albatri, berte e uccelli delle tempeste
I più specializzati tra gli uccelli marini volatori
Gli uccelli appartenenti all'ordine dei Procellariformi volano sugli oceani per tutto l'anno, si riposano galleggiando e tornano sulla terraferma soltanto nel periodo riproduttivo. Mentre gli albatri planano a lungo in quota senza battere le ali, i piccoli uccelli delle tempeste volano a livello del mare e sembra quasi che corrano sulla superficie delle acque turbolente.
Gli albatri, le berte e gli uccelli delle tempeste, tutti appartenenti all'ordine dei Procellariformi (dal latino procella "tempesta"), sono uccelli che sorvolano continuamente il mare alla ricerca di piccoli animali di cui si nutrono. Loro caratteristica principale è quella di avere due tubicini cornei sul becco in corrispondenza delle narici che proteggono le cavità nasali dagli spruzzi e permettono di eliminare il sale in eccesso. Questi uccelli emettono dalla bocca una sostanza oleosa, di colore rosa, che viene spalmata sulle piume per renderle impermeabili. Depongono un solo uovo per covata e dedicano grandi cure al loro unico pulcino. Infatti, per procurarsi il cibo, i Procellariformi sono costretti ad assentarsi dal ni-do per tempi lunghi, e non potrebbero quindi allevare una prole numerosa.
Gli albatri presentano una superficiale rassomiglianza con i gabbiani, sia nella forma del corpo sia nella colorazione, ma non hanno una parentela diretta con questi. Sono i più grandi fra tutti gli uccelli marini, raggiungendo 135 cm di lunghezza e 320 di apertura alare. Grazie all'eccezionale sviluppo alare possono rimanere sospesi nell'aria e planare, cioè spostarsi per ore di seguito senza battere le ali e sfruttando le correnti ascensionali d'aria calda. In assenza di vento, preferiscono riposare sulla superficie del mare. Il loro nutrimento è costituito soprattutto da calamari e da altri piccoli molluschi, rifiuti gettati dalle navi e pesci morti alla deriva. Nidificano sulle coste sabbiose delle isole oceaniche dove costruiscono piattaforme di frammenti vegetali, e maschio e femmina si alternano nella cova e nella ricerca del cibo. Il piccolo incomincia a volare dopo molte settimane, in alcune specie addirittura all'età di nove mesi, e molti giovani albatri ancora inesperti vengono divorati dagli squali mentre riposano sulla superficie del mare.
Le berte sono Procellariformi di medie dimensioni che vengono spesso scambiati per gabbiani, dai quali si distinguono per le parti dorsali marroni e quelle ventrali bianche. Come i gabbiani, seguono le navi per nutrirsi dei rifiuti gettati a mare, ma sono capaci di immergersi per catturare calamaretti, gamberetti e piccole meduse. Diversamente dagli albatri, si spostano in gruppi numerosi e volano a quote più basse. Nidificano sulle ripide scogliere delle piccole isole.
Il nome di questi piccoli e graziosi Procellariformi deriva dall'attività che mostrano quando il mare è mosso o tempestoso, e molti piccoli invertebrati vengono portati a galla dalle onde. La loro livrea è scura con la base della coda bianca. Hanno un volo irregolare e sfarfallante, durante il quale tengono le zampe distese verso l'acqua, come se volessero camminare sulle onde. Nidificano in cavità rocciose a livello dell'acqua, spingendosi fino all'interno delle grotte costiere.
Il famoso poema di S.T. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio (1798), capolavoro della poesia romantica, è uno dei tanti testi letterari in cui compare l'albatro. Dal momento in cui il marinaio uccide l'uccello per gioco, il vento si ferma e il veliero su cui egli viaggia rimane immobile sull'oceano. Tra visioni e allucinazioni, il marinaio vedrà morire tutti i compagni, e per espiare la sua colpa dovrà raccontare ogni giorno a sconosciuti la sua triste storia. Nella poesia L'albatro (1861), Ch. Baudelaire paragona l'uccello marino a sé stesso: come l'albatro è avvezzo alle tempeste del cielo, così il poeta vive tra le tempeste dell'anima, ma entrambi sono incapaci di camminare con i piedi per terra. L'albatro infatti, definito principe delle nuvole, viene deriso dai marinai quando, una volta catturato, cammina goffamente sul ponte della nave a causa delle sue lunghe ali.