ. Hist., Poetae Latini aevi carolini, III, Berolini 1896, pp. 394-402), nonché, a quanto pare, di un Anticimenon, spiegazione dei passi apparentemente contradittori della Sacra Scrittura, che i più attribuiscono a Giuliano da Toledo (edito in Migne, Patr. Lat., XCVI, coll. 586-706), ma che il Tosti ritiene, con buoni argomenti, diverso da quello omonimo del vescovo visigoto. Curò altresì la compilazione di scritti vari di granunatica e di medicina, oggi perduti.
Fonti e Bibl.: Petrus Diaconus, De viris illustribus Casinensibus, a cura di I. A. Fabricius, in Bibliotheca ecclesiastica…, Hamburgi 1718, pp. 170-172; Leo Marsicanus, Chronica monastersi Casinensis, a cura di W. Wattenbach, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, VII, Hannoverae 1846, pp. 602-610; Erchemperti Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, ibid., Scriptores rerum Langobardic. et Italic. saecc. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 254-259; Anonimi Chronica Sancti Benedicti Casinensis, a cura di G. Waitz, ibid., pp. 471, 474-476; Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, a cura di V. Federici, I, Roma 1925, in Fonti per la storia d'Italia, LVIII, pp. 328, 345 s., 370 s.; Passio s. Bertharii abbatis Cassinensis, in Acta Sanctor., oct., IX, Parisiis et Romae 1869, pp. 670-682, compilazione tardiva e farraginosa di Ignazio da Praga, priore cassinese del sec. XV. Per le lettere dei pontefici: Ph. Jaffè-S. Loewenfeld, Regesta pontif. Romanorum, Lipsiae 1885, nn. 2954, 2981, 3381; P. F. Kehr, Italia pontificia…, VIII, Berolini 1935, pp. 125 s., nn. 35-37.
Per le opere di B. si vedano Bibliotheca Casinensis, I, Montecassino 1873, pp. 285, 290; II, ibid. 1875, p. 464; III, ibid. 1877, p. 253; IV, ibid. 1880, pp. 28, 72-79; M. Inguanez, Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, I, Montis Casini 1915, pp. 44, 270; A. Poncelet, Catalogus codicum hagiographicorum Bibliothecae capituli ecclesiae cathedralis Beneventanae, in Analecta Bollandiana, LI (1933), p. 356; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 132 s., 608 s. Cfr. inoltre su B.: E. Gattula, Historia, abbatiae Cassinensis…, I, Venetiis 1733, pp. 59, 64-67, 69 s.; L. Bovio, Dissertatio apologetica qua s. Bertharii Casinatum abbatis sanctitas eiusque martyrii ac diei festi… monumenta… vindicantur, Neapoli 1805; L. Tosti, Storia della badia di Montecassino, I, Napoli 1842, pp. 48-66, 113-127; F.Novati-A. Monteverdi, Le origini,Milano s. d. [ma 1926], pp. 160 s.; E. Carusi, Il"Memoratorium" dell'abate B. sui possessi cassinesi nell'Abruzzo Teatino e uno sconosciuto vescovo di Chieti del 938, in Casinensia, II, Montecassino 1929, pp. 97-114; G. Falco, Lineamenti di storia cassinese nei secc. VIII e IX, ibid., pp. 517-532, 539-548; T. Leccisotti, Montecassino, s. l. né d. [ma Firenze 1945], pp. 35-39; Bibliotheca Sanctorum, III, coll. 92-95.