BERTOCCHI
Famiglia di tipografi editori di Reggio nell'Emilia, attivi in Bologna, Vicenza, Treviso, Venezia, Reggio nell'Einilia e Modena, durante la seconda metà del sec. XV e i primi anni del successivo.
Dai meno recenti bibliografi - sino al Proctor incluso - l'opera e le persone stesse dei tre fratelli Donnino, Dionisio e Domenico sono state confuse: si era ritenuto da alcuni che si trattasse di una sola persona, la quale cambiava il nome con la stessa facilità con la quale cambiava residenza. Il B., venne definito il "Proteo dei tipografi", e il Fumagalli affermò che Donnino o Dionisio non faceva che mutar nome con facilità sorprendente. Il Proctor fu dell'opinione che Donnino fosse la corruzione del nome Domenico. Finalmente V. Scholderer mise un po' d'ordine nella questione, e il Sorbelli chiarì meglio talune circostanze dell'attività dei Bertocchi. In realtà esistono numerosi documenti di archivio che informano come da un Pellegrino da Reggio nell'Emilia siano nati tre fratelli: Donnino, Dionisio e Dom'enico. Tutti e tre esercitarono l'arte tipografica durante il sec. XV, sia agendo da soli, sia in società con altri stampatori.
Il primo dei tre figli di Pellegrino Bertocchi (o Bertocco) di cui si abbiano sicure notizie è Donnino: la sua famiglia doveva essere di condizioni molto umili, giacché lo si trova durante gli anni che precedevano il 1470 ospitato come allievo nel Collegio degli scolari poveri di Reggio, istituto che era stato annesso allo Studio bolognese.
Intorno al 1470 era allievo del Collegio anche quell'Ugo Ruggeri, che diverrà uno dei più eccellenti tipografi boognesi. Entrambi, godendo i privilegi dell'Istituto, eran divenuti "maestri nell'arte impressoria". Ancora nel 1475 - benché da anni svolgessero entrambi attività artigiana e commerciale - Donnino e il Ruggeri compaiono nei verbali delle adunanze degli studenti del Collegio reggiano. Sul finire del 1473 i due si unirono anche in un'impresa editoriale che pubblicò la prima opera il 20 marzo 1474: l'Astronomicon di M. Manilio insieme con i Phaenomena di Arato, tradotti da Caesar Germanicus. Tra il 1474 ed il 1476 altre nove opere uscirono dalla tìpografia sociale, tutte notevoli, scelte con quei criteri umanistici che già erano stati posti a base della società formatasi tra l'Azzoguidi, il Puteolano ed il Malpigli - introduttori della stampa in Bologna - ma che, per varie cagioni, non avevano avuto seguito.
In un documento bolognese di quegli anni Donnino - che compare associato col Bazalieri - è qualificato "compositor literarum stampandarum": non è quindi da escludere che i punzoni usati per le serie tipografiche della società Bertocchi-Ruggeri siano stati da lui stesso preparati: simili a quelli che il Nantua preparò per l'Azzoguidi e compagni, essi danno un rotondo chiaro, semplice e non privo di eleganza. Nell'anno 1476 il nome di Donnino compare per l'ultima volta in una edizione; ma non più nei verbali dei Collegio reggiano, ove ancora appare presente il Ruggeri. E ciò a causa di un processo in cui fu allora coinvolto per aver istigato un giovane bolognese, figlio di Niccolò dell'Ora, a sottrarre al padre oggetti di valore, che egli stesso si curava poi di smerciare, trattenendo la metà del ricavato. Si ignora quale condanna sia toccata a Donnino, passibile, secondo le leggi del tempo, della pena capitale; certo è che di lui, dopo questo episodio, non si hanno più notizie.
Delle vicende giovanili dell'altro e minore figlio di Pellegrino, Dionisio, non conosciamo nulla.
Certamente reggiano, egli si firmerà - nel 1482a Treviso e molte altre volte dipoi - "Dionysius de Bononia" e "Dionysius Bononiensis", quasi volesse significare che riteneva Bologna sua patria di elezione, forse perché vi aveva trascorso la sua giovinezza, vi aveva imparato il mestiere - dal fratello Domino, dal Ruggeri e dal Bazalieri soci di Domino - e vi aveva lavorato con buona fama. Ma quando tornerà a Bologna nel 1486,non sottoscriverà più che "Dionysius de Bertochis", non potendo in Bologna stessa assumere una cittadinanza che non aveva. Per questa implicita conferma - e per l'autorità di altre testimonianze - non si può accedere all'opinione dello Scholderer, il quale lo dice compagno e compaesano di Pellegrino Pasquali, che fu realmente bolognese.
è probabile che non molto dopo il 1476 Dionisio abbia abbandonato Bologna. Prima del 1481 il suo nome non si trova in nessuna edizione. In quell'anno egli è a Vicenza e insieme con Giovanni da Reno (che da Sant'Orso aveva trasferito la sua tipografia in quella città nel 1476) stampa un'edizione delle Elegiae di Catullo, Properzio e Tibullo. L'associazione, però, non ebbe seguito, giacché l'11 maggio 1482 Giovanni da Reno pubblica da solo un Lucano. Dionisio si trasferisce a Treviso, questa volta lavorando insieme con Paolo da' Ferrara, e il 20 giugno 1482 licenzia un'edizione delle Comoediae di Plauto, ripresa da quella che il Wendelin aveva pubblicato a Venezia dieci anni prima. A Treviso incontra il bolognese Pellegrino Pasquali, e si associa con lui: i due stampano insieme le Institutiones oratoriae di Quintiliano che vedono la luce il 22 ottobre, con la sottoscrizione: "Per magistrum Dionysiurn Bononiensem, ac Peregrinum eius socium". Deve essere contemporanea - se non appendice della precedente - l'edizione delle Declamationes pseudoquintilianee, edizione che non ha note tipografiche, ma che appare chiaramente impressa con i caratteri di quella (R 95) e stampata su carta filigranata con uno strano tipo di uccello, che si ritrova negli ultimi quaderni delle Institutiones.
Ma anche a Treviso egli si ferma poco, e torna a Vicenza, ove il 10 nov. 1483 pubblica il Lexicon graeco-latinum di Ioannes Crastonus, sottoscrivendolo: "Per Dionisium Bertochurn de Bononia". Per la prima volta vi s'impiegano caratteri greci minuti, ma chiarissimi, di rara eleganza e di tre varietà. E sembra che di questo lessico greco-latino abbia fatto due tirature, come appare dai due esemplari non conformi, ora al British Museum.
Nel 1485 non compaiono edizioni di Dionisio, ma a Venezia il Pasquali pubblica il 3 febbr. 1484 (che potrebbe essere 1485, secondo lo stile veneziano) un'edizione degli Erotemata dei Crisolora sottoscritta "Peregrinus Bononiensis",ma stampata con i bei caratteri greci usati a Vicenza da Dionisio; ed ancora il 27 dic. 1484 un'edizione delleOpere del Mesuè è sottoscritta dal solo Pasquali, ma i caratteri usati sono quelli di Dionisio. Se ne potrebbe arguire che egli - ancora a Vicenza - abbia prestato al vecchio compagno alcune sue serie di caratteri. L'8 giugno 1485,a Venezia, stringe società con il Pasquali, stampando le Comoedie di Terenzio: "Per Dionisiurn et Peregrinum Bononienses". In quello stesso anno (9 ottobre) i due soci licenziano il trattatello di Iunianus Maius De priscorum proprietate verborum apponendovi una elegante marca editoriale sociale ove sono le iniziali "D(ionisius)" e "P(eregrinus)" (Kristelier, 256). Questa marca sarà ancora più volte usata. Ma in questa serie di edizioni viene ad inserirsi - e a complicare le cose - quella di un Persio (Satirae cum commento Barth. Fontii), datata 1484 e munita della marca sociale Bertocchi Pasquali. è dunque indubbio che la società venne iniziata nel 1484,quando il Pasquali stampava anche da solo e con i caratteri di Dionisio, e quando questi sembrava essere ancora a Vicenza: contraddizione che si segnala senza poterla risolvere. Il 20 dic. 1485 nella società a Dionisio compare sostituito il fratello Domenico. che sottoscrive l'edizione della Vita et transitus b. Hieronymi, ed il 2 settembre dell'anno successivo è ancora Domenico che appare coeditore col Pasquali della Margarita decreti di Martino Polono, opera che il secondo aveva pubblicato da solo l'anno precedente. Nell'ottobre dei 1486i fratelli Bertocchi si trasferirono a Bologna. Il documento bolognese da cui si apprende questa notizia (Archivio Com. di Bologna, Ufficio delle Bollette, a. 1486) precisa che giunsero a Bologna Dionisio, la moglie, il fratello Domenico, i figli Vincenzo; Veronica e Laura, accompagnati da tre "famuli" (operai tipografi) di nome Giovanni, Guglielmo e Francesco. Da questa bolletta si apprende che Dionisio è sposato da tempo (giacché ha tre figli), e da una sottoscrizione editoriale di Vincenzo si sa che egli è di Reggio. Questo Vincenzo è editore nell'anno 1498: dunque deve essere presumibilmente nato non dopo il 1478 (almeno), e quindi Dionisio deve aver contratto matrimonio un anno prima al minimo: ossia in uno di quegli "anni bui" della sua vita che precedono il 1481: ed in quegli anni (forse dopo il 1475-1476) dovette abitare a Reggio, dove nacque il figlio.
A Bologna Dionisio prese stanza "nella cappella di S. Maria Maggiore" ed il giorno 8 marzo del 1487 licenziò la Canonica de febribus di Michele Savonarola. Il 6 dicembre si associò con B. Bazalieri (col quale probabilmente aveva lavorato allorché quello era socio dei Ruggeri) e con il noto libraio Benedetto di Ettore per stampare seicento copie di un Rinaldus, di cui la metà andrà agli stampatori e l'altra metà a Benedetto che provvederà alla fornitura della carta per tutte le copie. Un atto notarile del 29 marzo 1488 prova che egli era ancora a Bologna, nella stessa dimora, ma la sua sosta in quella città ha termine presto poiché subito dopo ritorna a Venezia. Qui tra il 6 nov. 1489 ed il 10 sett. 1490 pubblica le cinque parti del Canon di Avicenna; segue la notevole edizione della Lectura super Decretales del Panormitano, licenziata tra il 1491 ed il 1493 ed eseguita per commissione di un "Gabriel physicus". L'ultima sua edizione datata da Venezia è quella della Cornucopia di Nicolò Perotti (12 maggio 1494). In questi anni Dionisio ha ben attrezzato la sua tipografia che stampa opere in latino ed in volgare, con caratteri romani e gotici, sia per conto di terzi sia in proprio. Non si ha traccia della sua attività durante l'anno 1495, ma il 18 sett. 1496 pubblica in Reggio un'edizione degli Scriptores rei rusticae, cui fa seguito nel 1497 una ristampa delle Fabulae selectae di Esopo con la traduzione in latino di Ranucius Tettalus. A Reggio incontra Marc'Antonio Bazalieri e si associa con lui per la ristampa del Lexicon del Crastonus (1497). E cambia ancora residenza: si trasferisce a Modena, ove pubblica le Opere poetiche del Tebaldeo (13 maggio 1499); di nuovo il Lexicon del Crastonus (20 ottobre) ed il De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella (16 maggio 1500), copia dell'edizione stampata in Vicenza da Enrico. da Ca' Zeno cinque mesi prima. Sembra che nel biennio 1499-1500 Dionisio abbia mantenuto in attività anche la sede reggiana della sua tipografia (almeno in parte) giacché vi stampa il De raptu Helenae di Demetrius Moschus, con la traduzione di Pontico Virunio dedicata a Luigi XII. Pur essendo senza data, l'edizione deve essere stata licenziata tra il 6 sett. 1499 ed il 3 febbr. 1500, giacché nella dedica si parla del Trivulzio come governatore di Milano. Ma quel che più sorprende è la dizione della sottoscrizione: "psb. (presbiter) Dionysius impressit". Dunque Dionisio - che aveva avuto moglie e tre figli - si è fatto prete. La moglie gli doveva essere morta; il figlio Vincenzo l'aveva lasciato per trasferirsi a Mantova; sicché egli aveva forse cercato la quiete nel sacerdozio. Nel 1501 in società con Simone Bombace e Pontico Virunio (Leonardo da Ponte) affida a Benedetto Mansi la stampa di un'edizione degli Erotemata del Crisolora, insieme col Modus epistolandi di Guarino Veronese, edizione datata 10 luglio 1501 e sottoscritta "Impensis Simoni Bombace Pontici Verunii et presbiteri Dionisi Bertochi". Nella dedica al vescovo di Arezzo Cosimo Paci, al quale Dionisio indirizza la sua edizione dell'opera di Marziano Capella si ringrazia quel prelato per le gentilezze largite al fratello Domenico: "siquidern frater fere alter sit: ut etyrnon nominis ipsius innuit". E si accenna evidentemente a Donnino: prova che i fratelli furono tre. A Modena Dionisio usò una diversa marca editoriale: simile a quella veneziana, ma con un "B" di strana foggia rovescia. Dopo il 1502 non si hanno più notizie di lui.
Il nome del figlio di Dionisio, Vincenzo, compare, oltre che nel documento dei 1486, anche nel 1498, quando l'8 settembre licenziò a Mantova la prima edizione delle ecloghe (Adulescentia) del carmelitano Battista Mantovano. Due mesi dopo (9 settembre) stampò le Familiares et secundae epistolae di Matteo Bossi. Per entrambe le opere usò un carattere che era stato del padre: un 109 R usato per edizioni reggiane. Non altro di lui si conosce.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio comunale, Archivio notarile, Atti notaio Nappi, 29 III 1488; Archivio di Stato di Bologna, Giustizia, a. 1475; Archivio di Stato di Reggio Emilia, Atti Reggiani del Collegio, aa. 1470-1475, passim; E. Sola, Ediz. modenesi del secolo XV, Modena 1880, p. 68; P. Kristeller, Die italien. Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, n. 256; L. Frati, Notizie e docum. di tipografi bolognesi del sec. XV, in Riv. d. Bibl. e d. Archivi, VI(1895), pp. 81-95; R. Proctor, An index to the early printed books in the Brit. Museum, London 1898, p. 78; G. Fumagalli, Lexicon…, Firenze 1905, pp. 39 s., 236, 324, 433, 517; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna s. d., pp. 28 ss.; V. Scholderer, Catalogue of books printed in the XV century now in the British Museum of London, V, London 1924, pp. 388, 391, 487; VI, ibid. 1930, pp. 805, 831, 898; VII, ibid. 1935, pp. 934, 1649, 1067, 1139; V. Ferrari, La stampa a Reggio, in Tesori delle Biblioteche d'Italia, Milano 1932, p. 570.