BERTOLDO di Giovanni
Nacque probabilmente a Firenze intorno al 1440. Mancano notizie della vita di questo scultore, il quale fu il più impartante allievo di Donatello.
Di scarso rilievo sono gli accenni che si trovano qua e là nelle Vite del Vasari: la sua affermazione che alla fine della vita B. fosse "si vecchio che non potesse più operare" ha fatto supporre che fosse nato intorno al 1420, ma è chiaro che lo storico intendeva porre l'accento sull'inabilità al lavoro, e potrebbe aver fornito una spiegazione gratuita di un fatto che poteva anche esser dovuto ad altre ragioni. Tanto più che nel 1485 B. accompagnò Lorenzo de' Medici, ammalàto di gotta, a prendere le acque in un luogo allora chiamato Bagni di Morba (evidentemente nella Lucchesia). Si preferisce ora porre la data di nascita intorno al 1440, data che rende più plausibile la sua entrata nella bottega di Donatello intorno al 1455 e la parte avuta da lui in seguito nella ripulitura e rifinitura di alcuni pannelli bronzei dei pulpiti di S. Lorenzo (notizia data due volte dal Vasari). Inoltre la data di nascita intorno al 1440 lo avvicina maggiormente alla generazione del suo amico Lorenzo il Magnifico in un'epoca, tra Verrocchio e Leonardo, che meglio si accorda con lo stile delle opere sue che ci sono conservate.
B. morì nel dic. 1491 nella villa di Lorenzo de' Medici di Poggio a Caiano.
Da fonti precedenti al Vasari sono documentate quattro piccole sculture in bronzo: il gruppo di Bellerofonte e Pegaso (Vienna, Kunsthistorisches Museum), universalmente riconosciuto come suo capolavoro, reca l'iscrizione "Expressit me Bertholdus conflavit Hadrianus", indicante che B. fornì il modello mentre Adriano fiorentino pensò alla fusione. Adriano lasciò Firenze per Roma e Napoli nel 1486: la critica ritiene quindi che il Bellerofonte sia degli anni 1480-85; il gruppo è ricordato dal Michiel agli inizi del sec. XVI nel palazzo di Antonio Cappello a Padova (Frimmel).
Nel 1483 furono commissionati a B. due dei rilievi per il tornacoro nella basilica del Santo a Padova, ma l'anno dopo la commissione venne passata al Bellano, che egli doveva aver conosciuto nella bottega di Donatello negli anni 1460-70. Le altre tre opere chiave di B. sono tutte ispirate, o commissionate, dai Medici e possono essere identificate mediante gli Inventari medicei compilati dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Esse sono: l'altorilievo con Scena di battaglia, ora al Bargello, che era stato ideato come libera reintegrazione di un sarcofago antico del camposanto di Pisa; un rilievo con Crocefissione (Bargello) e un Centauro, forse una statuetta, che si considera perduto.
Sulla base della Crocefissione dei Bargello è stato possibile identificare, anche se con qualche cautela, il contributo di B. ai pulpiti di S. Lorenzo. Il Vasari aveva scritto che l'artista aveva solo "diligentemente rinnettato il getto de' pergami di Donato suo maestro", ma la critica più recente (Previtali) ha dimostrato che Donatello stesso ha pulito e rifinito numerose parti e che B., dopo la morte di Donatello, ha preparato i modelli per la fusione di alcune scene e in particolare della Lamentazione sul corpo di Cristo. In quest'ultimo rilievo sono stati identificati i ritratti di Lorenzo e di Giuliano de' Medici (Seymour): il rilievo sarebbe quindi databile intorno al 1470,dato che i due giovani giunsero al potere solo nel 1469,dopo la morte prematura del padre Piero il Gottoso. Sarebbe quindi questa la prima opera che testimonia la qualità e il carattere dello stile di B. quando corninéiava a liberarsi dal diretto influsso di Donatello.
Numerose piccole statuette in bronzo sono attribuite a B. sulla base delle figure della Battaglia del Bargello. Citiamo qui di seguito solo le opere la cui attribuzione ha un solido fondamento: Apollo (Firenze, Bargello), bellissimo, non finito; Ercole a cavallo (Modena, Pinacoteca Estense); due telamoni reggistemmi (Vaduz, Coll. Liechtenstein e New York, coll. Frick); Ercole pomario (Londra, Victoria and Albert Museum; un altro Ercole già nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino è ora nella collez. J. N. Frederiks dell'Aia e viene attribuito a B. dal Pope-Hennessy, 1958, p. 319); un Prigioniero e un S. Gerolamo (già nel Kaiser Friedrich Museuin di Berlino figurano negli elenchi di opere distrutte nel 1945).
B. fu anche medaglista e disegnò una delle più belle medaglie del Rinascimento: quella di Maometto II (1480-1481 circa) firmata; il ritratto è desunto da quello di Gentile Bellini (Londra, National Gallery) e la fusione è dovuta al Guazzalotti (E. Jacobs, Die Mehemmed-Medaille des Bertoldo, in Jahrb. der preuss. Kunstsammlungen,XLVII [1927], pp. 1-27). E' unanimamente attribuita a B. la ben nota medaglia di Lorenzo e Giuliano de' Medici che, dato il soggetto e dato il numero degli esemplari in circolazione, sembrerebbe fusa subito dopo la congiura dei Pazzi del 1478. Più controversa è invece l'attribuzione a B. (Parronchi) dei bellissimi rilievi in stucco del cortile di casa Scala, ora incorporata nel palazzo della Gherardesca, sempre a Firenze, nei quali si è voluto riconoscere lo stile di Giuliano da Sangallo, autore del cortile stesso (P. Sanpaolesi, La casa fiorentina di B. Scala, in Studien zur toskanischen Kunst. Festschrift für L. H. Heydenreich…, München 1964, pp. 284-288).
Dalle poche notizie rimaste, la carriera artistica di B. appare ben più simile a quella di un artista di corte del tardo Medio Evo nel Nord Europa o del Cinquecento italiano che a quella di uno scultore del Quattrocento: le commissioni del Ghiberti, per esempio, provenivano tutte dall'autorità ecclesiastica o municipale. Due giorni dopo la sua morte, B. Dei in una lettera (30 dic. 1491) lo commemorava come "scultore dignissimo e di medaglie optimo fabricatore, el quale sempre col magnifico Lorenzo facesse cose degne… non se trova un altro in Toscana ne forse in Italia di si nobile ingegno e arte in tali cose".
All'epoca ben più tarda in cui Vasari scriveva le sue Vite, la fama di B. aveva già raggiunto la leggenda: ad appena sessant'anni dalla morte, B. era diventato non solo l'unico allievo di Donatello, ma il maestro di Michelangelo e il primo direttore, nel giardino mediceo di S. Marco, di una vera "accademia" in senso moderno. La critica attuale tende tuttavia a mettere in dubbio quest'ultima affermazione vasariana. Si pensa infatti che la mansione di B. fosse semplicemente quella di conservare e restaurare le sculture antiche da poco radunate nel giardino mediceo, nel quale di quando in quando artisti più giovani venivano a studiare. Non c'è dubbio che il giovane Michelangelo abbia tratto da ciò gran profitto ed è molto probabile, come è stato suggerito recentemente (Gengaro), che la testa di fauno che il Vasari ricorda come prima opera scultorea di Michelangelo sia invece da mettere in relazione a un restauro condotto sotto la guida di Bertoldo. Ma ciò non significa che si debba accettare, come hanno fatto gli studiosi della passata generazione, l'affermazione vasariana circa il ruolo accademico di B. quale ponte tra il genio di Donatello e quello di Michelangelo.
In verità sono più che sufficienti a suscitare l'interesse degli studiosi la notevole qualità dell'opera superstite di B., la sua concezione dell'arte decisamente personale e umanistica, i suoi stretti rapporti con l'ambiente storico di Lorenzo de' Medici e la vigorosa originalità della sua intelligenza, esemplare del primo Rinascimento, quale ci viene rivelata in una lettera a Lorenzo del 29 luglio 1479.
L'attività artistica di B., se pure d'importanza circoscritta, assunse un ruolo fondamentale all'interno della cerchia di Lorenzo il Magnifico, in quanto esempio tra i più rilevanti del nuovo status sociale e culturale raggiunto dagli artisti nella Firenze della fine del Quattrocento.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite…, a c. di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 416, 423; IV, ibid. 1879, p. 257; VI, ibid. 1881, p. 201; VII, ibid. 1881, pp. 141 s.; ma vedi anche il commento di P. Barocchi a G. Vasari, La vita di Michelangelo…, Milano-Napoli 1962, II, pp. 90 s., 92 s., 103 (con bibl. aggiornata anche per la questione del giardino mediceo); T. Frimmel, Die Bellarophongruppe des B., in Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen in Wien, V(1877), pp. 90-96; F. Wickhoff, Die Antike im Bildungsgange Michelangelos, in Mitteil. des Inst. für österreich. Geschichtsforschung, III(1882), pp. 408-35; K. Rohwaldt, B.: Ein Beitrag zur Jugendentwicklung Michelangelos, Berlin 1896; W. von Bode, Florentiner Bildhauer der Renaissance, Berlin 1910, pp. 242-267; Id., Die italien. Bronzestatuetten der Renaissance, Berlin 1923, pp. 12-16; G. Hill, A Corpus of Italian medals of the Renaissance before Cellini, London 1930, pp. 238-240; L. Planiscig, Piccoli bronzi ital. del Rinascimento, Milano 1930, pp. 12-16; J. Pope-Hennessy, Italian Renaissance sculpture, London 1958, pp. 318-320; G. Previtali, Una data per il problema dei pulpiti di San Lorenzo, in Paragone,XII (1961), 133, pp. 48-56; M. L. Gengaro, Maestro e scolaro. B. di Giovanni e Michelangelo, in Commentari, XII(1961), pp. 52-56; J. Pope-Hennessy, Italian bronze statuettes, in The Burlington Magazine, CV(1963), p. 17 (rec. alla mostra tenutasi a Londra, Firenze. Amsterdam, nel 1961-62); A. Parronchi, The language of humanism and the language of scuipture…, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXVII(1964), pp. 108-136; A. Chastel, Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, Torino 1964, v. Indice; C. Vermeule, European art and the classical past, Cambridge, Mass., 1964, v. Indice; Ch. Seymour jr., Scuipture in Italy 1400 to 1500, Harmondsworth 1966, v. Indice; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 505-507; Encicl. Ital., VI, p. 793.